MATTHEW BRANNON, LA TERZA PERSONALE A GIÓ MARCONI
Si terrà a Giò Marconi la mostra “Cold Shoulders / Foreign Affairs /Seafood Dinners / Power Vacuums / and The Last Gate at the End of a Very Long Terminal“, la terza personale di Matthew Brannon con la galleria.
“Ho realizzato questa mostra durante l’anno surreale che è stato il 2020. Ho immaginato un aereo sospeso a mezz’aria sopra una città in un qualche momento durante il secolo scorso. Leggero come una piuma, pesante come una balena. Ogni opera mostra il sedile di un passeggero invisibile. È il set di una produzione teatrale dopo che lo spettacolo è finito e le telecamere sono spente. È quel momento in cui ti svegli appena prima di ricordarti tutto quello che devi fare. È il centro di un libro che ho scritto molto tempo fa. È uno spazio in cui puoi entrare. Il mondo fluttuante” (Matthew Brannon, New York City, marzo 2021)

Matthew Brannon, Paper Moon
“Eccolo. In mezzo all’oceano. Sterile come la luna. Giù per miglia sotto l’acqua fredda e pesante. Dove vivono pochi pesci e ci sono meno piante che in un deserto. Solo rocce molto vecchie grandi come montagne. Ci vuole un grande dispiego di forze per spingere l’aereo verso il basso e c’è bisogno di luci come quelle che si usano nei grandi stadi, eppure tutto quello che vedi è nero. Come guidare in un temporale in un incubo nello spazio siderale. E poi è lì. Come un serpente di proporzioni preistoriche. Il cobra più grande del mondo. Capace di divorare persone a bocconi. Scintillante ma morto. Un’enorme prolunga che attraversa i continenti. È il cavo di rete. E tu fai quello che devi. Quello che hai sempre sognato da quando è iniziato. Un modo per salvare il mondo. Un modo per fermare tutta la follia, la distorsione e l’impossibilità. E quando le enormi tenaglie del velivolo iniziano ad incidere l’esterno, è come se sentissi le urla di tutte quelle case piene di tutti quei dispositivi acquistati online e totalmente dipendenti da questo stesso sangue che ora stai interrompendo. Ogni gigantesco taglio nel cavo cancella miliardi di e-mail, messaggi di testo, download, caricamenti e streaming ed evaporano persino e-mail cancellate da tempo. E poi, come il suono di un ghiacciaio che si spezza odi un crack in un bicchiere di vino in una stanza vuota, è finita. E la tensione tira entrambe le estremità del cavo a migliaia di miglia di distanza. Sarà più facile ricostruirne uno che ricollegarle. E tutti avranno bisogno di nuove password. E passerà una generazione prima che funzioni di nuovo”.

Matthew Brannon, War Correspondent
Matthew Brannon è artista e scrittore, ma è forse ancor più conosciuto per il suo approccio alle tecniche di stampa. Lavora principalmente con la serigrafia e la tipografia, pratiche che invitano alla giustapposizione giocosa di immagini e testo. La sensibilità letteraria, l’arguzia, l’uso giocoso del linguaggio e il fascino per la psicoanalisi sono stati a lungo gli elementi chiave dell’opera di Brannon. Da scultura e pittura a installazione e video: l’artista tratta ogni mezzo espressivo con la massima precisione e con uno straordinario senso del dettaglio. Negli ultimi sei anni Brannon ha esplorato principalmente le ramificazioni della guerra del Vietnam. Il risultato è Concerning Vietnam, una serie di oltre 75 stampe uniche. La mostra di Brannon in galleria riguarda il concetto di viaggio e il passare del tempo. L’idea di viaggiare liberamente è diventata quasi un’ossessione da quando il mondo si è fermato all’inizio del 2020 e le chiusure globali hanno tenutole persone a casa. C’è un desiderio sempre più urgente di spostarsi e viaggiare di nuovo.

Matthew Brannon, Persistent vs Suggestive
Con il suo stile unico, che ricorda le riviste di lifestyle e le pubblicità della metà del XX secolo, Brannon cattura questo particolare momento attuale, pieno di desiderio e nostalgia, e lo traduce in immagini densamente colorate e ricche di dettagli. La grande tela in bianco e nero Classical Music, all’entrata della galleria, prepara il palco per il resto dello spettacolo: si viaggerà con classe e stile. Last Gate at the end of a very long Terminal che si legge sull’insegna sopra l’ingresso alla mostra, serve sia come indicazione che come descrizione arguta dello status quo. In sala sono in mostra gli interni degli aerei dai colori vivaci: un’opera di grandi dimensioni sulla parete di fondo mostra la cabina di pilotaggio dell’aereo, mentre opere di medie dimensioni su ciascuna delle pareti laterali raffigurano diverse file di sedili. Ognuna di queste composizioni include un sedile, un tavolino e un finestrino con vista dall’alto su una città notturna. Le opere, tutte serigrafie uniche, sono nature morte ricche di oggetti e dettagli accuratamente ricercati: bottiglie di vino costose si scontrano con sacchetti di McDonald’s, deodoranti e dentifrici; mentre pedine degli scacchi, carte da gioco, libri e riviste parlano di abitudini di viaggio precedenti. Strani oggetti come un modello anatomico del cuore, una confezione di candeggina o un pezzo di prosciutto, danno allo spettatore un’idea dei gusti e della personalità del viaggiatore, così come le varie scelte letterarie da Pasolini ai romanzi gialli e a quelli rosa.

Matthew Brannon, Last Gate at the end of a very long Terminal
Titoli narrativi ma comunque enigmatici come Sentence Structure, Persistent vs Suggestive o War Correspondent contribuiscono all’aspetto dello story-telling della pratica di Brannon. Ogni pezzo da solo non è solo un’opera d’arte bidimensionale, ma evoca un racconto breve con un titolo stravagante e una trama accuratamente delineata. Tutte le opere combinate sembrano capitoli diversi di un diario di viaggio. L’abilità di Matthew Brannon nel tradurre le opere d’arte in storie ricche di dettagli è visibile all’interno della mostra. I confini tra immagine e narrazione sono sottili.
MATTHEW BRANNON
Cold Shoulders / Foreign Affairs /Seafood Dinners / Power Vacuums / and The Last Gate at the End of a Very Long Terminal
8 aprile/ 3 giugno
Giò Marconi
Via Tadino 20
20124, Milano
giomarconi.com
Cover: Matthew Brannon, Holding Pattern