SASSAIA, PRECISIONE E ARMONIA NEL CUORE DEL PIEMONTE

La sorte segna profondamente la vita degli uomini, delle famiglie, creando a volte dinamiche del tutto imprevedibili, decisamente interessanti e avvincenti. Credo che tra questi uomini si possa annoverare Enrico de Alessandrini. Un genitore italiano che per incarichi lavorativi di prestigio si trasferisce in America, una vita intensa che però non lo separa mai dal paese paterno in Piemonte e tanti, tantissimi, interessi che lo conducono a studi tecnici di alto livello. Questa, in estrema sintesi, potrebbe essere la storia di Sassaia. L’azienda si trova a Capriata d’Orba, nel Monferrato alessandrino. Il nome riflette la struttura del terreno del vigneto legato alla sua storia geologica derivante dal fondo marino. Su questo letto roccioso”, ricco di struttura minerale, il dottor de Alessandrini ha immaginato alcuni anni fa di fondare una realtà che portasse la coltivazione di vitigni autoctoni e internazionali a livelli di eccellenza assoluta grazie ad attente pratiche sostenibili e al rispetto del terroir guidando la sua mano attraverso scienza e tecnologia, necessarie e mai invasive. Proprio grazie a questo approccio Sassaia è certificata SQNPI e ogni anno prova a fare un ulteriore passo verso la produzione integrata nel rispetto sia dei disciplinari regionali sia dei metodi di coltivazione che minimizzano l’impatto ambientale, riconosciuti a livello comunitario.

Enrico de Alessandrini, infatti, ci racconta: “Il nostro è un viaggio tra Storia, Territorio ed Innovazione. Cinque secoli di equilibrio ed eccellenza racchiusi in ogni sorso di Sassaia. Dalla saggezza rinascimentale di Giulio de Alessandrini di Neuenstein, medico e nobile del XVI secolo, ai vini Sassaia, la nostra filosofia si fonda sulla ricerca dell’armonia perfetta. Il nostro stemma di famiglia, simbolo di simmetria e trinità, riflette questo principio. Fai un passo indietro nel tempo nell’Europa del Rinascimento, un periodo contraddistinto da importanti scoperte, arte fiorente ed idee rivoluzionarie. Al centro di quest’epoca c’era Giulio de Alessandrini di Neuenstein, un medico e filosofo straordinario che ancora oggi è fonte d’ispirazione. Giulio non era solo il classico guaritore del XVI secolo. Fu un fidato medico degli imperatori, un consigliere del Concilio di Trento — uno dei congressi ecumenici più significativi della sua epoca — ed un innovatore che si è dedicato profondamente a comprendere il delicato equilibrio tra corpo, mente e ambiente. Il suo approccio olistico abbatté barriere, fornendo rigore scientifico con un’innata sensibilità verso i ritmi della natura. A differenza di molti suoi contemporanei, Giulio credeva che il vero benessere potesse essere raggiunto solo allineando le pratiche mediche ai sistemi naturali del corpo. I suoi trattamenti combinavano rimedi a base di piante, una profonda conoscenza clinica e un’attenzione pionieristica alla prevenzione, concetti che sembrano straordinariamente moderni. Il suo lavoro dimostrò che la medicina non riguardava solo la cura delle malattie, ma anche il preservare dell’armonia corpo-mente.” 

Oggi, per la famiglia de Alessandrini, questo ethos vive nella gestione della Sassaia Winery. Come la filosofia di Giulio era incentrata sull’equilibrio, oggi la moderna vinificazione di Sassaia abbraccia la precisione e il rispetto per la natura, utilizzando la scienza come guida, non come imposizione. La convinzione di Giulio nel lavorare con, e non contro, i sistemi naturali trova risonanza in ogni bottiglia, dove innovazione e tradizione si incontrano. Ma cos’è che distingue in modo inequivocabile la tecnica di Sassaia? Indiscutibilmente lo stile di produzione che unisce alla tradizione piemontese le migliori pratiche della Borgogna. Uniamo la raffinatezza della Borgogna, i suoli minerali del Piemonte e le più avanzate tecniche di vinificazione per creare vini unici e indimenticabili. Il nostro impegno per l’eccellenza è stato riconosciuto a livello internazionale”. Le importanti amicizie in Borgogna come Pierre Naigeon di Gevrey Chambertin,  figura di assoluto rilievo, unitamente o congiuntamente agli studi alla University of California Davis School of Enology e alla sempre crescente consapevolezza dell’importanza del mix tra tradizione, ambiente, scienza e tecnologia, guidano Enrico, coadiuvato dalla moglie Ellen, nella direzione di una sempre maggiore qualità produttiva.

Ci spiega con orgoglio: “Siamo convinti che il vino straordinario nasca in vigneto e richieda una raccolta manuale e delicata. Il nostro impegno per la viticoltura di precisione assicura l’espressione più eloquente della nostra terra e delle nostre tradizioni. Onoriamo la terra con pratiche integrate. La fotografia satellitare ci assiste nel monitoraggio del vigore del vigneto e nella tempistica della vendemmia con una precisione ineguagliabile. La nostra selezione inizia nelle fresche ore del mattino. Mani esperte scelgono solo i frutti migliori, che vengono immediatamente riposti in piccole casse da 6 kg per mantenerne intatti gli acini, insieme al raffreddamento a cinque gradi per 24/48 ore riusciamo a controllare una fermentazione anticipata preservando l’integrità delicata e il potenziale aromatico dell’uva. A seguito di una pressatura soffice, il mosto viene trasferito per gravità in barrique di rovere Chassin. Prodotte in edizione limitata in Borgogna, queste barrique sono realizzate principalmente con rovere proveniente dalla foresta di Jupilles. Ciò consente una fermentazione lenta, naturale e a basse temperature, costruendo la texture e la complessità che ci contraddistinguono. Evitiamo l’uso di coclee meccaniche. Dopo la selezione manuale, il mosto viene trasferito nelle vasche utilizzando una pompa peristaltica per ridurre lo stress e l’ossidazione. Il percorso dall’uva al bicchiere è guidato da un mix di precisione e pazienza, condotto in un ambiente ottimizzato dalla tecnologia. La fermentazione e l’affinamento si svolgono in un ambiente a temperatura controllata e alimentato a energia solare, che garantisce condizioni ottimali. Trasferiamo i vini solo durante il ciclo lunare più propizio per evitare alta torbidità, In un elemento chiave della nostra filosofia. Questa saggezza viene mantenuta anche per gli imbottigliamenti. Anche se sembra un’antica credenza, ci aiuta a ottenere un vino limpido che non richiede chiarificazione neppure minima”.

Presso l’Hotel La Lunetta Roof Top Lounge in Piazza del Paradiso, i coniugi de Alessandrini ci hanno presentato alcuni dei loro vini perché potessimo prendere consapevolezza di questa “rivoluzione borgognona” in terra piemontese.

 

 

DEGUSTAZIONE

 

 

BIANCO 2024

Semplicemente straordinario. Un blend di Chardonnay, Cortese e Timorasso, raccolti in date differenti, le cui uve, selezionate a mano, fermentano per circa 30 giorni in botti di rovere con lieviti indigeni a basse temperature. Durante l’inverno, per garantire il processo che promuove il rilascio di nutrienti dalle fecce nobili, capaci di donare complessità e corpo al vino, le barrique vengono mantenute ad una temperatura costante di circa 8°C. Viene affinato per nove mesi in botti di rovere francese Chassin, 25% nuove e 75% definibili neutre. A giugno, con esattezza il giorno 19, è stato imbottigliato. Giallo paglierino, si presenta al naso decisamente accattivante, le note floreali e agrumate sono accompagnate da un profumo fresco, pungente, balsamico e canforato. All’assaggio c’è frutta bianca, in particolare note dolci e aromatiche che ricordano una pesca springtime, e l’agrume percepito al naso, scorza di limone sopra ogni altra. Decisamente pronto, non nasconde la filosofia di un bianco di Borgogna anzi, ne mostra egregiamente ogni singolo pregio manifestandosi come un gran vino, piacevole e garbato.

 

DERTHONA TIMORASSO 2023

Vigna Monleale, avviene una selezione a mano sul tavolo di cernita con pressatura soffice a grappolo intero e fermentazione spontanea. Vale sempre l’affinamento per nove mesi in botti di rovere francese Chassin ma a differenza del Bianco sono tutte neutre. Il 2023 è stata un’annata abbastanza calda, impreziosita da lunghe e dolci piogge nelle ultime settimane di agosto che hanno assicurato alle uve una perfetta maturazione. Si presenta giallo paglierino tendente al carico con note olfattive di frutta bianca, sfumature dolci di miele e tanto agrume. All’assaggio è giovane, molto giovane. Ai sentori ricorda la pesca bianca di Bivona, esotica, profumata, ricca e dolce a cui segue una nota più amara di mandorla. Dolcezza e ricchezza che presto vengono sopraffatte dalle note agrumate, quasi succo di limone. Il corpo e la struttura ci raccontano di un Timorasso importante che però dovrà ancora maturare qualche anno per smorzare quella freschezza quasi eccessiva che oggi è presente. Un vino di indiscutibile longevità.

 

PIEMONTE DOLCETTO 2021

La raccolta avviene a settembre nel vigneto Garbagnina. Le uve Dolcetto, tutte raccolte a mano, vengono raffreddate a otto gradi per 36 ore a contatto con le bucce. La fermentazione malolattica segue quella spontanea divisa per 2/3 in acciaio inossidabile e per 1/3 in botti di rovere Chassin. Il colore è affascinante e di assoluto pregio, un rosso rubino brillante, leggermente scarico (ricorda vagamente il pinot nero di Borgogna). Già al naso si comprende il grande lavoro fatto per estrarre il meglio da ogni acino. Le note floreali di violetta sono affiancate da sentori speziati, ora di pepe bianco ora di ginepro. All’assaggio c’è subito piacere, equilibrio, eleganza, fascino. Un bilanciamento perfetto tra le note fruttate di mora, un tannino mai spigoloso o invadente e un’acidità irresistibile per garbo e stile. Forse il migliore Dolcetto da me assaggiato.

 

 

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