L‘ANTICA PANFILIA, ISTANBUL E LA COSTA TURCHESE

Siamo nell’antica Panfilia il cui nome significava “terra di tutte le tribù“, la regione costiera dell’Anatolia meridionale, tra il Tauro e il Mar di Levante, dominata da Ittiti, Persiani, Macedoni, Seleucidi e, infine, Romani. Un museo di storia e archeologia a cielo aperto, nella bella provincia di Antalya, nella moderna Turchia. Sotto un sole cocente che non lascia tregua, in una bella giornata di giugno, abbiamo camminato tra le imponenti rovine del sito archeologico di Perge l’antica capitale panfilica, con il famoso Tempio di Artemide, la palestra e i maestosi bastioni posti all’entrata della città.

La nostra meta è ora il Canyon di Tazi all’interno del Parco Nazionale del Canyon di Köprülü, un luogo di spettacolare bellezza naturale, con immense foreste di conifere e picchi rocciosi che si innalzano in cielo. Il Canyon di Tazi conosciuto anche come “Eagles Canyon o Grand Canyon di Antalya” è una voragine le cui pareti rocciose si innalzano di oltre 400 metri dal fiume Köprüçay che scorre nella gola. Molti i sentieri escursionistici sia facili, che impegnativi, per scoprire il respiro possente della natura. Il luogo, è anche l’ideale per chi ama il rafting. Infatti, vi sono una ventina di organizzazioni che propongono eccitanti discese fra le rapide dei fiumi Köprüçay e Manavgat. Io, con la temeraria teenager Martina, ci siamo affidati all’amico Ali Simsek, proprietario della NovaRaft, tra i primi a scoprire la bellezza e le potenzialità del luogo.

Dopo il briefing di introduzione e aver indossato casco, e giubbetto di salvataggio, ci aspettano le rapide, per la verità, non così vorticose ma, sicuramente spettacolari e, con un alto tasso di adrenalina. Le avventure non finiscono perché, lasciata Antalya, ci dirigiamo, attraverso i contrafforti montuosi del Tauro, nell’altra antica provincia della Licia che ha come capoluogo l’odierna Fethiye. La costa è un susseguirsi di spiagge assolate e speroni rocciosi che si gettano in un mare dal colore blu cobalto, talmente attraente che ogni onda, come affermava Virginia Woolf, scrittrice dell’avanguardia modernista e del movimento femminista “ha una luce differente. Superata la cittadina di Demre, dove visse San Nicola di Myra, più conosciuto come Babbo Natale, arriviamo nel tranquillo e conosciuto porticciolo di Kaleüçağız dove, ci aspetta Mehmet Eren, capitano del Rüzgar Çağan, l’imbarcazione con la quale costeggiamo la bella isola di Kekova, Area Speciale Protetta della bella Costa Turchese.

Navighiamo costeggiando l’antico insediamento semisommerso di Aperlae. A Kale, che in passato si chiamava Simene, ormeggiamo sulla banchina traballante di un piccolo ristorante. Molti anni fa, ci passai durante una crociera che da Bodrum mi portò a Antalya. Allora il luogo era disabitato e, il castello in cima alla collina in rovina. Oggi, piccoli ristoranti e bazaar, come i grani di un Tasbih, (la stringa di perline da preghiera che ogni buon musulmano tiene in mano), si susseguono nella baia e, il castello può essere visitato arrivando sino alla sommità, da dove, la vista spazia a 360 gradi. Nella baia, resiste ancora una meravigliosa tomba licia semisommersa nell’acqua turchese. Prima di imbarcarci sul volo da Dalaman per Istanbul c’è ancora il tempo per ammirare la bella spiaggia di Oludeniz dove vengono a deporre le uova le tartarughe Caretta Caretta e, per una suggestiva passeggiata lungo il canyon di Sakliken con l’acqua sorgiva ghiacciata che scaturisce dalle viscere della montagna, creando uno scenario davvero primordiale.

Atterriamo nel nuovo aeroporto di Istanbul, che possiede il duty free più grande al mondo, cuore pulsante della Turkish Airlines la compagnia di bandiera che collega oltre 330 destinazioni in tutto il globo. Ad attenderci il taxi inviato da Fulya Ulusoy, General Manager dell’elegante hotel boutique Mister Cas. Sorge nel cuore di Istanbul nella movimentata e frenetica Istiklac Caddesi, nel quartiere di Beyoglu, in quello che una volta era lo storico edificio Güney Palace, costruito nel 1900. Luogo d’incontro di artisti, stilisti, poeti, scrittori, attori e registi. Famoso per le stravaganti feste private e per il design originale.

Tutti i preziosi dettagli sono ancora oggi in perfette condizioni e a disposizione degli ospiti. Infatti, Martina, con il naso all’insù, ammira sbalordita i soffitti e le pareti riccamente dipinte in stile classico, gli interni in stile Art Nouveau, gli specchi dipinti a mano e le gigantesche figure mitologiche del bar artistico. Poi stanca di tanto guardare, si rannicchia su un divano Chesterfield in pelle nella ricca biblioteca The Green Room. Fulya conosce bene il fascino dell’hotel e ha coniato il motto perfetto: “i nostri ospiti hanno la possibilità di vivere nel passato con i lussi di oggi”.

Istiklac è un misto di antico e moderno. Show room, ristoranti, ritrovi e, allo stesso tempo, il vicino Mevlevi Muzesi, l’antico monastero sufi, in cui si celebra il misticismo e gli insegnamenti del maestro Celaleddin Rumi. La sua poesia e le sue opere religiose, scritte per la maggior parte in persiano (la lingua letteraria del tempo), sono tra le più amate e rispettate in tutto il mondo islamico. Alla sua morte, celebrata come “la notte di nozze” con Allah, suo figlio e i seguaci si riunirono nella confraternita chiamata Mevlâna (la nostra guida) o, dei dervisci rotanti. Negli insegnamenti Mevlâna la tolleranza ha un ruolo fondamentale, come indicato nei versi di una poesia (ruba’i e ghazal), raccolta nell’opera Divan-i Kebir: “Vieni, chiunque tu sia. Anche se sei un infedele, un pagano o un adoratore del fuoco, vieni. Istanbul è una città che non finisce mai di stupire capace di catturare la fantasia e il cuore di chi la visita “capace di indossare con orgoglio il suo patrimonio storico e culturale”, come scrisse il turco Orhan Pamuk, Premio Nobel per la letteratura nel 2006.

Ci sono talmente tante cose da vedere che un viaggio non basta ma, se si ha tempo, è meglio lasciarsi trasportare del vento che spira sul Bosforo, ammirando palazzi ottomani e grattaceli moderni, le cupole inconfondibili di Ortakoy, Santa Sofia e della Moschea Blu, il magnifico palazzo Topkapi, sul promontorio che delimita il Corno d’Oro cuore dell’harem e del tesoro dei sultani. Stanchi e contenti ci fermiamo in uno dei tanti bar all’aperto che punteggiano piazza Sultanahmet, tra giardini, fontane e l’Obelisco egizio di Teodosio. Nell’aria l’odore speziato del caffè che come scriveva Georges Simenon “è l’odore di tutta la Turchia”.

La sera non può mancare una crociera sul Bosforo con cena sulla costa asiatica, nel quartiere bohemienne di Kuzguncuk. Seduti su un tavolino rotondo, con il Bosforo come quinta meravigliosa, gustando un pesce marinato nel limone e una dozzina di mezen, vorremmo che il tempo si fermasse, lasciandoci avvolgere completamente dal calore di questa città millenaria. In fondo Istanbul, come afferma Orhan Pamuk “non porta tristezza come una malattia temporanea o, come un dolore di cui liberarsi, ma come una scelta”.

 

 

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Photo credits: Mauro Parmesani