“SOLO”, L’UVA MERLESE SECONDO UMBERTO CESARI
Le colline, i boschi e i caratteristici calanchi azzurri a sud di Castel San Pietro, oggi sono uno scenario ideale per escursionisti e biker, ma sul finire del secondo conflitto mondiale tratteggiavano la celeberrima Linea gotica che contrappose a lungo truppe tedesche alla Quinta Armata americana e all’Ottava Armata britannica, impegnate per tutto l’inverno ‘44/’45 in una logorante guerra di posizione per infrangere l’ultimo baluardo che li separava da liberare Bologna, il Po’ e il Settentrione d’Italia. “Gli uomini erano sfiniti, con gli occhi infossati, battuti dalla peggiore concentrazione di artiglieria nemica dai tempi di Cassino…avanzando a passo di lumaca, a prezzo di numerose perdite, con una linea di rifornimento che si assottigliava sempre di più”, conferma un rapporto del capo dell’OSS Tompkins. Dopo un inverno lungo e piovoso che rallentava i combattimenti, il testa a testa si protrarrà fino all’epilogo finale, con lo sfondamento della Linea Gotica che avverrà il 19 febbraio del ‘45, per concludersi nel mese di aprile dopo durissimi scontri.
Momenti intimamente legati alla nostra storia passata, dove uomini ed eserciti si combatterono aspramente, che rivivono nel Museo della Guerra e della Linea Gotica di Castel del Rio (Bo). Un contesto storico, affascinante e ricco di suggestioni, dove sorge la Umberto Cesari, affermato brand del vino con quasi sessant’anni di storia. Un’azienda consolidata nell’immaginario del Sangiovese, posta sulle colline di Castel San Pietro, le cui origini riportano a un’osteria del centro di Bologna dove negli anni Trenta i Cesari si imposero per la cucina e il buon vino, un’impresa di famiglia che grazie alla visione lungimirante di Umberto Cesari, con l’acquisto dei primi poderi a Castel San Pietro, darà il via a una florida attività che negli anni a venire saprà affermarsi non solo in Italia. E oggi si esporta in tutto il mondo grazie a 18.000 mq di cantina, 355 ettari di vigneti sui 250 metri d’altezza e 8 poderi collocati intorno alla sede aziendale.
Una cantina che rivela anche un’anima profondamente gourmet con alcune grandi etichette che anno dopo anno hanno colpito nel segno e con i più recenti Tauleto e Resultum, si sono posizionate decisamente nel cuore dei wine lovers. Una gamma di alto profilo a cui in queste settimane si aggiunge Solo il nuovo top wine di Umberto Cesari da uve Merlese, dando vita a una piccola rivoluzione per il mondo del vino, mentre è in atto un profondo rinnovamento della comunicazione grazie a Marcella Logli, Marketing and Strategy Director, con esperienze di rilievo nel marketing comunicazione e digital transformation di aziende come Olivetti, Apple Computer, TIM e Gruppo Ospedaliero San Donato. Una professionista esperta nella trasformazione digitale applicata al business e a progetti di impatto sociale, che ci racconta come: “in questa cornice così dinamica e attenta all’evolversi dei trend e dei consumatori, anche a livello internazionale, si inserisce un’importante operazione di rebranding che si pone l’obiettivo di rivolgersi ai mercati attuali e potenziali con un linguaggio immediato e diretto, verso le esigenze di un cliente sempre più esperto, sensibile e vivace. Il restyling contribuirà a donare ulteriore slancio all’immagine coordinata del brand: dalla corporate identity, all’advertising, fino alla sfera digital (sito compreso, progettato con metodiche di Design Thinking), passando per il mondo degli eventi e delle manifestazioni, oggi sempre più online, esaltando ancora di più l’unicità delle wine collections della Umberto Cesari”.

Gianmaria Cesari
Un marchio storico dalle radici profonde che vive un momento di rinnovamento e vede in prima linea Gianmaria Cesari, figlio di Umberto oggi alla guida dell’azienda: “una delle nostre etichette più famose è il Liano, un blend di Sangiovese e Cabernet Sauvignon, che produciamo per i mercati di tutto il mondo in un milione di bottiglie e in enoteca esce intorno ai 22 euro. Per noi la parte più importante rimane sempre quella agronomica; è il motivo per cui in questi anni ci siamo concentrati in particolare sulla campagna e sulla produzione, senza dedicarci più di tanto alla comunicazione, uno strumento che oggi invece vogliamo impiegare per raccontare ciò che stiamo facendo”. Per Gianmaria Cesari e prima ancora per Umberto Cesari le uve sono le fondamenta, tutti gli sforzi, la dedizione e l’impegno sono dedicati a scegliere i terreni migliori decidendo di volta in volta nuove acquisizioni, mentre il 90% degli utili operativi sono reinvestiti nelle aziende, tra campagna, cantina, affinamento, accoglienza e il 7/8% è riversato in ricerca e sviluppo: “per trovare l’equilibrio tra il sesto d’impianto e il tipo di uva che intendiamo coltivare, occorre un buon terreno con un microclima adeguato che rispetti la tipologia di uva a cui è destinato, ma lottiamo ogni anno anche con il meteo, che negli ultimi cinque anni ha picchiato duro, con la grandine, le bombe d’acqua, i tornadi. Tuttavia, la cura che abbiamo messo in questi decenni in campagna e nella coltivazione delle uve ci è stata restituita dalle nostre vigne che ci hanno sempre premiato con un frutto all’altezza delle aspettative. Un risultato che abbiamo voluto celebrare nel 2018 con il ‘Resultum’, uno dei vini più importanti della nostra gamma, che ha preso i 5 Grappoli da Bibenda, un Sangiovese 100% affinato otto anni, in omaggio alla resilienza dei nostri vigneti”.
È una terra difficile ma che sa dare grandi soddisfazioni, con terreni argillosi di buona mineralità che d’estate si asciugano, è una terra di grandi Sangiovese, a pochi chilometri dalla Toscana dove è sempre il Sangiovese il protagonista: “un’area collinare vocata che ci ha stimolato a intraprendere una nuova sfida e ha dato vita a ‘Solo’ un Sangiovese-Merlot, primo vino nato in Italia, con uva Merlese, ultimo nato di casa Cesari. Un vino di cui siamo stati antesignani, che si è originato in collaborazione con l’Università di Bologna, impollinando la pianta di Sangiovese con quella del Merlot, non quindi le due uve poste insieme in affinamento o in vinificazione come accade già nei super Tuscany, in una sperimentazione che ha valorizzato le potenzialità dei due vitigni. Gli anni dedicati a questo progetto, facendo prove su prove in vigna e in cantina, hanno dato i risultati sperati e quest’anno abbiamo deciso di presentarlo”.
Il Solo 2018, appena presentato alla stampa, è l’ultima innovativa perla enoica di casa Cesari, perfezionata con l’Ateneo di Bologna. Un’uva a bacca nera che cresce su suoli calcarei argillosi, più coriacea del Merlot in condizioni di siccità e più resistente del Sangiovese alle piogge tardive. Il periodo di affinamento avviene solo in acciaio e bottiglia, senza ricorrere al legno e all’assaggio si caratterizza per i profumi intensi di frutti rossi, more, lamponi, ciliegie, note speziate e vegetali. È un vino autorevole, pieno, ma di grande leggerezza, morbido, delicato contraddistinto da una leggera sapidità.
Nuove sfide globali, attendono il mondo del vino che ha sempre più necessità di un approccio eco-sostenibile, elemento da sempre basilare per la Cesari: “siamo stati scelti da Dupont a metà degli anni ’80 per un progetto pilota intitolato ‘Qualità globale’ che prevedeva il non uso al 100% di chemicals (anticriptogamici), da lì in poi abbiamo aderito al concetto di ‘lotta integrata’ che vieta l’uso in vigna e in cantina di prodotti non naturali. Vendiamo in tutto il mondo e i nostri vini sono vivisezionati più volte al giorno, molto del nostro lavoro è indirizzato al biologico ma non lo abbiamo mai scritto in etichetta, inoltre sono anni che aderiamo al progetto SQNPI che porta in etichetta il simbolo dell’ape ed è l’anticamera al biologico. Oggi il 30% dei nostri vini è in conversione biologica e abbiamo una linea con la dicitura biologico, che sarà pronta l’anno prossimo, ma non solo, abbiamo ridotto l’emissione di CO2 riducendo il peso delle bottiglie di vetro di un buon 30% e questo vale anche per i nostri tappi e per l’irrigazione dei terreni. Un motto ha sempre contraddistinto il lavoro di mio padre: curiamo questi terreni per restituirli un giorno migliori di come li abbiamo trovati”. Ma non basta, due ettari della Cesari sono dedicati alla sperimentazione, per migliorare sempre anche nel lungo periodo e ogni progetto vede la luce dopo 6-7 anni di test ed esperienze, senza forzare, rispettando i tempi della campagna: “fare 2000 bottiglie con una barrique di eccezionale qualità, credo si possa fare, ma imbottigliarne un milione con la medesima qualità può essere alquanto complicato”.
La Cesari è un’azienda nata dalla determinazione e dalla capacità di intraprendere di Umberto Cesari e ha attraversato con successo il secolo scorso posizionandosi su differenti fasce di mercato, con una linea di etichette di alto profilo. Viene spontaneo chiedersi come ha avuto origine questo storico brand: il tutto nasce con Ilario Cesari nonno di Gianmaria, che vedendo la situazione economica instabile in cui versava l’Italia alla fine degli anni Trenta, va in Brasile raggiungendo una parte della sua famiglia che aveva creato una piccola azienda di trasporti. Qualche anno dopo lo seguirà il figlio Umberto ancora piccolissimo (è del ’39), il quale si imbarca per Lisbona per un viaggio in nave di un mese alla volta di San Paolo. È la nostalgia dell’Italia che nei primi anni ’50 fa tornare tutta la famiglia in Emilia e così nonno Ilario, che è ancora giovane decide di aprire un’osteria in centro a Bologna, in anni in cui il vino è un alimento, non è importante come venga fatto, fondamentale è che su ogni tavola ci sia un fiasco. Il locale funziona, cresce la qualità dell’offerta e c’è anche un’ottima cucina tanto da essere apprezzata anche dal pittore Giorgio Morandi, a cui nel ’92 verrà dedicata una bottiglia dai Cesari e oggi, dopo oltre cinquant’anni, a gestire c’è ancora lo zio di Gianmaria Cesari: “a metà degli anni ’50 mio padre vede l’osteria trasformarsi in trattoria e si appassiona al vino, è appena maggiorenne e chiede al nonno i fondi per girare le maggiori regioni nobili del vino, tra cui Borgogna, Bordeaux, Jerez, poi nel ’62 con mia mamma si fanno aiutare per comprare il podere Casetta che è il primo degli otto, dove c’era una piccola casa bombardata e oggi c’è l’area di imbottigliamento. Nel ’64 le prime etichette attaccate a mano con il marchio Cesari e il vino delle prime uve pigiate in questi terreni, nel ’65 la prima vendemmia di Liano, nel ’70 la prima esportazione nel mercato statunitense, poi il nostro primo Vinitaly nel 1973, nell’85 l’inaugurazione della bottaia, nel ’98 la prima vendemmia del Tauleto, nel 2013 il taglio del nastro della nuova sede e mano a mano che le bottiglie vengono vendute si acquistano nuovi terreni, una buona pratica che abbiamo mantenuto anche oggi”.
La visita alla Cesari non può prescindere da uno sguardo alla straordinaria bottaia, una delle più estese d’Italia, per concludersi allo shop, un’ampia sala che offre un piacevole momento di ristoro pensato con una selezione di prodotti, che siano abbinamento ideale a tutti i vini della Cesari, con percorsi di degustazione dedicati. Poi ci sono le experiences, un programma fittissimo di iniziative per gli eno-turisti che prevede wine tasting, wine tours, food and wine pairing workshop, picnic nella tenuta, bike tour e sedute di yoga con degustazione.