FEDERICO CANNATA. LA SICILIA, IL RISCATTO, LA FOTOGRAFIA
“Il mio lavoro mi fa sentire vivo”. Poche parole riassumono l’istinto artistico di Federico Cannata. Federico è un fotografo di moda, o forse è un cacciatore di emozioni. Nasce a Modica, percorre uno a uno tutti i suoi gradini in pietra, si affaccia alle terrazze, osserva i tramonti sibilare fra le case come lo spiffero di una finestra mai del tutto chiusa, sosta davanti ai balconi barocchi abbelliti e al contempo sfregiati dalla storia. “Mi metto spesso in ascolto di me stesso e osservo molto” racconta, “il mio cervello registra tutto e mette via, come in un baule. E spesso tutte queste cose accantonate in un angolo, tornano fuori”. Quel tempo speso a contemplare tutto è alla base di ogni suo scatto.

Federico Cannata
Federico racconta che il suo percorso professionale iniziò nel 2008, ma probabilmente era tutto già in atto ben prima di allora. I primi sintomi di un animo terribilmente acuto si videro quando la sua mano gettava su un foglio bianco parole e metafore sfuggenti alla rigidità del senso comune. Ma in nome di tale rigore nessuna di quelle sillabe andava bene. Gli insegnanti lo correggevano, riconducevano l’immensità dei significati dentro la scatolina della logica, tentando di ammaestrarli come elefanti al circo. Ma la parola è il più ribelle dei bambini, il cane più randagio che la stessa Sicilia possa ospitare. E Federico non si fermò.
“Volevo fare il fotografo di moda. Ma fare questo in Sicilia, all’epoca, non era per niente facile”. Fu così che Federico si trasferì a Milano. E lì, in quella che considerava a tutti gli effetti un’isola di approdo, scoprì di essere siciliano. La gente era interessata a lui, alla sua terra di origine, alla suggestione dei suoi racconti. Perché Federico, senza averne neppure troppa coscienza ai tempi, era un irrimediabile innamorato della sua Sicilia. Le persone ne amavano il mare, ma lui ne amava tutto, e lo raccontava.
Prima i concorsi fotografici, poi le prime collaborazioni con stilisti di una certa fama e, infine, il successo. Nomi del calibro di Elisabetta Franchi, Alberta Ferretti, Antonio Marras, Bartolotta&Martorana e Luisa Spagnoli lo cercarono, e tutt’ora lo cercano in molti. Versace, Renato Balestra e molti altri mostri sacri della moda sono rimasti affascinati dai colori, dalla vivacità dei suoi paesaggi e dei suoi ritratti.
La sua clientela si divide oggi fra Milano e la Sicilia, ma non solo. New York, Los Angeles, Texas, Olanda, Inghilterra, Francia, Svizzera: il modo che Federico aveva di cogliere la realtà e imprimerla su carta fotografica ha viaggiato oltre confine, portando il suo nome e i suoi scatti molto lontano e travalicando il confine della moda. Oggi segue progetti di diversa natura, finanche legati all’eccellenza enogastronomica artigianale siciliana. Per lui il fattore più importante è trasmettere qualcosa a qualcuno. “Le mie foto contengono i miei sentimenti e i miei stati d’animo. Io desidero che all’osservatore arrivi qualcosa; non importa cosa, purché sia qualcosa, purché non lo lasci indifferente. Lo scopo delle mie foto è agganciare qualcuno, mettermi in dialogo con qualcuno, sapere che qualcuno ha scelto un mio scatto” spiega Federico. La sua Sicilia è al centro dei suoi scatti più sentiti. “Io do del ‘tu’ alla Sicilia, quasi come fosse una persona. È una vicenda molto passionale, a tratti quasi carnale”.
Tanto è speciale il suo legame con la Sicilia, che ne ha estratto persino qualcosa di nuovo, qualcosa che in arte ancora non c’era: un colore, una tonalità nuova, omaggio a quella terra che di tinte ne ha in esubero. Si chiama ‘verde Federico’ e prende spunto dal colore dei limoni verdi, memoria delle giornate spese in campagna, dove quei limoni investivano tutti i sensi, dall’occhio al gusto, passando immancabilmente per il profumo. Una memoria di infanzia, insomma, un ricordo di famiglia, ma anche l’occasione per una novità che portasse un interrogativo, quasi come fosse una provocazione. Quella tinta che non è né completamente verde né tipicamente gialla si presentava come un colore indefinito “..e a me piacciono le cose indefinite”, afferma il fotografo modicano. Di questo indefinito ne ha fatto una firma, ricorrente in diversi suoi lavori.
Nelle foto di Federico Cannata il colore è presente, persino negli scatti in bianco e nero. Gioca con le luci, rende tutto talmente vivo da renderlo quasi tangibile. L’energia del colore si avverte chiaramente, l’occhio ne è attratto esattamente come sarebbe rapito dai davanzali modicani. Quando la cromia cede il passo all’alternanza bianca e nera, il colore si intuisce, si immagina. Bianco e nero, sì, ma diverse intensità di nero e diverse stratificazioni di bianco, con una luminosità che accende anche il buio.
Per Federico fotografare è scoprire – innanzitutto sé stesso – e comunicare. “A volte prima scrivo un testo e solo dopo scatto” dice, raccontando il motivo che lo spinse a studiare Editoria e a conseguire ben due lauree. Graphic design e comunicazione d’impresa sono le sue specialità, che lo hanno portato ad affiancare alla fotografia un’attività di scrittura creativa a supporto dello scatto o di un video. Già, proprio quella scrittura creativa che tanto si cercava di raddrizzare fra i banchi di scuola.
La strada artistica di Federico Cannata suona come un riscatto, una rivincita senza parvenza di rabbia. Più le porte si chiudevano, più diventava vitale la ricerca di quelle che sarebbero rimaste aperte. Funziona così per tutti, per tutti quelli che hanno il coraggio o semplicemente il bisogno di bussare. Ma per fare questo ci vuole la pazienza dei pescatori, di quegli uomini che attendono. Il tempo speso in compagnia dei loro ami vuoti si conta sulle rughe dei loro volti e la solidità della presa si tocca sui calli dei palmi.
“Adesso te la faccio io una domanda”. Irrompe così, Federico, nel mezzo del dialogo. “Tu cosa ne pensi delle mie foto?”. Questo è l’interrogativo che esite ed esisterà sempre su ogni pagina, su ogni foto, su ogni strofinaccio o su ogni pezzo di carta strappato chissà dove che riporti nelle sue fibre un qualche tipo di arte. Una domanda scritta a inchiostro simpatico. Per tutti coloro che guarderanno le foto di Federico Cannata, la domanda implicita, che c’è ma non si vede, sarà sempre questa. “Tu cosa ne pensi delle mie foto?”.