GARY KUEHN, IL DILETTO DEL PRATICANTE

Il diletto del praticante è la prima personale in un’istituzione museale italiana dello scultore americano Gary Kuehn (Plainfield, New Jersey, 1939), che rende omaggio all’originale percorso dell’artista, il cui linguaggio crudo e radicale, portato avanti a partire da una riflessione sulla fisicità dei materiali, ha giocato un ruolo significativo nella nascita di una nuova concezione della scultura, equidistante tanto dal soggettivismo dell’astrazione espressionista, quanto dall’oggettività e dal rigore geometrico del minimalismo.

                                                          Gary Kuehn, Untitled, 2012 – acrilico, smalto e grafite su acrilico – ø 39,1 cm
                                                                              Galerie Michael Haas, Berlin – Foto: Lea Gryze, Berlin

Associato dalla critica alle correnti del Post-minimalismo e dell’Arte processuale, avendo partecipato a mostre epocali come la celebre Eccentric Abstraction, curata da Lucy Lippard nel 1966 e When Attitudes Become Form, curata da Harald Szeemann nel 1969, il lavoro di Kuehn sfugge a ogni tipo di classificazione, posizionandosi al confine tra movimenti artistici diversi.

                                                                    Gary Kuehn, Untitled, 1969 – fibra di vetro, legno  -168 x 488 x 50 cm
                                                         Courtesy Häusler Contemporary München | Zürich – Foto: Cindy Hinant, New York

Proveniente da una famiglia della classe operaia, e operaio lui stesso negli anni di studio a Madison e New Brunswick, con un’esperienza nel sindacato dei costruttori, Kuehn ha esplorato per oltre cinque decenni la tensione tra cambiamento e deformazione, con l’intento di negare “il dogma del cubo”, come più volte ha avuto modo di dichiarare, e di “sovvertire la forza delle forme pure”.

                                                       Gary Kuehn, Untitled, 1969 – acciaio, fibra di vetro, filo d’acciaio – 63,5 x 76,2 x 50,8 cm
                                                                            Kunstmuseum St. Gallen, acquisito 2008 – Foto: Stefan Rohner

Attraverso quattro sezioni, suddivise tra gli spazi espositivi della Galleria e la prestigiosa Sala delle Capriate, nell’antico Palazzo della Ragione di Bergamo, la mostra presenta un nucleo significativo di circa 70 opere, tra le più importanti della produzione dell’artista: sculture, disegni, dipinti e installazioni realizzati dall’inizio degli anni Sessanta, che vanno a tracciare un percorso stratificato – comprensivo di una serie di nuove produzioni realizzate appositamente per questa occasione – volto a restituire le evoluzioni stilistiche del linguaggio di Kuehn e a mettere in luce la sorprendente attualità del suo lavoro.

              Gary Kuehn, Bolt Piece, 1965 – legno, fibra di vetro, bulloni d’acciaio – 108 x 91,4 x 25,4 cm
                                     Collezione privata, Uerikon, Svizzera – Foto: Cindy Hinant, New York

Lo storico Palazzo della Ragione – costruito alla fine del XII secolo, cuore medievale della Città Alta – ospita una selezione di opere scultoree rappresentative della produzione degli anni Sessanta, la quasi totalità delle quali mai esposte in Italia precedentemente.

I lavori, di grande formato, dialogano con l’affascinante architettura della Sala delle Capriate, per l’occasione svuotata di tutti gli arredi, enfatizzandone la peculiare bellezza e trovando in essa la dimensione ideale per la loro collocazione.

                        Gary Kuehn, Black Painting, 1971 – acrilico su tela – 248,9 x 182,9 cm
                   Courtesy Häusler Contemporary München | Zürich – Foto: Patrick Cipriani

Le serie storiche – dagli Wedge Pieces ai Bolt Pieces, dai Melt ai Mattress Pieces, fino ai Pedestal Pieces – offrono al visitatore una visione d’insieme, esaustiva del primo fondamentale decennio creativo e introduttiva alla seconda parte della mostra, ospitata nelle sale della GAMeC.

Il primo piano della Galleria è invece suddiviso in tre diverse sezioni, corrispondenti a tre fondamentali “contrasti” indagati da Kuehn nel corso della propria ricerca: adattamento / deformazione, connessione / separazione, libertà / limite. Antagonismi che, in oltre cinquant’anni di attività, hanno dato forma a un lavoro in cui il senso della presenza materiale e l’artigianalità sono divenuti strumenti per esprimere dimensioni metaforiche e psicologiche.

                    Gary Kuehn, Black Painting, 2016 – acrilico su tela – 61 x 61 cm
       Courtesy Häusler Contemporary München | Zürich – Foto: Mischa Scherrer

L’allestimento non procede dunque, per questa parte, in maniera cronologica, ma punta sulla relazione dialettica tra sculture, pitture e disegni, sia storici sia recenti, facendo emergere i nuclei tematici alla base della produzione dell’artista.

Un’evoluzione che muove dalle prime sculture sperimentali, oggi internazionalmente celebrate, passando per i lavori grafici, le opere bidimensionali in zinco e rame e i Black Paintings degli anni Settanta ma anche quelli più recenti realizzati negli anni Duemila, i Twist Pieces, le Berliner Serie e le installazioni in ferro degli anni Ottanta e Novanta, fino alle sculture in resina, agli Stancil Drawings degli ultimi anni e ai Gesture Projects che hanno attraversato la sua intera produzione.

          Gary Kuehn, Mattress Dream Piece, 1965 – smalto, legno, materasso, bulloni in acciaio  – 120 x 119,5 x 61 cm
                                                                                       Courtesy l’artista

In mostra viene inoltre presentata un’intervista inedita all’artista, realizzata appositamente per l’occasione, in cui Gary Kuehn ripercorre i passaggi fondamentali della propria ricerca analizzando il proprio rapporto con il Minimalismo americano, l’Espressionismo astratto e l’Arte Povera italiana, sviluppando una riflessione parallela sul presente.

                                            Gary Kuehn, Pedestal Piece, 1968 – legno, fibra di vetro – 44 x 74 x 30 cm
                                                   Collezione Sébastien de Ganay – Foto: Cindy Hinant, New York

Accompagna la mostra un catalogo bilingue, pubblicato da Mousse Publishing in collaborazione con GAMeC Books, con testi di Alex Bacon, Lorenzo Giusti, David Komary e una conversazione tra Gary Kuehn e Sara Fumagalli. La mostra è parte di una serie in onore di Arturo Toffetti.

 

                                                 Gary Kuehn, Wedge Piece, 1967 – legno, fibra di vetro pigmentata – 30,5 x 121,9 x 111,8 cm
                                                      Courtesy Häusler Contemporary München | Zürich – Foto: Cindy Hinant, New York

 

 

Gary Kuehn (Plainfield, New Jersey 1939) vive tra New York e Wellfleet (Massachusetts) con sua moglie, la scrittrice Suzanne McConnell.

Alla fine degli anni Sessanta la Galleria Christian Stein di Torino ha ospitato una sua personale; negli anni Settanta il suo lavoro è stato presentato in numerose istituzioni pubbliche degli Stati Uniti e della Germania, oltre che a Kassel, in occasione della VI edizione di dOCUMENTA.

Dopo un periodo di parziale oscuramento, recentemente le sue opere sono state presentate presso la Fondazione Prada a Venezia, nel remake della mostra di Harald Szeeman When Attitude Become Form, a cura di Germano Celant e Rem Koolhaas, e, nell’ambito di progetti personali, presso il Museum für Moderne Kunst di Francoforte, il Middlesbrough Institute of Modern Art a Middlesbrough, il Museum Gegenstandsfreier Kunst di Ottendorf e il Kunstmusuem Liechtenstein.

Le sue opere sono conservate in alcuni tra i più importanti musei del mondo, tra i quali: Albertina, Vienna, Austria; Bonn Städtisches Kunst Museum, Bonn, Germania; Hamburger Bahnhof, Museum für Gegenwart, Staatliche Museen zu Berlin, Germania; Kröller-Müller, Otterloo Museum, Olanda; Kunstmuseum St. Gallen, Svizzera; Kunstmuseum Liechtenstein, Vaduz, Liechtenstein; Museo Ludwig, Colonia, Germania; MoMA Museum of Modern Art, New York, New York; Museum für Moderne Kunst MMK Frankfurt am Main, Germania, Stedelijk Museum, Amsterdam, Olanda; Whitney Museum of American Art, New York, USA.

 

                                                             Gary Kuehn, The Provisionals, 1969 – acciaio, alluminio – 17,8 x 147 x 110 cm
                                                        Courtesy Häusler Contemporary München | Zürich – Foto: Cindy Hinant, New York

 

GARY KUEHN, IL DILETTO DEL PRATICANTE

a cura di Lorenzo Giusti

8 giugno – 26 agosto 2018

GAMeC, Galleria I piano

Città Alta, Palazzo della Ragione – Sala delle Capriate

gamec.it