VALLAURIS, SULLE TRACCE DI PICASSO

Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad Ruíz y Picasso, conosciuto semplicemente come Pablo Picasso, con le sue opere eclettiche ha percorso quasi un secolo, esplorando e creando diversi stili, a partire dal periodo Blu, caratterizzato da toni freddi e spenti, affidati all’utilizzo monocromatico del colore blu in tutte le sue sfumature. Poi il periodo Rosa, con nuances più tenere e chiare, che danno vita a un’atmosfera ingenua e tenera, enfatizzata dalla morbidezza e dall’eleganza del disegno. E infine il Cubismo, di cui è stato il fautore insieme a Georges Braque negli anni a cavallo tra il 1906-1907, in cui la realtà viene scomposta in prospettive multiple, con l’uso di forme geometriche, una tavolozza di colori monocromatici e un piano dell’immagine appiattito.

Picasso a Vallauris (credits OT Vallauris Golfe Juan)

Da Malaga in Spagna, dove è nato, Picasso si stabilisce in Francia a Parigi, poi durante una vacanza in Costa Azzurra, viene catturato dalla joie de vivre del luogo e si trasferisce a Vallauris, tra Antibes e Cannes, che per dieci anni diventa il suo buen retiro. La città è distinta in due parti differenti: Golfe-Juan, stazione balneare con le sue spiagge bianche, e Vallauris, villaggio nell’entroterra, con una tradizione di più di 2000 anni nell’arte della ceramica.

Nel XV° secolo il paese, causa la peste, era praticamente disabitato, Dom Raynier di Lascaris, monaco di Lérins e priore di Vallauris, parente dei conti di Ventimiglia, fece venire 70 famiglie di questa contea per ricostruire e ripopolare Vallauris e coltivarvi la terra. I liguri portarono anche l’arte della lavorazione della terracotta, che ben presto prese piede nel villaggio, tanto che nel XVI° secolo nacquero tre fabbriche di vasi, fino ad arrivare nel 1829 a trentadue. Tra il XIX° e il XX° secolo, la famiglia Massier fu all’origine di un’importante mutazione e innovazione di questa pratica, lanciandosi in una produzione di ceramiche artistiche, dunque non più soltanto oggetti per la cucina, ma anche per abbellire la casa. È proprio a Vallauris che Picasso, nonostante avesse già avuto esperienze con la ceramica, si avvicina e sviluppa le diverse tecniche e impara rapidamente a padroneggiare l’arte della lavorazione dell’argilla. L’artista spagnolo non si accontenta di decorare le forme, ma desidera sfruttare tutte le potenzialità offerte dal materiale.

Musée Picasso e Musée Ceramique (credits OT Vallauris Golfe Juan)

Prende casa nella villa La Galloise, situata sulle colline della città, dove si trasferisce insieme alla compagna Françoise Gilot e al figlio Claude, nato nel 1947, e dove nel 1949 nascerà la figlia Paloma. Picasso dal 1948 al 1955 crea numerose sculture in ceramica come piatti, vasi e tanto altro, ma si cimenta anche nella linoleografia, tecnica molto simile a quella della xilografia, ma al posto della tavola di legno, per realizzare la matrice di stampa, viene usata una tavola di linoleum. Inoltre, realizza per la cappella romanica del Castello, oggi Musée National Picasso, La Guerra e la Pace.

La Guerra e la Pace di Picasso (photo credits Giulio Andreini – Succession Picasso 2023)

Un’opera di 100 mq composta da pannelli in isorel, materiale abbastanza flessibile da poter combaciare con le volte della cappella, dipinti con la pittura delle barche. Dominique Sassi, 87 anni, è la memoria storica di Pablo Picasso. Ha lavorato con lui per vent’anni dal 1954 fino al 1973, anno in cui il Maestro è morto, ed è senza dubbio il maggior conoscitore del suo lavoro di ceramista.

Domimique Sassi

Ci accompagna nella visita dell’opera che testimonia il pensiero dell’artista sul tema della guerra e della pace. Un carro funebre su una terra rossa di sangue simboleggia la guerra, una spada insanguinata, un cesto pieno di insetti ripugnanti e una rete piena di teschi completano la scena. I cavalli calpestano con rabbia i libri, simbolo della cultura, mentre figure nere compiono atti di violenza. A sinistra c’è il “cavaliere della pace” che cerca di fermare il cocchio, con in mano la bilancia che rappresenta la giustizia e lo scudo con incisa una colomba simbolo di pace – in spagnolo Paloma come la figlia di Picasso – e l’immagine del viso di una donna, Françoise Gilot, compagna dell’artista. Dalla parte opposta Picasso spiega la sua visione di pace attraverso un funambolo e un suonatore di flauto, con tre figure femminili che danzano e allattano, grappoli d’uva e ai piedi di un albero da frutta una famiglia che riposa serenamente. Sopra tutto un grande sole con i colori primari – rosso, giallo e blu – circondato da rametti d’ulivo. Un bambino, Claude, l’altro figlio di Picasso e fratello di Paloma, tiene le redini di un cavallo alato che ara il mare, perché, come diceva Françoise Gilot, “in tempo di pace tutto è possibile” e lo stesso bambino un po’ più avanti regge una gabbietta con all’interno dei pesci, mentre in un acquario ci sono degli uccelli. Nella parte centrale dell’opera, sono rappresentati quattro uomini (nero, giallo, rosso e bianco) che simboleggiano i quattro continenti, sormontati da un’altra colomba della pace.

L’Homme au Mouton  (photo credits Giulio Andreini – Succession Picasso 2023)

Nella piazza del mercato proprio nel centro di Vallauris c’è la statua l’Homme au Mouton, prima scultura di Picasso ad essere installata in un luogo pubblico, per volontà dell’artista ed offerta per ringraziare la popolazione della calorosa accoglienza. In segno di gratitudine, la città lo ha nominato cittadino onorario.

Fortuito e di buon auspicio l’incontro di Picasso con Suzanne e Georges Ramié, che dirigevano l’atelier di ceramica Madoura. È proprio qui che l’artista eseguirà i primi esperimenti di modellatura, cottura e decorazione. La coppia allestisce un angolo tutto per lui dove intraprenderà un’intensa produzione, circa 4000 opere originali, esplorando tutte le risorse del materiale e inventando secondo il suo genio. Una parte di queste opere è stata donata da Suzanne al Musée de la Céramique, dove si possono ammirare, mentre il restante appartiene a collezioni private o ad altri musei. Picasso con la sua straordinaria produzione di ceramiche ha contribuito ampiamente al rinnovamento di quest’attività e con la sua fama ha portato nella città dei vasai numerosi artisti, tra cui anche l’attore Jean Marais che intraprese l’arte della poterie stabilendosi a Vallauris, dove è sepolto, e lasciando alla città la statua La Rebellissière che si trova oggi nella parte bassa della città.

Opere Gilbert Portanier (photo credits Giulio Andreini)

Un altro ceramista che ha contribuito alla rinascita della ceramica francese è Gilbert Portanier, soprannominato il “mago dei colori” che, dopo aver studiato architettura alla Scuola Nazionale di Belle Arti di Parigi, durante una visita a Vallauris incontra Picasso e scopre il mondo della ceramica. Realizzerà molteplici opere con diverse tecniche, creando un proprio linguaggio, con una grafica di grande libertà. Una retrospettiva delle sue produzioni è custodita in una galleria nel suo laboratorio, un vecchio mas in pietra, completamente ristrutturato nel cuore di Vallauris, circondato da un grande giardino.

Nel 1964 Picasso realizza la locandina della mostra promossa da AVEC, Association Vallaurienne d’Expansion Céramique, che ora ha sede nell’ex salone di Eugenio Arias, parrucchiere e amico di Picasso, l’associazione organizza regolarmente mostre tematiche che presentano la diversità e il know-how dei vari ceramisti, che hanno anche un patrono Saint Claude che, anche se nel calendario cade il 6 giugno, a Vallauris si festeggia la seconda domenica di agosto. Un busto del santo si può vedere nel Musée de la Poterie, aperto nel 1989 e di proprietà di Michel Ribero, seconda generazione di una famiglia di vasai, che ha trasformato un’antica fabbrica di ceramica risalente al 1868, in uno spazio di 200 mq suddiviso in tre sale, dove sono esposti macchinari, fotografie d’epoca e una collezione di ceramiche dalla fine del XIX° secolo ai tempi nostri.

Photo credits Giulio Andreini

Sicuramente Picasso si sarà innamorato oltre che della mediterraneità del luogo e dei colori, anche dei profumi. Vallauris Golfe Juan è anche la città del Bigaradier, una varietà di arancio amaro, coltivato sin dalla fine del XIX° secolo sulle colline attorno alla città. Il frutto, chiamato appunto Bigarade, è più piccolo dell’arancio dolce e ha una buccia ruvida, sfumata di verde o giallo. La sua polpa è acida e amara, poco succosa e contiene molti semi. Il frutto dell’arancio amaro viene utilizzato principalmente per produrre marmellata e un liquore. Mentre i fiori d’arancio, caratterizzati da un piacevolissimo e intenso profumo, vengono utilizzati per produrre l’essenza di neroli, l’acqua di fiori d’arancio, utilizzate in profumeria e per aromatizzare i cibi. La sua produzione è interamente dedicata ad una grande casa di profumeria francese. La Coopérative Nérolium, nata nel 1904, raggruppa una cinquantina di produttori di arancio amaro Bigaradier, ed è stata in grado di espandersi e di diversificare sviluppando altre attività: produzione artigianale di marmellate di agrumi, animazioni, apertura di un negozio a Vallauris e dell’Ecomusée a Golfe-Juan, dove tra alambicchi, macchine per l’estrazione dell’olio essenziale, bilance, costumi e attrezzature per la raccolta e la spedizione, si ripercorre un viaggio divertente ed educativo.

Vallauris – Avenue Clemenceau (photo credits Giulio Andreini)

In città gli atelier dei ceramisti sono concentrati soprattutto in avenue Clemenceau, e sono contrassegnati da una colomba dipinta sul marciapiede e posizionata proprio davanti al negozio. Tino Aiello, di origini italiane, settima generazione di una famiglia di vasai, incarna lo spirito del sud e ne trae l’energia inventiva che ha ispirato tanti artisti. Coincidenza o destino, si è traferito nell’ex-bottega di Roger Capron, ceramista di fama internazionale, all’interno della quale è rimasto un bellissimo bassorilievo del maestro. Nel mese di maggio 2022, Tino è salito sul gradino più alto del podio al Championnat de Tourneurs de France in squadra e secondo da solo.

Tino Aiello (photo credits Giulio Andreini)

Una bella soddisfazione non solo per lui, ma per tutti i vallauriens. Intanto Vallauris si prepara a celebrare i 50 anni dell’anniversario della morte di Pablo Picasso il 6/7 maggio 2023 con un grande weekend di festa. Si inizierà con il vernissage della mostra Formes & Métamorphoses: La Création céramique de Picasso, che riesplorerà il lavoro dell’artista. La sera, per omaggiare le sue origini spagnole, si svolgerà al Theatre de la Mer Jean Marais, Naturalmente Flamenco, uno spettacolo dedicato al flamenco dell’Andalusia. Domenica mattina l’inaugurazione de la Plage Pablo Picasso, con sfilata musicale e parata equestre. L’arte del dressage si potrà ammirare anche nel pomeriggio allo Stade des Frères Roustan con uno spettacolo dove si esibiranno cavalli e anche tori, nel rispetto degli animali. Si chiude la sera alle 21:30 con Son & Lumière, un’immersione nel suono e nella luce nel cuore di Vallauris sul tema “Picasso e la libertà”, con video immagini proiettate sulla facciata della chiesa Sainte-Anne. Dal 24 giugno al 25 ottobre si potrà invece visitare al Museo Magnelli, la mostra “Picasso e gli orafi”, che ripercorre la collaborazione tra il Maestro e l’orafo François Hugo attraverso gioielli in oro e argento.

 

VallaurisGolfeJuan

 

Cover: Vallauris, Avenue Clemenceau (photo credits Giulio Andreini)