DAVIDE RAMPELLO: “UN NUOVO RACCONTO DI NATALE”
Con l’arrivo del Natale riaffiorano nella nostra mente i gesti, le emozioni e i rituali che hanno reso unici i momenti vissuti insieme e dato forma alle nostre abitudini familiari. È un periodo di preparativi e attese, ma anche il momento per riscoprire ciò che ci unisce e riflettere sul valore della condivisione.
Ma cos’è davvero una tradizione?
È Davide Rampello – Creative Director e Curator dello studio creativo Rampello & Partners – a guidarci in un viaggio alla scoperta del concetto strettamente legato all’identità culturale culinaria e a spiegare come, ad esempio, il cibo e i piatti tipici italiani rappresentino non solo la storia, gli usi e i costumi delle famiglie, ma siano piuttosto il risultato di una continua evoluzione, dove il passato si intreccia con il presente e dove ogni gesto, ogni ricetta, assume un significato nuovo.
“Normalmente, per tradizione si intende ciò che ad una persona è stato trasmesso e insegnato da genitori, nonni e parenti, di generazione in generazione. C’è però da sottolineare che tutto quello che viene tramandato non è statico e sempre uguale a sé stesso, ma in continua evoluzione, proprio perché ogni individuo arricchisce le proprie esperienze e il proprio vissuto con le testimonianze ricevute. Storie, racconti, usanze e memorie costituiscono quindi, i tasselli che compongono un quadro completo, rappresentato dalla ricchezza culturale del nostro Paese, e si traducono ben presto in costumi popolari eterogenei”.
Alcune storie grazie alla loro particolarità, si distinguono più di altre.
“Il panettone, ad esempio, è un dolce nato a Milano nel dopoguerra, quando la città si trovava a dover ricostruire – tra le altre cose – anche la propria identità gastronomica. Ben presto, grazie a due geniali pasticceri, Alemagna e Motta, il prodotto artigianale ha iniziato ad essere preparato e poi consumato su scala industriale, raggiungendo le tavole di tutta Italia; così come il pandoro veronese, ideato dalla pasticceria Melegatti. Ciò è accaduto a molti altri prodotti della cultura italiana, dal tiramisù alla pizza fino al cannolo siciliano: tutti hanno ottenuto, per motivi di opportunità, costume e mercato, una visibilità maggiore rispetto a tanti altri”.
Di conseguenza, anche il concetto di famiglia, Natale e cucina italiana si è evoluto nel tempo.
“Sicuramente, il Natale di oggi è diverso da quello che si celebrava nelle case degli italiani trenta o quaranta anni fa. Alcune famiglie mantengono l’abitudine di riunirsi e di stare insieme, confermando il consumo di alcuni piatti e attribuendo un senso e un valore preciso a quelle giornate. Questa è la tradizione natalizia. In generale, attualmente, a casa si cucina sempre meno – nonostante un’apparente ripresa a seguito del Covid – soprattutto nelle grandi città, anche a causa della consegna a domicilio. Nei piccoli centri e in campagna, invece, le pratiche culinarie tramandate sono ancora più vive, complice l’esistenza di una famiglia unita, una mamma o una nonna che cucina per tutti”.
Quello che però resterà sempre indelebile e imprescindibile sono i ricordi – molto spesso legati al cibo – che il Natale porta con sé: “Il mio ricordo di Natale più bello, risale a tanti anni fa, quando da bimbo e vivevo con i miei nonni a Bassano Del Grappa, con uno zio ci recavamo alla chiesa delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento per sentire la santa messa. Finita la funzione, dopo la mezzanotte, si saliva nel parlatorio dove raggiungevamo mia zia abbadessa che preparava per mio zio una tazza di brodo caldo e per me una tazza di cioccolata calda. Ricordo ancora il profumo, la sensazione, un ricordo bellissimo del mio Natale”.
rampelloandpartners.com
Photo credits Marco Onofri