LE VIE TRAVERSE DEL VINO: LA CANTINA IL POGGIO E LA POESIA DEI COLLI DI PARMA

Testo di Alessandra Vittoria Pegrassi

 

Sono le strade di traverso a svelare sovente le gioie inattese, i passi fuori asse che sorprendono più di ogni programma. Sono quelle deviazioni che ridanno respiro al paesaggio, affinano lo sguardo, fanno tacere il rumore lieve, e preparano l’animo all’incontro. E proprio oltre il tracciato consueto, precisamente ai margini della Doc Colli di Parma, si incontra la Cantina Il Poggio.

Cantina Il Poggio

Adagiata nel cuore della Tenuta il Poggiolo, sulla sommità che guarda Salsomaggiore Terme, in una proprietà di quasi 30 ettari fra boschi, vigne, ulivi, frutteti e persino un piccolo lago privato, questa realtà del vino, giovane e vivace come il gruppo di appassionati professionisti che la guida e la sta portando nell’enoturismo italiano di qualità, nasce nei primi anni ’90; in principio concentrata sui rossi fermi dei vitigni tipici, ha poi allargato l’orizzonte alle bollicine ottenute con la regina delle uve bianche dei Colli Piacentini, la Malvasia Aromatica di Candia, Tra filari come pentagrammi, ciglioni erbosi e sentieri di ghiaia verso l’acqua, la brezza asciuga le viti e la luce, mutevole, detta il ritmo.

Nella selezione firmata Cantina Il Poggio, che oggi conta dieci etichette intimamente radicate nel territorio e nelle sue consuetudini, Il Poggio è il vino storico della casa e ne rappresenta la punta luminosa. È un rosso fermo da meditazione, ottenuto dalle migliori uve di Cabernet Sauvignon, Merlot e Barbera; completa e caratterizza la cifra del blend una piccola percentuale di Bonarda appassita. Il Poggio è figlio della pazienza e dell’attesa: riposa nove mesi in acciaio; quindi, matura in barriques e tonneaux di rovere francese per dodici-quattordici mesi; dopo l’imbottigliamento a inizio estate, affina ancora diciotto-ventiquattro mesi coricato, così da intensificare i sentori terziari e carezzare i tannini. Rubino fitto, al naso si schiude con mora, confettura di prugna e frutta matura che rincorrono note di liquirizia, torrefazione, cuoio e vaniglia. In bocca è avvolgente, sostenuto da struttura importante e da una trama tannica che, col tempo, si fa via via più sericea. Molto intrigante è poi Gelasio, una Malvasia di Candia Aromatica in purezza, di cui una parte macera sulle bucce per ventiquattr’ore, mentre l’altra affina in tonneaux d’acacia per sei mesi. È un vino in cui riconoscere il lato più sontuoso e imperioso del vitigno, una Malvasia ‘sui generis’ che dimostra come la varietà sappia evolvere con grazia anche nell’arco di pochi mesi. Profumatissimo, tra balsami, miele di castagno e frutta gialla candita, offre un sorso ampio e vellutato, con una lama di sapidità; effluvi affumicati di mandorla tostata preparano un finale lungo e persistente. Bellissima scoperta, inoltre, due referenze mosse: un duo assolutamente divertente e piacevolissimo, la Vedova Nera, rosato frizzante 100% Barbera vinificato con l’ancestrale rifermentazione in bottiglia – tecnica che giova alla finezza della bollicina – e il Salsese, vivace rosso frizzante da tavola da Barbera, Bonarda e Merlot prodotto secondo il metodo Martinotti/Charmat. Il Vedova Nera cattura lo sguardo col suo rosa brillante, profuma di piccoli frutti rossi, agrumi e aromi di pasticceria che l’affinamento in bottiglia ha generosamente sviluppato; in bocca è fresco, con acidità spiccata e piacevole che pulisce il palato e chiama il sorso successivo. Nel caso del Salsese, che nel calice si mostra rubino limpido, il bouquet è disegnato da marcati sentori di frutta rossa e piccoli frutti di bosco; di freschezza immediata e acidità pronunciata, al palato risulta armonico, morbido e brioso.

Da non perdere anche Pensiero, prodotto in quantità limitata con uve 100% Malvasia Aromatica di Candia vendemmiate tardivamente. L’appassimento dei grappoli avviene direttamente sulla pianta, pratica delicatissima che amplifica il carattere delle uve nel modo più naturale possibile. La vinificazione avviene in tonneaux di acacia, dove la fermentazione spontanea si innesca grazie ai lieviti indigeni; seguono dodici mesi di riposo durante i quali il vino rifinisce la propria complessità e profondità gustativa. La palette aromatico si espande dalle spezie al miele, passando per scie agrumate fino alla frutta candita; rotondo e pieno il sorso, lungo e coinvolgente.

 

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