IL BORRO, TOSCANA PER L’ANIMA
In provincia di Arezzo, nel dedalo di vicoli del Borro, nel XII secolo rocca inespugnabile, sfondo dei fasti dei Medici e poi dei Savoia, e che dal 1993 appartiene a Ferruccio Ferragamo, balena un’affissione la cui didascalia recita: “Il Borro è un atto di fede che si ripropone nel tempo” e continua “qui le colline, quando il sole se ne va sul rovescio dei borri, hanno profili di donna e il colore dell’ametista. C’è un tacchino con la ruota sul muretto del paese, e voli di piccioni e fagiani che si fanno il verso da un poggio all’altro. Nell’anno di grazia 1987 è già un mezzo miracolo!”.

Photo credits Francesca Pagliai
La memoria migra d’incanto in un paesaggio dell’anima. Perché ognuno si porta dentro l’origine che condiziona il suo cercare. Complice la natura che insieme all’arte e alla storia è protagonista. E nella compresenza si risolve il paesaggio toscano e restano le forme di vita svincolate dal tempo e dallo sfruttamento dell’uomo. Si compie una missione ambiziosa: riportare alla coscienza, la straordinaria bellezza del creato, unendo a nuove risorse un rispetto religioso per la Terra. Per quel richiamo all’origine in cui trova requie ogni nostro desiderio, per “il rumore degli usci che sbattono e quelli dei primi passi sulle pietre, gli stessi rumori buoni che la città uccide tutti i giorni”.
Perché con le parole di Salvatore Ferragamo, responsabile dell’attività vitivinicola e della ospitalità “il vero lusso é nelle cose semplici e genuine”. Un messaggio rivoluzionario in un mondo che oggi può accedere a tutto.

Photo credits Il Borro
Un ruolo importante riveste la cucina a km zero, simbolo forse più evidente di una autenticità perduta e ritrovata. La scelta tra l’Osteria del Borro, per cene gourmet, ed il Borro Tuscan Bistro, apre le porte della cucina dell’Executive Chef Andrea Campani.
Salvatore Ferragamo parla di una rieducazione ai sapori della terra per riaffermare la nostra appartenenza a questo mondo come un progetto più ambizioso e importante dell’ottenere la stella Michelin. C’è un intento: quello di condividere valori. Quelli per una cucina autentica e che segue il flusso delle stagioni. Perché uomo e natura sono in sintonia.
Il borgo, grazie a un sapiente restauro conservativo, è un esempio virtuoso di valorizzazione e di attivazione di valore aggiunto da parte della famiglia Ferragamo. “All’inizio non è stato facile perché da 400 ettari ci siamo ritrovati con una azienda di 1200 ettari. Abbiamo gestito un patrimonio agricolo, conducendolo ad una produzione in quella che era una zona completamente abbandonata. Allo stesso tempo abbiamo ristrutturato un borgo medievale dell’anno mille in un’ottica di valorizzazione. Se si arriva oggi a Il Borro, di fatto l’unica cosa che è cambiata è la cantina, è stata ampliata e un ponte di barrique oggi collega la parte antica, pure conservata integralmente, a quella nuova. Tutto il resto era già qui. Tutti gli intonaci sono rimasti gli stessi ma al contempo abbiamo tolto le pianelle e rifatto il tetto seguendo il modello originario” ci racconta Salvatore Ferragamo.

Photo credits Francesca Pagliai
Nel cuore della tenuta si erge la villa padronale, oltre il ponte di pietra si articola il borgo medievale con botteghe e presepi animati, particolarmente suggestivi con l’atmosfera natalizia che è ormai prossima. Al Borro si può alloggiare nelle ville perfettamente restaurate oppure nel borgo, in quelle che un tempo erano le case della gente del villaggio, di cui portano ancora il nome e conservano i dettagli del tempo, come le travi in legno originali o i tipici camini, per poi rigenerarsi nell’intima Spa con la piscina affacciata sulle Balze del Valdarno.

Photo credits Jacopo Bille
“Quello che doveva essere un agriturismo, oggi è invece un Relais & Chateaux con una sua identità”. E se in tavola si porta autenticità, il vino (biologico dal 2015 in tutte le sue etichette, 14 per esattezza) ha un ruolo altrettanto importante perché, continua Salvatore Ferragamo, “siamo nati in Toscana e per noi il vino è cultura. Inizialmente mio padre non era entusiasta, credeva fosse troppo ambizioso creare una nostra cantina. Associava il ricordo delle vendemmie che facevamo da mia nonna a Viesca, dove il vino che si otteneva non era mai un grande successo” dice sorridendo e continua “era scettico e invece ora i nostri ruoli si sono invertiti tanto che devo mettere un freno al suo entusiasmo e alla sua volontà di ampliare il progetto”.
Questo entusiasmo accompagnò subito un nuovo progetto. Era il 1994 e Ferragamo raccoglieva una importante collezione di incisioni, dal Quattrocento all’Ottocento, che sarebbe stata implementata poi grazie al prezioso apporto dell’antiquario Marco Ceri a metà anni 2000. Furono gli amici di Ferruccio Ferragamo a mettere in moto questa idea. Gli stessi affettuosamente si prendevano gioco dell’esitazione di Ferruccio a dedicarsi all’impianto delle vigne, regalando una stampa satirica dove i soggetti discutevano dei dazi doganali del vino, rimarcando quanto più temuto dall’imprenditore ovvero tutte le difficoltà che avrebbe comportato la produzione. In quel momento Ferragamo non solo apprezzò l’ironia degli amici ma inaugurò la sua cantina e dimostrò che quello era il modo migliore per raccontare la storia del vino e la sua importanza nelle comunità.

Photo credits ilborro.it
Oggi le incisioni sono oltre seicento e le accoglie il Borro in Galleria Vino e Arte, raccontandole dal 2007 in diversi percorsi tematici grazie al lavoro della curatrice Martina Becattini.
Questo anno la mostra, articolata in nove sezioni sotto il titolo eloquente di “Bacco e Venere”, evidenzia che la storia dell’arte ha sempre parlato del ruolo importante che la donna ha avuto nel vino, dalla religione, alla vita quotidiana nel lavoro dei campi, tra le mura domestiche o in taverna. E poi annota Martina Becattini “perdiamo di vista che Bacco stesso nelle raffigurazioni era sempre circondato da donne. E per giusta sappiamo che in realtà le sacerdotesse, a differenza della divinità, esistevano davvero”.
A rimarcare la continuità e l’importanza della presenza femminile nell’economia vinicola anche l’allestimento della mostra: il racconto si snoda come in una antica quadreria, dove le opere ricoprono per intero le pareti.
Dal 2011 le incisioni a tema di vino di artisti come Mantegna, Picasso, Goya, Warhol vengono reinterpretate nelle etichette e si pongono obiettivi importanti. È ciò che accadde ad esempio ad Hong Kong quando Il cantante spagnolo di Edouard Manet gettava le basi per il mercato asiatico in occasione dei festeggiamenti del compimento dei dieci anni de Il Borro.

Photo credits Marco Badiani
Con un sorso, si compie un viaggio nella storia, in quella valle, la Piana del Valdarno, che una volta era ricoperta d’acqua. Ne sono testimonianza i fossili che di tanto in tanto riemergono, l’ultimo questo inverno e che ispirò la raffigurazione di una conchiglia su Lamelle IGT Toscana. Un bianco ottenuto dalla pressatura a freddo di uve Chardonnay, con sentori di minerali particolarmente sviluppati non indeboliti dall’età, al gusto rispecchia le sensazioni di freschezza ed evoca tutta la storia del terroir. Si aggiungono i grandi rossi toscani, il Rosé Metodo Classico Bolle di Borro e Petruna (100% Sangiovese in anfora).
Sui nuovi progetti Salvatore Ferragamo svela che è in dirittura di arrivo “il vino dei cavalli”, il cui nome è ancora da definire. Le caratteristiche? Le uve migliori di Cabernet Sauvignon e una conduzione biologica con pratiche biodinamiche. Occorre proprio il loro supporto per lavorare il vitigno e si esclude in tal modo la compressione del terreno con la ruota del trattore al piede della vite.

Photo credits Valeria Raniolo
Nella compresenza in cui si risolve il paesaggio, i cavalli si vedono a branchi in un prato lussureggiante, immersi in un’aria piena di voci naturali. Il Borro è ormai divenuto famoso per gli allevamenti di queste creature: Vittoria Ferragamo, responsabile dei progetti speciali, li ha accolti nella loro dimensione di esseri viventi, l’amicizia con l’uomo qui non si è risolta con la loro perdita di libertà.
Lo spazio che li accoglie, con la sua ampia superficie, soddisfa pienamente la conditio sine qua non per una ottima riuscita dell’allevamento. Prossima ad essere estesa, unisce anche l’eccellente qualità del lavoro, con controlli metodici, da parte del personale incaricato.
“I cavalli stanno aumentando e il Borro é diventato un centro di fecondazione”. Un centro di inseminazione di prestigio perché racconta entusiasta Vittoria Ferragamo “chi porta il cavallo qui ha la possibilità di far incrociare delle genetiche importanti affinché possano nascere cavalli performanti. Mio marito, infatti, ha un accordo con Joris De Brabander, il celebre proprietario dell’allevamento Stal de Muze, per l’esclusiva dell’importazione in Italia del seme”.

Photo credits Marco Badiani
Vittoria Ferragamo cura personalmente anche il progetto dell’Orto de Il Borro. “Ci piace essere produttori e scoprire cosa ci può dare questa terra e per questo abbiamo intenzione di aumentare la gamma di prodotti. A Polissena zona di caccia, facciamo il nostro miele applicando la tecnica del sovescio. Mi piacerebbe allargare la gamma di lavorati con i nostri cereali, fare il nostro pane e i nostri biscotti. Sto cercando di esplorare qualche altro grano e capire se è possibile fare una produzione qui, mi piacerebbe fare più legumi, sempre più passate di pomodoro, marmellate. Intanto tra poco inaugureremo il nostro formaggio”.

Photo credits Francesca Pagliai
Antichi sapori che non passano mai, tra storia e cultura che ci appartengono: il Borro Relais & Chateaux è un microcosmo di toscanità, giusta cura per l’anima.
ilborro.it
Cover: Photo credits Francesca Pagliai