SIGNS AND OBJECTS. POP ART DELLA COLLEZIONE GUGGENHEIM

La Pop Art nasce come movimento artistico in Inghilterra alla fine degli anni ’50, espandendosi poi negli Stati Uniti, consacrata dai critici, tra cui lo scrittore e curatore britannico Lawrence Alloway, che coniò il termine Pop Art nel 1958. In seguito, nel 1963 Alloway organizzò la mostra Six Painters and the Object, al Guggenheim Museum di New York, presentandola al pubblico americano. Sessant’anni dopo, il Guggenheim di Bilbao inaugura la mostra Signs and Objects, prendendo spunto dal titolo di Alloway, per presentare 40 opere chiave degli autori più rappresentativi della Pop Art, provenienti dalle collezioni Guggenheim, a cui si aggiungono anche proposte contemporanee che ampliano l’eredità del movimento.

Roy Lichtenstein. Grrrrrrrrrr!! , 1965. Solomon R. Guggenheim Museum, New York

In mostra artisti come Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, James Rosenquist ed Andy Warhol, che esplorano il linguaggio visivo della cultura popolare – da cui il movimento prende il nome – ispirandosi a pubblicità, riviste economiche, giornali, cartelloni pubblicitari, film, fumetti e vetrine. La Pop Art rappresenta, con la sua freddezza e l’aspetto impersonale, un attacco diretto alle tradizioni dell’arte elevata. L’esposizione è suddivisa in due sezioni: Signs –simboli- che racconta di come gli artisti pop affrontano soggetti che l’arte elevata considerava volgari.

Andy Warhol. Orange Disaster #5, 1963. Solomon R. Guggenheim Museum, New York, Regalo, Harry N. Abrams Family Collection

Richard Hamilton, a cui viene spesso attribuita la nascita della Pop Art, utilizzava il concetto di ripetizione, che ricorre spesso in quest’arte, e compare nella sua serie di rilievi in vetroresina del Guggenheim Museum di New York, ispirati a una cartolina dell’edificio. Roy Lichtenstein dipingeva le sue tele simulando i punti della griglia di stampa, utilizzando le tecniche commerciali utilizzate nei fumetti e nei giornali. Mentre l’artista di origine greca Chryssa si ispirava alle insegne luminose di Times Square, che vedeva come il paradigma della modernità e il miscuglio tra volgare e poetico nella cultura americana.

James Rosenquist. Flamingo Capsule, 1970. Guggenheim Bilbao Museoa

James Rosenquist prendeva spunto dalle tecniche e dai motivi provenienti all’industria dei grandi annunci pubblicitari. Andy Warhol utilizzava come soggetto immagini stampate recuperate da giornali, fotogrammi pubblicitari e annunci, riproducendoli con la serigrafia. Nella sezione Objects gli artisti hanno attinto anche alla storia del Dadaismo, che, come la Pop Art, includeva satiricamente oggetti e attività della vita quotidiana come strumenti di critica sociale ed estetica.

Maurizio Cattelan. Daddy, Daddy, 2008. Solomon R. Guggenheim Museum, New York 

Le opere di Robert Rauschenberg includevano oggetti e materiali trovati come cartone, plastica e rottami, nonché immagini comuni rese attraverso tecniche di trasferimento o processi di serigrafia commerciale. Jim Dine e Claes Oldenburg fanno parte di un gruppo di artisti che trasferivano le implicazioni gestuali e soggettive della pittura dell’Espressionismo astratto in performance. Questi happening combinavano danza, arti visive, musica e poesia, e potevano essere finte cene, cerimonie stravaganti o vetrine fittizie in cui si offrivano oggetti assurdi, e criticavano la devozione della società al consumo di massa. In collaborazione con Coosje van Bruggen, che sposa nel 1977, Oldenburg crea sculture e progetti di grandi dimensioni, come volano molle, nata per irridere scherzosamente l’imponente struttura del Guggenheim di New York, sottolineando al contempo il ruolo istituzionale del museo come luogo non solo di cultura e istruzione, ma anche di svago e divertimento, e presente all’inaugurazione del Guggenheim di Bilbao.

Mimmo Rotella. Casablanca,1980

Nella mostra Signs and Objects sono presenti anche alcune opere di artisti come il tedesco Sigmar Polke, l’italiano Mimmo Rotella, la francese Niki de Saint Phalle o il colombiano Miguel Ángel Cárdenas, che esplorano uno stile legato alla Pop Art, noto come Nouveau Réalisme, fino ai giorni nostri, con le installazioni di Maurizio Cattelan, le vetrine di Josephine Meckseper, il film Empire di Warhol rivisitato da Douglas Gordon e le riflessioni sull’identità e sulla cultura dei consumi di Lucìa Hierro e José Dàvila. La mostra è stata realizzata con il patrocinio di BBK.

 

 

SIGNS AND OBJECTS

POP ART DELLA COLLEZIONE GUGGENHEIM

16 FEBBRAIO/15 SETTEMBRE 2024

 

 

Museo Guggenheim Bilbao

Avenida Abandoibarra 2

48009 Bilbao

 

 

guggenheim-bilbao.eus

 

Cover: Josephine Meckseper Afrikan Spir , 2011 (dettaglio)