GOLDEN VIEW, IL LUOGO DELLA MAGIA

Firenze è splendida. Mille e mille sono gli scorci che rapiscono, che incantano. Immaginate di essere seduti a un tavolo davanti a Pontevecchio proprio affianco all’Arno che quieto raccoglie e riflette le luci delle botteghe. Difronte, avvolti dalla prima sera, gli Uffizi guardano accorti e curiosi il frenetico andirivieni degli addetti alla sala. É pura magia. Questa è l’alchimia che Tommaso Grasso è riuscito a elaborare con il suo Golden View.

Il locale è perfettamente arredato con uno stile elegante e accogliente. Il Caronte traghettatore è Simone Venerando Grasso che con riguardo dà “asilo” ai clienti. All’entrata c’è il bancone, subito dopo ci sono due caselle di sosta. La prima è la zona dell’oste Steven, che propone salumi, insaccati e formaggi selezionati con estrema cura provenienti anche da Oltralpe, mentre la seconda è l’angolo del pane, dove due maestri panificatori, davanti agli sguardi curiosi degli avventori, preparano i pani che saranno serviti a cena. Superato questo corridoio dalle mille tentazioni si arriva alle sale, quattro in successione, tutte con affaccio sull’Arno e in particolare su Pontevecchio che sembra si possa sfiorare.

Tommaso Grasso, fondatore del Golden View

Monarca assoluto degli spazi è Paolo Miano, sommelier esperto e audace che cura una cantina tra le migliori oggi a Firenze per numero, etichette e presenza di annate. Siciliano infiltrato in terra fiorentina, come d’altronde anche Tommaso, è riuscito ad affiancare alla sensibilità della terra natia un’esperienza importante che lo vede brillante equilibrista tra grandi prodotti del territorio e nuove proposte provenienti anche da piccolissime realtà straniere.

Paolo Miano, sommelier del Golden View

Ci sono decine di altolocate bottiglie in bellavista ma la vera forza dello straordinario assortimento sta nella cantina privata, una sorta di caveau. Sala ricavata all’interno di una proprietà del ‘400 della famiglia Bardi eccellentemente riportata alla vita da un’idea dell’architetto Marta Sansoni. Luogo da cui ogni vero appassionato dovrebbe tenersi ben lontano per non rischiare emozioni esageratamente forti.

La cucina, visionabile nella sua frenetica attività persino dalla strada, è abitata da giovanissimi talenti che seguono lo chef con venerazione. Al timone c’è Paolo Secci, sardo, un passato con studi in architettura e tanta esperienza ai fornelli. É al Golden sin dai primi giorni ma ne cura la guida culinaria dal 2018 in perfetta sinergica collaborazione con tutto lo staff e con la famiglia Grasso. La sua attenzione per l’etica e la sostenibiltà, la ricerca di prodotti provenienti da filiera corta sia del territorio sia di altri distretti d’eccellenza, stanno indirizzando la prua verso la ristorazione di alta qualità.

C’è magia in questa ripartenza, e come in ogni grande progetto non bisognerà aver paura di osare, di cambiare se necessario per perfezionare. C’è magia nel cenare godendo di cotanta bellezza, di un luogo che tutto il mondo adora e apprezza. C’è magia anche in una squadra che sembra essere stata selezionata da un abile regista capace di mettere ogni cosa al posto giusto, di trovare la migliore sinergia tra ruoli e attori. Infine, c’è magia nel ricordo, nella sensazione di aver vissuto un’esperienza fatta di presenze, di famiglia, d’incantevoli scorci e di bellezze storiche, di grandi vini e di cucina di qualità.

 

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