CUSUMANO: IL LINGUAGGIO DEL NERO D’AVOLA
Succoso e piacevole: bastano solo due parole per descrivere Disueri, il Nero d’Avola in purezza che Cusumano, l’azienda vinicola fondata dai fratelli Alberto e Diego Cusumano, produce a Tenuta San Giacomo (Butera, CT).
Camminando tra i filari di questo angolo della Sicilia Meridionale, sembra di vedere ovunque torrone bianco: “la terra qui è calcarea, riverbera il sole come fosse neve, anche d’estate“. Il mare non si vede, ma è vicino (a circa 10 km) e si sente nel vento che soffia tra i filari a 400 metri di altitudine. C’è una forte escursione termica tra il giorno e la notte e questa fa sì che l’uva mantenga una forte acidità. A Tenuta San Giacomo la potenza naturale dei vitigni autoctoni e l’eleganza e la freschezza date dall’altitudine e dal terreno calcareo ricco di trubi bianchi trovano la loro perfetta sintesi nel Nero d’Avola.
Questo vitigno emblema della Sicilia, in un terreno così particolare, raggiunge una maturazione piena ed equilibrata. In settembre le uve, allevate a spalliera, sono raccolte manualmente, in cassette. Le rese sono basse, frutto di una rigorosa selezione. Solo 60 ettolitri per ettaro per il Disueri. Un rosso siciliano che colora, nelle sue sfumature più concrete, anche l’etichetta, ridisegnata e lavorata con un bassorilievo a riprodurre i filari di Tenuta San Giacomo, a rimarcare, anche col senso del tatto, quel legame che unisce ogni vino alla propria terra d’origine.
E se la trama dei filari in rilievo è la stessa, è il blu del mare profondo che colora le bottiglie di Sàgana: fratello maggiore di Disueri e, come lui, 100% Nero d’Avola, deve il nome alle celle sotterranee dove i contadini custodivano i vini rossi durante l’affinamento: è come uno scrigno di Nero d’Avola, nella sua interpretazione più autentica.
Storicamente le etichette Cusumano sono state contraddistinte da colorazioni vivaci, dalle tonalità accese. Una scelta di coraggio che ha fin da subito reso il marchio riconoscibile. Oggi, lo stesso spirito fa percepire la necessità di fare un ulteriore passo in avanti, per portare l’identità visiva delle etichette ad uno sviluppo che vada di pari passo con l’evoluzione dei vini e dell’esperienza. Di qui, la scelta di avvicinarsi a cromie più materiche, a intrecci di campiture scure e chiare, capaci di tradurre in colore le sfumature, le tonalità e l’armonia che i vitigni offrono al palato.
Il tutto senza però perdere di vista l’importanza della riconoscibilità. Una trasformazione dell’etichetta funzionale ad approfondire il dialogo con chi già conosce i vini dell’azienda così come a stabilire un contatto sensoriale con chi li scopre per la prima volta.