Biondi Santi, la dinastia del Brunello di Montalcino

Ciò che oggi è Montalcino è in gran parte dovuto al ruolo decisivo ed emblematico della famiglia Biondi Santi.
Alla fine dell’800 l’antenato Ferruccio Biondi Santi, forte dell’esperienza vitivinicola del nonno materno Clemente Santi e studioso dell’agricoltura senese, diede vita al primo vigneto di Montalcino unicamente piantato con viti di un clone selezionato di Sangiovese, presto denominato Sangiovese Grosso o Brunello.

Bottiglia di Brunello di Montalcino 2011 Biondi SantiSuo nonno Clemente, farmacista con l’hobby del vino, fu il primo nell‘800 a vinificare in purezza il Sangiovese e a commercializzarlo 4 anni dopo la vendemmia, sfidando ogni consuetudine e principio economico dell’epoca: allora vigeva la regola dell’assemblaggio di uve diverse e il consumo dei vini prodotti avveniva il prima possibile. Fu poi Ferruccio a selezionare la più austera delle varietà tra i Sangiovese che avevano trovato il loro habitat nella Tenuta “Il Greppo, un’uva tanto rappresentativa da essere ribattezzata successivamente “clone BBS/11” (Brunello Biondi Santi, vite n°11) e che diventò icona di un vino asciutto e severo, l’archetipo originario del Brunello di Montalcino.

Qualche decennio più tardi il figlio di Ferruccio, Tancredi Biondi Santi, fu tra i promotori della creazione del disciplinare della DOCG, ma soprattutto fu l’artefice della Riserva 1955, l’unico italiano inserito dalla rivista americana ‘Wine Spectator’ tra i dodici migliori vini del Novecento al mondo, nonché l’ideatore dell’usanza della Ricolmatura delle vecchie Riserve.  Suo figlio, Franco Biondi Santi, fu il più emblematico condottiero dell’azienda e per ben 43 anni fu l’artefice della reputazione di Biondi Santi nel mondo come eccellenza dell’artigianalità vinicola italiana.

Oggi la Biondi Santi, con i suoi 19 ettari di colline a 500 metri di altitudine, affacciate a sud-est di Montalcino, è passata dalla proprietà familiare al Gruppo francese Epi di Christopher Descours, che ne ha acquisito le quote di maggioranza con un investimento che manterrà alla guida produttiva della cantina Jacopo Biondi Santi, figlio di Franco, che si sta già facendo affiancare da suo figlio Tancredi, settima generazione della famiglia. Oggi alla Tenuta “Il Greppo”, il luogo dove il Brunello ha visto le sue origini e dove lo stilema dell’eleganza e della purezza espressiva ha segnato la traccia per tutta un’intera denominazione, l’obiettivo è quello di proteggere e valorizzare la tradizione di famiglia tramandata di generazione in generazione, un enorme patrimonio enologico simboleggiato dalle grandi botti centenarie di rovere di Slavonia presenti in cantina e dalle vecchie annate che evidenziano il DNA del Brunello Biondi Santi, un vino di grandissima longevità, chimera di velluto purpureo, scrigno di eleganza e nobiltà.

L’assaggio in anteprima:

Brunello di Montalcino 2012 (uscita sul mercato aprile 2017) 97/100 – 50.000 bottiglie

Il 2012 è l’ultima annata prodotta da Franco Biondi Santi, con una vendemmia delle uve appartenenti ai vigneti di età compresa tra i 10 e i 25 anni iniziata il 10 agosto, dopo un andamento classico per tutte le stagioni, specie in estate con un clima caldo e asciutto con leggere precipitazioni. La vinificazione è avvenuta a temperatura controllata con la svinatura dopo 15 giorni, seguita da 36 mesi di maturazione in botti grandi di Rovere di Salvonia.

Il calice rubino intenso ha un profilo generoso, cangiante e fascinoso: una nota avvolgente di amarene e tabacco, con succo di ribes, agrumi rossi e rosa Tea disegna un affresco di esemplare proporzione. Il sorso pulito e rigoroso, rivela una piacevole riserva di freschezza, intessuta in un tannino setoso che chiude la sua trama elegante in una raffinata chiosa sapida di carrubo e tè nero, dalla magnifica persistenza.