UPPERHAND, IL GIN A TUTTO PASTO

 Probabilmente la maggior parte (se non tutti) degli amanti dei distillati sanno che il nome del gin deriva dall’olandese jenever, che significa per l’appunto ginepro e che secondo la tradizione viene infatti inventato da un medico dei Paesi Bassi nel XVII secolo, a scopo medicinale. Forse, però, non tutti sanno (soprattutto in Italia) che il food pairing cocktail sta prendendo una piega decisamente intrigante, anche perché i bartender e gli chef lavorano sempre più in sinergia per creare abbinamenti non banali in grado di esaltare il gusto di un piatto.

È quello che è successo a Firenze qualche sera fa, dove lo chef Salvo Pellegriti ha allestito un menu ad hoc per esaltare le quattro botaniche (aneto, limone, basilico e ovviamente ginepro) che compongono l’ottimo Upperhand, il gin irlandese dal cuore italiano. Già, perché Claudia Gamberucci, titolare di tale gin e discendente dalla storica famiglia irlandese dei Lafferty’s insieme al marito Alberto Borin, fanno davvero sul serio con tale distillato, propugnandone la sua cultura e mostrando come grazie al suo semplice ma strutturato mix di botaniche, il loro gin si possa utilizzare a tutto pasto, dando vita a un gioco di reciproci richiami sensoriali tra la portata e il bicchiere.

Claudia Gamberucci e Alberto Borin

Ecco allora che il delicato Carpaccio di ombrina dry age con mela verde e granita di aneto e gin, il riuscitissimo Riso al limone di mare con limone alla brace e sedano croccante, la succulenta Leccia cotta alla coque, insalata di taccole e susine confit servita con panna acida al ginepro e l’appagante dessert di Pomodoro fragole e basilico si sono concessi soavemente ai cocktail preparati impeccabilmente dal bartender trevigiano Livio Carrubba, esaltandone così i “magnifici” quattro ingredienti.

Livio Carrubba

Sappiamo bene tutti che l’abbinamento perfetto è una chimera e che l’assunto di base recita più o meno in questo modo: “maggiore è la sovrapposizione aromatica fra gli ingredienti, migliore sarà la loro performance congiunta”. Questa introduzione anticipa, infatti, uno dei criteri con cui si è concepita negli anni l’arte dell’abbinamento che può seguire il criterio della concordanza, sebbene esistano soddisfacenti risultati anche con la contrapposizione (eccóme!).

Carpaccio di ombrina dry age con mela verde e granita di aneto e gin

Ciò che conta è rassegnarsi allegramente all’utopia dell’abbinamento perfetto, ammettendo che anche quella con i distillati rimane un’arte, nonché una dimensione, ancora tutta da esplorare. Godiamoci comunque la vita, come ci ricordano Claudia e Alberto e “get the upper hand”, ovvero prendiamoci il sopravvento sulle avversità e lanciamoci in un’avventura tutta nostra!

 

upperhandgin.com