HOTEL SAVOY ROCCO FORTE: DANTE, FIRENZE E … FULVIO PIERANGELINI

La culla del Rinascimento celebra il padre fondatore della lingua italiana ed è pronta ad accogliere un turismo colto e curioso che vuole immergersi nella città dove Dante visse i suoi primi 35 anni. Un’opportunità per riscoprire il centro storico di Firenze da un inedito punto di vista, magari partendo dall’Hotel Savoy Rocco Forte, nella centralissima piazza della Repubblica, da oltre cento anni in cima alle preferenze di viaggiatori esigenti e globetrotter del gusto. Una destinazione elegante e di charme, ubicata a pochi metri dal Duomo del Brunelleschi, circondata dai leggendari caffè storici fiorentini Pascowsky, Gilli, Giubbe Rosse, diretta con cura e passione dal General Manager Giancarlo Rizzi, una delle perle della Rocco Forte Hotels che con il suo inconfondibile stile rappresenta la quintessenza del lusso e del comfort.

Hotel Savoy, Lobby

Il restyling del 2018 non ha fatto che riaffermare il gusto raffinato di Olga Polizzi, sorella di Sir Roccoforte, che in collaborazione con Laudomia Pucci ha ripensato la reception e realizzato riuscite variazioni alla hall, ai corridoi, agli spazi comuni, progettando le camere una per una e coinvolgendo i migliori artigiani locali. Il numero delle camere è stato ridotto a 80 e quello delle suite a 30, in favore di spazi ancor più raffinati e ampi, impiegando tessuti pregiati, sete toscane, opere d’arte, oggetti di design e raffinati arredi, che impreziosiscono il lussuoso palazzo di proprietà dei Ferragamo in piazza della Repubblica, cuore pulsante della splendida Firenze. Straordinarie le nuove Junior Suite e Grand View Suite, e soprattutto la maestosa Duomo Presidential Suite, che si affaccia da un lato su piazza della Repubblica e dall’altro sulla cupola del Brunelleschi, che è quanto di più chic si possa immaginare.

Presidential Suite

Un hotel luxury che è parte integrante del tessuto cittadino, dove l’intimo legame tra il Savoy inaugurato nel 1893 e la città di Firenze, si riafferma ancora una volta con una collaborazione di alto livello, quella con l’Officina Profumo, Farmaceutica di Santa Maria Novella, una delle più antiche farmacie al mondo che aprirà i suoi ambienti storici attraverso l’organizzazione di visite private all’azienda di Via della Scala, o nel bellissimo Giardino di Santa Maria Novella, sulle colline di Castello, poco distante dalla Villa Medicea della Petraia.

Exclusive Suite

Ma Savoy significa anche alta cucina. La filosofia del ristorante Irene dell’Hotel Savoy, è una buona occasione per rivivere l’estro dello chef Fulvio Pierangelini, grande solista della cucina italiana, che ispira le scelte gastronomiche dei ristoranti del Gruppo Rocco Forte, indicando la strada insieme a un team consolidato. Una cucina dai rimandi mediterranei che vede in primo piano l’Head Chef Giovanni Cosmai insieme al Sous Chef Massimo Laise e si ispira alla grande tradizione regionale italiana, proponendo percorsi gastronomici coinvolgenti. Un bistrò toscano firmato Fulvio Pierangelini, che guarda con rispetto ai classici della tradizione toscana, e a materie prime locali e stagionali di altissima qualità, interpretando una cucina fatta di leggerezza e territorio in omaggio all’universo femminile, alla moglie di Lord Charles Forte, madre di Sir Rocco Forte e a Olga Polizzi sua sorella.

Ristorante Irene, Terrazza

Ma Irene è anche nonna di Lydia e Irene Forte, figlie di Sir Rocco, attivamente impegnate nel brand fondato dal padre. Gli spazi del ristorante e del bar del lussuoso hotel fiorentino, insieme alle efficaci atmosfere vintage, che richiamano allo stile degli anni ’50, a partire dall’imponente e contemporaneo lampadario composto da colorati cilindri, fino alle sedie e al tovagliato in lino, sono frutto del pensiero di Olga Polizzi, Design Director della Rocco Forte Hotels. “Il bistrò è una celebrazione della donna” afferma lo chef Fulvio Pierangelini “e delle tante sfaccettature dell’universo femminile. Incarna i tratti di una personalità carismatica, un po’ insolente, libera, contemporanea, intrigante, sfrontata, maliziosa, irreverente. La cucina è una storia di donne” continua lo chef “noi uomini ci siamo appropriati di questo luogo intimo e seppure abbiamo avuto successo siamo ancora degli intrusi. Sono le donne che detengono il gesto, la bellezza del gesto”.

Giovanni Cosmai e Fulvio Pierangelini

Si comincia con il cocktail Negroni, che proprio a Firenze si è originato nel 1919, grazie all’intuito del conte Camillo Negroni e al genio del barman Fosco Scarselli, che qui è preparato a regola d’arte dall’ Head Bartender Denis Giuliani. Una miscela dagli equilibri seducenti, ottenuta con Tanqueray, vermouth rubino, Campari bitter, che dopo essere stato miscelato viene lasciato ad affinare in acciaio quattro settimane, per essere abbinato a cruditè di verdure fresche e a una golosa montanarina (piccola pizza fritta al pomodoro e basilico di tradizione campana); si prosegue con i pomodorini siciliani freschi crudi da condire con olio d’oliva, aceto balsamico tradizionale La Bonissima e un cestino di pani artigianali con farine bio (tra cui l’ottimo pane del Mugello) in una consolidata tradizione di accoglienza; poi gli scioglievoli gamberi di Mazara del Vallo ben sposati ai carciofi Morellini crudi croccanti dalle piacevoli note lattiche indotte dalla ricotta.

Ristorante Irene

Si prosegue con la dorata e croccante frittura di calamari e verdure; gli straordinari ravioli ripieni di pappa al pomodoro, in osservanza alla tradizione toscana, conditi con pecorino giovane e burro chiarificato montato (che valgono il viaggio); il polpo freschissimo ripassato tre volte nella sua cottura, con un fondo di burrata, pomodorini siciliani gialli e rossi, e patate al sale, cotte a bassa temperatura con una marinatura finale; per chiudere con le suadenti crespelle con crema pasticcera, marmellata all’arancia, gelato vaniglia; e i classici cantucci e le praline al cioccolato e vino santo. Il servizio è fluido e attento, grazie al coordinamento del Restaurant Manager Endrit Prifti. Il personale cerca con discrezione l’incontro con il cliente, non solo nel racconto emozionale dei piatti ma anche nella narrazione del magnifico contesto rinascimentale nel quale sono immersi l’Hotel Savoy e Irene.

Ravioli ripieni di pappa al pomodoro

E dopo aver provato l’ospitalità del Savoy, non resta che perdersi per le vie e le piazze della città di Dante, che alla fine del Duecento risiedeva in una Firenze molto diversa da come la conosciamo oggi, lacerata da lotte intestine. Possenti cinta di mura circondavano l’abitato fatto prevalentemente di case in legno; non erano ancora state realizzate la Cupola del Brunelleschi e il Campanile di Giotto, mentre il Ponte Vecchio – costruito verso la metà del primo secolo a.C. – ai tempi di Dante era in legno, con cinque arcate in pietra, ed era largo metà delle attuali dimensioni. In una città in fermento urbanistico e letterario, piena di cantieri, si iniziava la costruzione di Palazzo Vecchio e si ampliava la basilica di Santa Maria Novella, insieme a numerose altre opere. Una città che Dante vedrà così prima di incorrere nell’esilio.

Si possono scoprire tracce di Dante nei piccoli borghi di Scarperia, San Piero, Borgo San Lorenzo e Marradi, punto di partenza di un tour che si estende all’Italia intera, ma anche riscoprire il cuore della città dell’Arno, partendo dall’ottagonale Battistero di San Giovanni, dove il poeta venne battezzato il 26 marzo 1266; proseguendo con la chiesa di Santa Margherita dei Cerchi, dove Dante rimase soggiogato dalla bellezza di Beatrice Portinari, amore della sua vita e musa ispiratrice. In via Dante Alighieri di fronte a piazza san Martino, si trova la casa dove nacque e visse Dante, come ricorda una targa, l’altra abitazione di cui si è meno certi è invece in una piazzetta poco più in la della Chiesa di Santa Margherita.

Panorama su Firenze dalla Junior Deluxe Suite dell’Hotel Savoy

Gli appassionati del poeta non potranno non visitare il Museo dedicato a Dante (museocasadidante.it) in via Santa Margherita 1, sviluppato su tre piani, per rivivere una Firenze duecentesca che nella Divina Commedia il poeta rimprovera di essere preda della corruzione, del potere e del denaro, rimpiangendo i tempi virtuosi e tranquilli dei suoi avi, quando era dominata da Carlo Magno un secolo prima. Accanto a dove ora sorge la Torre della Castagna, che risale al III secolo, un tempo c’era la chiesa di San Martino al Vescovo, luogo sacro dove nel 1285 Dante sposò Gemma Donati. Sul lato sinistro di piazza Santa Croce si può ammirare la statua in marmo dedicata a Dante dallo scultore Enrico Pazzi nel 1865, mentre in piazza delle pallottole, si trova il Sasso di Dante, traslato dalla precedente ubicazione accanto al Duomo, dove si narra che il poeta fosse solito sedersi.

Una devozione verso il sommo poeta che ha coinvolto anche la Regione Emilia Romagna che ha pensato di contribuire alle celebrazioni, creando un treno che colleghi Firenze a Ravenna, la prima dove il sommo poeta nacque e la seconda dove terminò di scrivere la Divina Commedia, visse fino alla morte nel 1321 ed è sepolto. Un vero e proprio tour letterario con un convoglio storico messo a disposizione da Ferrovie dello Stato, attraverso le località ‘dantesche’ più significative tra Emilia Romagna e Toscana. Firenze ha voglia di ripartire e propone eventi culturali di alto profilo connessi al suo luminoso passato, non solo legati al sommo poeta. Imperdibile la facciata di Palazzo Strozzi oggetto di un importante intervento di JR, famoso artista contemporaneo che ha riletto l’iconico esterno del leggendario edificio del Rinascimento fiorentino, realizzando un’opera site specific intitolata “La Ferita”, a proposito del tema scottante dell’accessibilità ai luoghi della cultura durante la pandemia. Mentre all’interno del palazzo, dal 28 maggio al 22 agosto, si terrà “American Art 1961-2001”, una grande mostra che racconta l’arte moderna negli States tra l’inizio della Guerra del Vietnam e l’attacco dell’11 settembre 2001, con opere di artisti del calibro di Andy Warhol. E si potrà scoprire una Firenze inedita, andando alla ricerca delle 180 ‘buchette’ del vino ubicate nel centro storico e fuori dalle mura, in un curioso itinerario attraverso gli originali ‘finestrini’ per la mescita del vino che a partire dal ‘500 per quattro secoli erano visibili al pian terreno dei palazzi aristocratici.

 

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