ISTANBUL: “LA SABBIA CALDA È MIO PADRE, IL BOSFORO MIA MADRE”

Photo by Mauro Parmesani

 

Il tram procede lentamente, aprendosi la strada tra una folla compatta che si scansa all’ultimo momento lungo la movimentata via pedonale di Istiklac Caddesi, nel quartiere di Beyoglu.

Istanbul, Istiklac Street

La strada più famosa di Istanbul che converge, nell’altrettanto famosa piazza Taksim. Istiklac è sempre affollata giorno e notte dagli adoratori della movida cittadina. Un pulsare di umana energia, richiamata da negozi, show room, palazzi di stampo ottomano e moderni, ristoranti, fast food ed originali gelaterie in cui, più che il gelato, è l’arte di destreggiarsi con complicate evoluzioni di coni che appaiono e scompaiono ad attirare gli avventori. Qui si esibiscono molti artisti di strada per guadagnarsi la giornata.

Istanbul, Istiklac Street

Da una parte, un gruppo di ragazze volteggiano al ritmo musicale di hip hop, con un folto pubblico ad ammirarne le evoluzioni. Poco lontano Hassan, nel suo rigoroso costume bianco, si esibisce nella mistica danza dei Dervishi rotanti. Non a caso siamo nelle vicinanze del Museo Galata Mevlevi Muzesi, antico monastero sufi, in cui i discepoli, continuando gli insegnamenti di Mevlana, celebrano il misticismo personale con Dio attraverso la preghiera, la musica e la spettacolare danza rotante. Il museo è visitabile per chi ama approfondisce la cultura Mevlevi.

Istanbul, Istiklac Street

Istiklal è lo specchio perfetto di Istanbul, una megalopoli di quasi 20 milioni di abitanti dal volto moderno e frenetico, con edifici che toccano il cielo e un traffico infernale, spesso paralizzato per gli incessanti lavori di ammodernamento. Che si cammini nel quartiere di Besiktas o, nel modernissimo Galataport Istanbul affacciato sul Corno d’Oro, il volto moderno e irresistibile affiora prepotentemente fra le pieghe della storia millenaria della città dai tre nomi: Bisanzio, Costantinopoli ed infine Istanbul, Patrimonio dell’Umanità dal 1985. Unica al mondo ad estendersi su due continenti. Da un lato i pendii collinari dell’Europa (Tracia) e, dall’altro le propaggini del continente asiatico (Anatolia), divisi dai 31,7 km dello stretto del Bosforo, il tratto di mare che collega il Mar di Marmara, con il Mar Nero.

Istanbul: il Bosforo (uno dei tratti di mare più navigati al mondo)

Una città globale da scoprire continuamente, senza fretta e senza meta, come scrivevano Georges Simenon “girovagare senza meta in balia del vento e del caso”, e Umberto Eco “per conoscerla bene c’è un solo modo: girarla da solo a piedi smarrendosi”.

Istanbul, Ciragan Palace Kempinski

In balia del vento, come quello fresco che spira navigando sul Bosforo, ammirando i quartieri europei che si dividono tra moderne costruzioni e affascinanti palazzi ottomani, spesso trasformati in eleganti hotel, come il Ciragan Palace Kempinski Istanbul, icona dell’accoglienza di lusso, con le sue eleganti 310 camere e suite, distribuite fra la parte nuova e l’antico palazzo imperiale ottomano, in cui si trova il raffinato ristorante gourmet Tuğra, gestito magistralmente dall’executive chef Sezai Erdogan, che trae ispirazione per le sue ricette, dagli antichi menù dell’Impero Ottomano. Non lontano, un altro indirizzo imperdibile della cucina d’autore: il ristorante Novikov Istanbul, del Mandarin Oriental Bosphorus, il regno del pesce fresco, da scegliere e farsi cucinare al momento o gustare crudo.

Sulla stessa sponda del Bosforo, si trova la moschea di Ortakoy, i cui minareti danno l’impressione di toccare il vicinissimo ponte del Bosforo, costruito tra il 1970 e 1973 da inglesi, tedeschi ed anche italiani.

Fortezza di Mehmet II il Conquistatore

Più avanti, si erge la fortezza di Mehmet II il Conquistatore, settimo sultano della dinastia Ottomana che, nel 1453, sconfisse i Bizantini, arroccati nella loro capitale Costantinopoli.

Sulla costa asiatica l’atmosfera è decisamente più tranquilla, sembra di vivere in una città diversa, con i quartieri di Beykoz e di Kuzguncuk, quest’ultimo ritrovo di artisti e bohemienne, oltre che di numerosi show room di artisti turchi e internazionali, come il designer Omar Baban.

Istanbul, Santa Sofia

Il promontorio che si affaccia sul Corno d’Oro è il cuore pulsante della città, Piazza Sultanahmet ne è il simbolo incontrastato. Da qui si possono ammirare due dei capolavori cittadini: Santa Sofia (Aya Sofya), costruita nel VI secolo, per volere dell’Imperatore romano Giustiniano. Santa Sofia, come scrisse Petros Markalis nel libro La balia, “sembra costruita in modo che uno guardi sempre verso il cielo e mai verso l’abisso. Invano tenti di ancorarlo al basso, alle cose terrene, perché quello sale verso l’alto, verso le colonne, gli archi del matroneo, le cupole e le finestre che illuminano scenograficamente, con il chiaroscuro, il nartece. Mi guardo intorno, per vedere se qualcuno ha gli occhi rivolti verso il basso: nessuno”.

Poco lontano, la Moschea Blu con i suoi sei minareti. Il nome lo si deve alle maioliche turchesi Izniki che rivestono completamente l’interno. Lungo il promontorio del Serraglio, sorge la magnifica residenza dei sultani, il Palazzo Topkapi. Famoso per il tesoro imperiale, con lo splendido Dagger Topkapi, il pugnale nel cui manico sono incastonati diamanti e smeraldi e, per l’immenso harem, in cui le favorite del sultano conducevano un’esistenza da uccellini in gabbia, come scrisse una di esse: “sono una donna dell’harem, una schiava ottomana, concepita in un atto di sprezzante violenza, nata in un sontuoso palazzo. La sabbia calda è mio padre, il Bosforo mia madre. La saggezza il mio destino, l’ignoranza la mia condanna. Posseggo schiavi e sono schiava”.

Istanbul, Ask-iRuba Kafe

Nell’antico quartiere ebraico di Balat, ci abbandoniamo al dolce far niente, al Kief, come affermano i turchi, “un odore dolce e speziato insieme, che poi è l’odore di tutta la Turchia” come affermava Georges Simenon si sprigiona nell’aria assaporando un caffè rigorosamente alla turca, preparato dalla graziosa Nagihan, nel suo Ask-iRuba Kafe, facendo bollire la mistura in un pentolino di rame semicoperto dalla sabbia rovente per poi servirlo lasciandolo depositare in una tazzina di pregiata porcellana.

Instanbul

Osservando il fondo depositato per decifrare il futuro, non si può dimenticare che, come disse Alphone de Lamartine: “se a un uomo venisse concessa la possibilità di un unico sguardo sul mondo, è Istanbul che dovrebbe guardare”.

 

                                                                                                           Nagihan, Ask-iRuba Kafe

 

 

 

Cover: Istanbul, Torre di Galata