DAMILANO, MIRABILI DECLINAZIONI DI BAROLO
In questo periodo mi capita (e le ragioni vi appariranno umanamente comprensibili), di bere compulsivamente più vino del solito. Ma c’è un’altra attività che è di pari intensità, quella di andare a ricercare con famelica bramosia nei miei appunti di degustazione le emozioni più memorabili dei mesi trascorsi, una specie di elaborazione del lutto di non poterle fare ora.
Tra le tante, non posso dimenticare quella di Damilano, cantina storica eppure modernissima di Barolo. Una storia iniziata addirittura nel 1890 quando, nel comune appunto di Barolo, Giuseppe Borgogno, bisnonno degli attuali proprietari, iniziò a coltivare e vinificare le uve di proprietà.
Con la generazione successiva, quella di Giacomo Damilano, la cantina assume il nome attuale, mentre dal 1997 la conduzione dell’azienda è in mano ai suoi tre nipoti: Guido, Mario e Paolo Damilano.
Ho sempre ammirato Damilano per due motivi: il primo, più scontato, la straordinaria qualità e pulizia dei suoi vini. La seconda quella di rappresentare un punto di riferimento, un’azienda icona, che chiarifica, agevola la conoscenza. Se un marziano scendesse sulla terra e mi chiedesse cos’è il “barolo”, non perderei tempo in chiacchiere e gli metterei sotto il naso un calice di Barolo Damilano.
Ora, però, arriva il bello. Perché generalizzare in “Barolo”, per Damilano, è quasi un’offesa. Barolo è in ultima analisi la “ratio” della loro eccellenza. Ma quest’ultima deve necessariamente essere declinata attraverso i terroir che la sanno esprimere, ognuno secondo la propria identità. E’ questa la forza del Barolo di Damilano, lo è per tutto il territorio delle Langhe: un’unica immagine di luminosa e straordinaria virtù produttiva, che come tutte le immagini va scomposta in pixels, sempre più piccoli, una miriade di singoli fotogrammi dal valore inestimabile.
Damilano ha 40 ettari di vigneti, tutti allocati nel cuore della produzione del Re dei Vini: Barolo, Monforte, Grinzane Cavour, Novello, La Morra, Casorzo. Tra essi ci sono quelle vigne che hanno identificato il loro nome con una sorta di sinonimo della leggenda: Cannubi, ma anche Brunate, Cerequio, Liste, Raviole. I padri e le madri di una prole unica.
Ecco quindi che scorrendo la gamma dei vini di Damilano è come recitare a memoria la formazione di una squadra di calcio leggendaria, tipo “Sarti, Burnich, Facchetti, Bedin, Guarnieri, …” oppure “Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, …”.
Altre formazioni leggendarie adesso non mi vengono in mente …
Barolo Raviole 2015
94/100
Raviole è l’ultimo nato nella collezione dei cru di Damilano, 1,30 ettari di vigna nei pressi del Castello di Grinzane Cavour. Qui Cantina Damilano ha creato, per prima, l’omonimo Barolo cru a partire dall’annata 2015. 6.500 le bottiglie prodotte e circa 100 Magnum.
Floreale e fruttato, un vino allegro, vigoroso, giovanile, attraente e dilettevole. Eleganti aromi ematici e di sottobosco segnano il volto di questo Barolo donando un’espressione più matura e affascinante degli anni che ha. Al palato è di grande eleganza, fine e suadente.
Barolo Brunate 2015
95/100
Brunate (o Brinate nel nome originario) è una vigna che si trova nel comune di La Morra, 25 ettari con esposizione a sud. La resa è di 50 quintali di uva per ettaro e la produzione media annua è intorno alle 2900 bottiglie.
Un vino maturo e complesso, che sa esprimere intriganti aromi di ciliegia sotto spirito, erbe, spezie e funghi, un bosco in miniatura di sensazioni emozionanti. Al palato è di un’eleganza raffinata, con un tannino che sembra un diamante intagliato.
Barolo Cerequio 2015
95/100
Cerequio è un anfiteatro di vigne sul balcone delle Langhe, fra Barolo, Castiglione Falletto e Monforte, protetto dai venti freddi. Qui Damilano coltiva 0,6 ettari di proprietà che si trovano nel comune di La Morra, proprio accanto al vigneto Brunate. La resa è di 50 quintali per ettaro. A seconda della vendemmia ne vengono prodotte circa 2.700 bottiglie.
Ecco il Barolo, punto. Quello arcaico, ancestrale, che è nella testa di chi ama questo vino. Un Signore duro e puro, mentre legge i classici davanti al camino acceso. Ecco infatti quella deliziosa nota fumé, che sembra spingerti a ripercorrere un viaggio a ritroso nel tempo. Poi il frutto, nitido, puro, elegantissimo, una ciliegia matura appoggiata su un letto di erbe spontanee. Al palato è ancora lui, il Signore del Barolo, che si toglie il cappello, sorridendo. Non è poi così burbero. E gli piace parlare amabilmente.
Barolo Cannubi 2015
96/100
Cannubi è il Grand Cru del Barolo. La famiglia Damilano ha interpretato con passione questo territorio, creando a partire dalla vendemmia 1997 un vino straordinario in fatto di stile ed eleganza. Sono prodotte circa 45.000 bottiglie annue.
È lui il nostro preferito, non c’è dubbio. È un cavallo di razza, libero, elegante, perfetto. Il suo aroma è una fusione ideale di profumi fruttati e animali, e l’enzima di tanto splendore stilistico è una balsamicità incredibile, pressoché celestiale. Ti spinge la testa nel calice a più riprese, ti rapisce, non ti puoi sottrarre. La sua freschezza, la sua nobiltà e la sua profondità tra nuance di caffè e cioccolato, sono da capogiro. Poi ecco un tannino millimetrico, che ti fa ricordare che non basta solo osservare un corpo perfetto e materico. Bisogna assaporarlo, con calma, centimetro per centimetro.