ERSTE+NEUE: NELLA FORZA DEL PASSATO, IL FUTURO DEL VINO ALPINO

L’Alto Adige è una regione vinicola in cui da sempre cooperazione e cantine produttive rappresentano la punta di diamante di un territorio variegato e frammentato. Appezzamenti piccoli – mediamente di circa 7.000 metri quadri (0,7 Ha) – rese basse e mani contadine a rappresentare un’esperienza enologica varia e attuale, una narrazione che si compone di eccellenza e di altissima qualità, non solo per il territorio di partenza – il Lago di Caldaro, così come peraltro tutto l’Alto Adige – ma per la sua centenaria storia vinicola sottolineata ancora una volta dalle raffinate interpretazioni della linea Puntay di Erste + Neue. Genesi datata 1986 e ingresso nel 2016 in Cantina Kaltern, segnano il recente percorso della prima Cantina Sociale altoatesina, in verità ben più lungo e radicato all’interno dell’incredibile scenario produttivo di vigneti terrazzati tra Lago di Caldaro e la Valle Isarco.

 

Oggi Erste+Neue vanta 190 ettari di proprietà e circa 300 soci in un rapporto socio superfice di 5.000 m2 con le specificità di vigneti in altitudine fino a 820 metri di altezza. Il terroir, vien da sé, è facilmente servito. Latitudini, clima, suolo e spirito alpino, compongono l’eccellenza e la filosofia di questo microcosmo in modelli interpretativi unici, legati alle uve indigene e a vinificazioni non standardizzate. È il capitale umano, nella figura del Kellermaister Andrea Moser, a coniugare con carattere e coerenza la materia prima, l’annata e la vendemmia, rinnovando anno dopo anno la ricchezza autenticamente alpestre di Puntay Chardonnay, Weissburgunder, Sauvignon, di Puntay Pinot Nero Riserva, Kaltersee Classico Superiore o del Lagrein Riserva, confermandone in una nuova brand identity fama e tradizione. Il lavoro in vigna, le parcelle posizionate sui pendii più bassi della Mendola, le mani che raccolgono l’emozione del buon bere, diventano il moderno storytelling, narrazione di una ormai indispensabile filosofia di sostenibilità per vini migliori. Vini che si elevano accostati a una materia prima genuina, spogliata di fronzoli e geometrie come le Ostriche con patate, friggitelli e salsa allo Champagne o il Risotto con lampone e crema di erbe, un gusto delicato che si ricompone nel piacere del Morone, mela verde e salsa al curry dello chef bistellato Antonio Guida, SetaMandarin Oriental, maestro di equilibri e perfezione in un turbine d’ispirazione prettamente Mediterranea.

La storia, il presente e il futuro, la conservazione del proprio patrimonio, la spinta al cambiamento, l’influenza del cambiamento climatico, la ricerca e l’apprendimento, sono l’eterogenea chiave di lettura al servizio della linea Puntay: la più alta espressione di un’essenza autentica, tratteggiata da aromi intensi di frescura alpina.

 

DEGUSTAZIONE

 

 

Puntay Pinot Bianco 1988

92/100

È la mineralità graffiante a dominare dopo ben trentatré anni la forza di un Pinot Bianco che mette da parte il tempo, assuefatto alla profondità di un corpo che si sublima in sostanza spirituale. Il naso allude a note “rieslingeggianti”, lievi sensazioni di idrocarburo e canfora in un equilibrio che si fissa al centro bocca, monolita di polpa e raffinata sostanza.

 

Puntay Pinot Bianco 1990

93/100

Emerge, contenuta e composta, l’acidità, anch’essa placata dalla prepotenza di tre decadi che sembrano non scalfire una materia cementata in una struttura salina. Acidità alte, quindi pH bassi, il segreto di eterna longevità. Vini alpini, vini minerali e rocciosi, vini arroccati su note tostate e balsamiche che cedono il passo alla dolcezza dei fiori di camomilla e burro di nocciola.

 

Puntay Pinot Bianco 2005

92/100

Un equilibrio straordinario domina anima e corpo, naso e palato di un Pinot Bianco in perfetto contrasto acido sapido, custode gustativo del terroir, quintessenza di una ricetta alchemica chiamata territorio. La sua natura intima non tralascia di raccontare l’eleganza e la verticalità, il gusto codificato nel corredo genetico del Weißburgunder.

 

Puntay Pinot Bianco 2019

89/100

Le radici del Pinot Bianco appartengono all’Alto Adige, un presente inglobato nell’identità di terreni calcareo-porfirici e fermentazioni in parte spontanee. Bouquet floreale, gusto pieno ricamato sull’agrume e su una mordace salinità, guidata in una lineare e determinante acidità, per un lungo ed equilibrato invecchiamento.

 

erste-neue.it