FRESCO DI MASI, ELOGIO DELLA SEMPLICITÀ
Normalità, quotidianità, pura semplicità: sono concetti che nel mondo del vino troppo spesso passano in secondo piano, sovrastati dalla ricerca a tutti i costi di un “pensiero complesso”, come se la purezza e la genuina capacità del vino di raccontare una storia debba, per forza di cose, ricoprirsi di orpelli e significati che più sono enigmatici più, in teoria, rendono eccellenza. Ma, a guardar bene, la qualità di un vino è un concetto lineare, del tutto elementare. Ecco l’ambito in cui è nato due anni fa il progetto “Fresco di Masi”, una nuova – oppure antichissima, dipende dai punti di vista – idea di vino figlia di un lavoro di sottrazione: portare in una bottiglia unicamente il gusto dell’uva, regalando ad un pubblico giovane e sempre più smaliziato una suggestione “senza pensieri”.
Masi Agricola lancia così sui mercati internazionali due vini biologici interpreti di una rinnovata visione di sostenibilità, per un’esperienza dal sapore autentico e naturale. Il progetto si basa su presupposti per certi versi rivoluzionari: minimizzare l’intervento dell’uomo sulla natura, ritornare alle origini, ricercando la vera essenza del vino.
“L’idea di ‘Fresco di Masi’ nasce proprio da qui” ci racconta Raffaele Boscaini, Responsabile del Gruppo Tecnico e settima generazione della famiglia proprietaria di Masi: “vini sinceri, all’insegna della genuinità, semplici come una volta, ma buoni come ci si aspetta oggi. Abbiamo ricercato il percorso più breve dal vigneto al bicchiere “uva-mosto-vino” e ottenuto vini moderatamente alcolici e caratterizzati da un gusto immediato di frutta fresca”.
D’altronde semplicità non significa affatto banalità: Fresco di Masi, infatti, risponde alla sensibilità dei nostri tempi che passa attraverso la ricerca di un consumo sempre più responsabile e attento al benessere degli individui e del pianeta.
È, quindi, espressione dell’anima innovativa dell’Azienda, da sempre all’avanguardia nella ricerca in vigneto e in cantina e che, grazie a questo progetto, prosegue nel suo costante impegno nella sostenibilità, coniugando i benefici delle tecniche organiche con la ben nota qualità Masi e la visione culturale dei suoi vini.
Il concetto di naturalità tout court è espresso proprio dal nome: fresco come il pane fragrante di forno, come l’uovo di giornata, come il latte appena munto, come l’acqua di fonte bevuta nel palmo della mano, come il grappolo d’uva appena colto. E Fresco di Masi indica la massima naturalità e integrità di un vino genuino, vegano, prodotto da uve biologiche vendemmiate nelle ore più fresche e subito vinificate solo con i lieviti selvaggi dell’uva stessa, decantato naturalmente e non filtrato, senza appassimento, senza passaggio in legno.
Anche la scelta del packaging è stata indirizzata da questo virtuoso sguardo al futuro: ogni dettaglio è studiato nel massimo rispetto dell’ambiente, la bottiglia è leggera in vetro completamente trasparente, il tappo realizzato in sughero agglomerato con polimero naturale, non c’è la capsula affinché il prodotto sia totalmente plastic free. L’etichetta colpisce la curiosità per una palette di colori e accostamenti cromatici inediti: è una reinterpretazione del disegno originale ispirato a un’acquaforte del Settecento che caratterizza i vini icona di Masi, come Campofiorin e Costasera Amarone.
Saranno 120.000 (con una prevalenza numerica per il rosso) le bottiglie prodotte di Fresco di Masi: due etichette, un bianco e un rosso, entrambe Verona Igt. A significare con forza il legame con la terra veneta, il Fresco di Masi Bianco nell’annata che abbiamo degustato, la 2020, è un assemblaggio di Garganega (60%), Chardonnay (25%) e Pinot Grigio (15%): le percentuali potranno variare di anno in anno, quello che rimarrà immutato è il profilo olfattivo e gustativo di un vino di straordinaria piacevolezza, tra intensi aromi fruttati e una bella vena acida al palato. Sulla stessa lunghezza d’onda viaggia sicuro Fresco di Masi Rosso, in cui la Corvina (70%) firma lo stile, assieme al Merlot: anche qui la frutta rossa fragrante, fragola in particolare, disegna sinuose curve aromatiche di piacevolezza assoluta.
Equilibrio, leggerezza e gradevolezza: due bottiglie – Deo gratias! – a cui approcciarsi semplicemente con il gusto di bere un buon vino. In un momento storico in cui lo stare insieme in libertà è così dolorosamente precluso ad ognuno di noi, lanciare sul mercato un vino che è un vero e proprio inno alla condivisione e alla felicità, è decisamente un buon segno e, soprattutto, un messaggio benaugurante di cui avevamo sinceramente bisogno.