LA PONCA, L’IDENTITÀ DEL COLLIO
Quando si parla di viticoltura di qualità, in Collio, c’è un termine che ne determina l’identità: Ponca. Un terreno in cui si alternano marna e arenaria, che i friulani chiamano appunto Ponca, una particolare conformazione rocciosa associata alla viticoltura solo nell’area a cavallo tra Friuli, Slovenia e Istria. Dal punto di vista geologico è identificabile con altri terroirs che si originano da bacini sedimentari come Chianti, Brunello di Montalcino, Barolo, Chablis, Sancerre. La differenza sostanziale è che questi si sono formati in mari profondi mentre la Ponca si è formata in bacini lacustri, non molto profondi e soggetti a correnti di torbida che hanno determinato questa frequente alternanza di strati duri e teneri. La Ponca si presenta quindi come un’alternanza di strati duri caratterizzati da sabbie cementate dal calcio (l’arenaria) e uno strato più tenero (la marna) formata da limo debolmente cementato.
La marna è facilmente disgregabile per azione meccanica o a causa di eventi climatici. Un sistema molto fragile e alterabile che richiede, da parte del viticoltore, una particolare conoscenza e attenzione nelle operazioni di preparazione dei siti dove piantare la vigna. La Ponca prende diversi nomi a seconda delle zone, i sinonimi più diffusi sono Laporn e Soudan nella valle di Vipacco e Tassel nella zona che da Trieste arriva all’Istria. L’alternanza degli strati non è uguale dappertutto ma presenta vistose differenze tanto che si può parlare di Ponche. Quello che però rende caratteristica la Ponca è il susseguirsi di marne ed arenarie che crea una perfetta macchina per regolare la disponibilità idrica della pianta. L’acqua circola lungo lo strato duro di arenaria scendendo in profondità attraverso un perfetto sistema di drenaggio dell’acqua in eccesso. La marna invece funge da spugna, assorbendo l’acqua e trattenendola nel suolo. Nei momenti di necessità la marna rende disponibile l’acqua accumulata per la vite e il suo sviluppo fisiologico. Questa condizione si viene a creare solo se il vigneto è coltivato in collina e se i lavori di preparazione delle terrazze, con le operazioni di sterro e riporto, consentono un corretto rapporto tra terra smossa e roccia madre. Le radici della pianta, infatti, non si muovono in profondità se la terra è eccessivamente smossa e rimaneggiata ma tendono ad approfondirsi solo se incontrano gli strati della roccia. Tale caratteristica crea alla fisiologia della pianta degli stress utili a indurre un metabolismo della vite volto alle produzioni di qualità. Per la vite, infatti, questo tipo di suolo ne limita la vigoria, garantendo così basse produzioni, uve mature anche in annate infelici e spiccata mineralità nei vini sia a livello olfattivo che gustativo.
Dove emergono le marne, il terreno è molto impermeabile con la conseguenza di provocare uno scorrimento superficiale delle acque piovane e quindi una facile erosione. A causa di questa erosione i viticoltori sono stati costretti a terrazzare le colline per impiantare le vigne evitando il “consumo” dei colli e lo scalzamento delle viti. Questi terrazzi sono diventati così una caratteristica delle colline del Collio che in alcune zone sono definite “ronc”, in friulano, ovvero “ronchi” termine che sebbene non esista nel vocabolario della lingua italiana, sottolinea non solo la caratteristica del paesaggio, ma ha assunto anche il significato di collina vocata alla produzione di vini di qualità.
TENUTA LA PONCA
Nomen omen, Tenuta La Ponca nasce nel 2004 dall’amore per la terra della famiglia Mason. Paolo Mason eredita la passione della terra e della coltivazione della vite dal padre. Da sempre affascinato da questo mondo, decide di andare alla ricerca di una terra vocata alla produzione di vini bianchi di qualità e gli eventi lo portano a Scriò, un piccolo borgo nel comune di Dolegna del Collio in provincia di Gorizia. Le colline che scopre si trovano nella parte più vocata della zona del Collio per la produzione di vini bianchi e assecondando il suo istinto inizia la sua avventura.
“La prima volta che mio padre vide queste colline se ne innamorò” ci racconta Paola Mason, socia titolare insieme al fratello Giorgio dell’Azienda “non solo per la bellezza del luogo, ma soprattutto per l’aria che si respira. Scriò si trova, infatti, al vertice Nord del Collio e qui le condizioni pedoclimatiche sono uniche. Il clima ventilato, la vicinanza delle montagne, l’esposizione al sole delle nostre colline e le forti escursioni termiche fanno di questa parte del Collio una delle zone più vocate per la produzione di vini di pregio”.
Nel 2018 i figli Paola e Giorgio, che negli anni avevano sempre affiancato il padre Paolo in questa esperienza pur continuando a lavorare nei rispettivi settori professionali, decidono di entrare attivamente in azienda con l’intento di valorizzazione al massimo questo meraviglioso territorio e le sue indiscusse potenzialità.
La tenuta si sviluppa su una superficie di 45 ettari, di cui 11 sono coltivati a vigneto, mentre i restanti 34 sono coperti da boschi e prati, uno scrigno di biodiversità davvero unica e che svolge l’importante funzione di preservare la bellezza naturale di territorio incontaminato. Sei i vigneti che compongono la tenuta, caratterizzati tutti da un’esposizione davvero unica e suggestiva. Ognuno è stato battezzato con un nome che richiama le caratteristiche del luogo e del terreno: Pacial, dove viene coltivata la Malvasia e il Friulano; Petris, che presenta le varietà Sauvignon, Schioppettino e Malvasia; Paglizza, con solo Schioppettino; Skal, coltivato a Ribolla; Ronk, dove è presente il Sauvignon; Puoje, Coltivato a Ribolla.
I vigneti della Tenuta La Ponca, pur presentando al loro interno diversi microclimi per caratteristiche del terreno, altitudine, esposizione dei versanti, godono tutti di una ventilazione a regime di brezza che impedisce la stagnazione di aria e umidità, evitando lo sviluppo di muffe. Questi vigneti inoltre risentono molto del cambiamento di stagione e dell’escursione termica giornaliera, che permette alle uve di conservare una buona acidità fissa, con successiva produzione ed arricchimento di freschezza e di profumi.
“Nella scelta dei vitigni” spiega Giorgio Mason “abbiamo cercato di valorizzare le specie autoctone, e le varietà che meglio si adattano alle caratteristiche pedoclimatiche della zona. La nostra missione è quella di produrre vini nel rispetto dell’ambiente e del territorio, e di preservare i sentori primari con un ciclo di lavorazione naturale. Siamo consapevoli che chi ha in prestito dalla natura dei grandi vigneti ha anche la responsabilità di fare un grande vino e questo è il nostro impegno quotidiano”. In quest’ottica nel 2018 è terminata la conversione in biologico dell’azienda, un iter fortemente voluto e seguito nel dettaglio dalla famiglia Mason proprio nella consapevolezza di coltivare la vite in un luogo che richiede pochissimi interventi fitosanitari.
I VINI
“Il lavoro che svolgiamo in vigna e in cantina” ci dice Paola Mason “è quello di mettere la vite nelle condizioni di dare la miglior espressione che il Collio può offrire. Ed è sempre una felice scoperta vedere come in quest’area la vite, nella sua semplicità, compie naturalmente un’opera straordinaria, riuscendo a tradurre nel bicchiere la ricchezza del sottosuolo, il calore del sole a cui sono esposti i vigneti e la forza del vento che proviene dalle montagne limitrofe. A noi non resta che lavorare questi frutti con rispetto e sapienza, al fine di preservarne tutte le caratteristiche. Il risultato sono dei vini inconfondibili, per intensità e carattere. Niente meglio di essi può raccontare questi luoghi”.
LA DEGUSTAZIONE
Malvasia Collio 2018
Malvasia 100%
92/100
Proveniente dal vigneto Petris, è certamente il vino che ci ha colpito di più in termini di qualità e seduzione. Sfodera un aroma dolce e suadente, speziato, di frutta matura, di pesche e susine mature, poi vira tra soffi di cioccolato bianco e alghe marine. L’aspetto salmastro ritorna al palato, un sapore ricchissimo, a tratti opulento, burroso, avvolgente. Ma anche freschissimo, con tagli amari da antologia.
Friulano Collio 2018
Friulano 100%
91/100
Un vino di grande personalità, ottenuto esclusivamente da uve Friulano provenienti dal vigneto Pacial. Si apre con un ventaglio aromatico di estrema finezza, conturbante ed equilibrato. Intenso e floreale, frutta gialla succosa, erbaceo, con punte di stile tra il pepe bianco e il cardamomo. Al palato è di grande freschezza, ma anche polposo, materico, rotondo. Sfodera una vena amara di grande fascino. Potenza ed equilibrio.
Schioppettino 2017
Schioppettino 100%
91/100
Lo Schioppettino, chiamato anche Ribolla Nera, forse è il più noto vitigno autoctono friulano a bacca nera insieme al Refosco dal Peduncolo Rosso. È una varietà leggera di corpo che basa tutto sulle caratteristiche speziate. E’ quindi fondamentale avere un ambiente fresco con esposizioni prevalenti verso ovest. I vigneti come il Paglizza, prossimi alle montagne, sono ideali per l’espressione di questa varietà. L’aroma è di grande espressività: erbaceo e fruttato, piccante ed ematico, di notevole qualità. Al palato è asciutto, con un perfetto equilibrio acido. Un vino icona: mai banale, sempre piacevole.
laponca.it