RISTORANTE I PUPI, SONTUOSITÁ DEL GUSTO SICILIANO

Tornare al ristorante I Pupi a Bagheria, Palermo, ha sempre la caratterizzazione dell’opera prima: l’opera dello chef e patron Tony Lo Coco enuncia infatti un perpetuo “ricreare”, nell’impeto di un flusso artistico che si contamina di viaggi, sinergie e ricerca.

Artista ispirato dalle materie prime che seleziona in un territorio – quello della Conca d’Oro – che vanta il miglior pescato della costa tirrenica siciliana e dall’espressiva biodiversità degli orti, Tony Lo Coco veicola lungimiranza imprenditoriale ed avanguardia nell’intercettare le esigenze mutevoli di una clientela affezionata e dei flussi turistici internazionali che definiscono il ristorante I Pupi come meta fine dining.

Il contesto artistico e culturale di Bagheria, fin dal Settecento, ha visto esprimere una matrice alchemica nella definizione dell’armonia. Eletta sede di villeggiatura dell’aristocrazia palermitana, Bagheria diventò presto nota per le ville barocche, ville di rappresentanza che furono frequentate da nobili e letterati europei. Oggi Villa Cattolica è sede della galleria d’arte moderna, espone le opere donate da Renato Guttuso, antesignano del Neorealismo italiano.

Il ristorante I Pupi, nelle adiacenze di Villa Palagonia ed in continuità col suo portale allegorico, accoglie in un contesto lounge diffuso, sala e dehors non hanno soluzione di continuità con lo scenario artistico, sono teatri in cui va in scena una proposta dalla sofisticata raffinatezza e dai sapori nitidi della sontuosa passionalità siciliana.

Laura Codogno dirige e supervisiona un’accoglienza ed un servizio impreziosito dalla professionalità del sommelier Andrea Prizzi, autorevole della formazione internazionale ed attento ricercatore dei microcosmi siciliani. Lo stile puntuale ed elegante dello staff definisce un’ospitalità che trasmette, nell’impeccabilità della forma, la solarità e la familiarità di Laura e Tony, nel culto della convivialità più autentica.

Ai piatti storici del ristorante, che narrano l’epopea gattopardiana dei sapori e lo slang street food tradotto dalla tecnica magistrale, si aggiungono nei nuovi menù degustazione, gli ologrammi cinematografici che pongono come sempre la Sicilia al centro del mondo, nella stilizzazione evocativa delle portate.

Ostrica, wasabi fresco e tapioca s’interfacciano ad una brandade soffiata di merluzzo affumicato, nell’enfasi iridescente del cetriolo fermentato. Strutture cangianti che amplificano l’evocatività salmastra nella vertigine degli accenti aromatici.

Il Riccio è il contemporaneo manifesto delle contaminazioni che al ristorante I Pupi, codificano orizzonti in divenire: gli emblematici bon bon al nero di seppia e gelato alle gonadi di riccio virano oggi nella dimensione passionale della seppia che abbraccia i ricci in purezza, amplificando l’umoralità nella sorpresa della ‘nduja. Sensualità di texture e mineralità fondenti, tra vivaci “aculei” mimati dalla frittura degli spaghetti al nero di seppia.

La Sicilia stilizzata per dare coralità all’arancina: nell’irrisolvibile derby tra arancino catanese e arancina palermitana, il risotto allo zafferano più soave diventa un abbraccio voluttuoso per uno stufato eclettico di spezie e sfrigolante della panure croccante.

La triglia a beccafico ridefinisce la valorizzazione della regina dei pesci di scoglio: croccante delle cialde fragranti, si specchia nella crema aromatica all’alloro, uvetta, pinoli. Una portata ambasciatrice delle essenze panormite che sanno nobilitare con estro la sostenibilità degli ingredienti.

Nota a margine ma epifanica: la panificazione ha sempre alimentato la ricerca sperimentale dello chef Tony Lo Coco, anche nell’edizione contemporanea dei lievitati ed azzimi in degustazione, il ristorante I Pupi resta ai vertici della valorizzazione dei grani autoctoni siciliani. Semole dal valore nutraceutico e dalla sensorialità spiccata di frutta a guscio, camomilla ed elicriso, che si rivelano all’assaggio dei grissini tirati ad arte e del pane cotto a legna.

Il carosello dei dessert corrompe attraverso l’eclettismo di proposte intarsiate di soave design e accenti esperidati, che trascendono nello zenzero e nello yuzu. Dalla sfera di Cassata all’esotismo tropicale della mousse che narra i viaggi dello chef, planando sui petit four gioiello.

 

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