SENSORIA DOLOMITES, BENESSERE E BUONE LETTURE

“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… la lettura è un’immortalità all’indietro”. Una riflessione acuta di Umberto Eco, che ci conferma quanto leggere sia stato fondamentale per lui e lo sia per noi. Lo scrittore non ci ha lasciato solamente il capolavoro Il nome della rosa, pubblicato per la prima volta da Bompiani nel 1980 e tradotto in più di quaranta lingue. Tra i tanti lavori, gli sopravvive la rubrica che tenne sull’ultima pagina de L’Espresso dal 1985 al 1998, dove in più di un’occasione scriverà dell’importanza del leggere: “nella mia infanzia mi sono accadute, come a tutti, tante cose, persino di essere bombardato e vi assicuro che persino il ricordo di molte notti passate nel rifugio antiaereo, mentre si udivano scoppi sopra la testa e tuttavia, con gli altri ragazzi, si giocava, fanno parte eccitante del mio passato. Eppure, ho la sensazione di avere avuto un’infanzia lunghissima e piena proprio perché è piena di ricordi che ho rubato ad altri, li ho rubati a Sandokan e a Yanez mentre correvano con il loro praho i mari malesi, a d’Artagnan mentre duellava con il barone de Winter, all’Uomo Mascherato che perdutamente inseguiva Diana Palmer, e persino a Renzo e a Lucia in fuga sul lago di Como”.

La qualità della vita e la ricerca della nostra identità personale passano anche attraverso buone letture, quelle che ti fanno stare sveglio la notte, che ti fanno riflettere ed evadere da tutto e tutti, che ti cambiano, quelle che è raro trovare in un hotel, ma di cui è ricca la biblioteca del resort Sensoria Dolomites, sotto l’Alpe di Siusi in Alto Adige. Un’ampia area dedicata ai libri, da prendere in prestito per tutta la durata del soggiorno, collocata nell’atrium romano, quello che per gli antichi era la stanza del focolare, al centro della domus, dove si svolgeva la vita familiare. Sono 800 i titoli scelti accuratamente da Lea Oberhofer, insieme a un consulente letterario, che possano ispirare gli ospiti a lasciarsi trasportare alla scoperta di mondi lontani e sconosciuti, rileggendo i grandi classici e gli autori contemporanei, immergendosi nelle atmosfere crime, nella botanica, nella narrativa di viaggio, nella storia, magari scoprendo le suggestioni del Sud Tirolo austriaco e di quello contemporaneo. Romanzi, saggi, manuali, per dare valore alla qualità del nostro tempo, ore ben spese per conoscere noi stessi, da vivere in leggerezza, magari riscoprendo il più celebre investigatore di tutti i tempi in chiave sudtirolese.

Tra gli scaffali c’è infatti una copia di Sherlock Holmes e il tesoro delle Dolomiti, un apocrifo sherlockiano abilmente congegnato, nel quale il nebbioso Strand londinese, fa il paio ad affascinanti e temerarie ascensioni sulle cime dolomitiche, con Sherlock e Watson, intenti a indagare sulla misteriosa scomparsa di due zaini dal prezioso contenuto.

Lea Oberhofer e Simone Leitner

La rivincita della lettura, nobile arte al centro della crescita di ognuno di noi, in un resort di nuova concezione, inaugurato da Lea Oberhofer insieme al marito Simone Leitner nel giugno del 2022, in un atto d’amore verso la famiglia e verso la valle dove è cresciuta. Un’inaspettata pausa colta ed energizzante, dedicata a chi è in viaggio di lavoro o si trova in vacanza in questi luoghi magnifici, dove visse Oswald von Wolkenstein, poeta, viaggiatore, consigliere di re ed imperatori e cantore dell’Alto Adige. Una storia che prende il via negli anni Sessanta, quando apre i battenti l’Hotel Ritterhof, ed è proprio fra quelle mura, all’età di 17 e 19 anni, che Hanny e Leo, i genitori di Lea, si incontrano e mentre sono tutti e due in forza allo staff dell’albergo si fidanzano. Hanny nativa della zona, è impiegata alla reception e Leo, originario della Val Venosta è cuoco, entrambi lavorano nel settore alberghiero ed è quello che vogliono fare, faranno esperienza in alcune insegne, ma negli anni ’80, all’età di 26 e 28 anni, ritornano al Ritterhof e quella dedizione al lavoro diventa un’opportunità. Prendono in affitto quell’albergo che conoscono bene e comincia una proficua gestione familiare, che nel 1994 li porterà ad acquistare la struttura e nel 2000 a ristrutturare interamente l’edificio in stile olistico, portando il numero delle camere da 15 a 28.

“Era un hotel in stile chic tirolese, dove si poteva soggiornare, ma anche solo venire a cena, con una cucina rinomata, immersa in un rigoglioso giardino, dove tutti prima o poi erano passati per il famoso risotto Castelvecchio ai funghi porcini e per i piatti del territorio preparati dal papà” racconta Lea Oberhofer. I quattro figli Michael, Marc, Lukas e Lea, crescono e mentre studiano danno una mano, ma quando completano gli studi vengono incoraggiati dai genitori a viaggiare e a fare esperienze altrove, per poi ritornare se vorranno. È il positivo approccio altoatesino di non costringere i figli a un progetto di vita che non hanno scelto e potrebbero non condividere. Poi arriva il 2013, anno in cui i tempi sono maturi per il passaggio generazionale e i quattro fratelli si interrogano su chi di loro vuole proseguire nell’attività di famiglia. Momenti di riflessione dove si esplorano tutte le possibili soluzioni, anche la vendita dell’hotel, ma sarà Lea insieme al marito Simon, a farsi avanti per guidare le sorti dell’albergo, in accordo con i fratelli. Lea ha solide radici, prima la scuola alberghiera a Merano, poi la laurea in Economia Aziendale e il Master in Marketing a Vienna, dieci anni all’estero, cercando di dare forma al suo futuro, tra Vienna, Milano, Singapore, Edimburgo e Parigi, lavorando quattro anni per LVMH, ma capisce che è a Siusi che vuole vivere e crescere i suoi figli. Nel 2015 entra nell’attività di famiglia, nel 2018 ne guida la gestione, nel 2020 è a capo dell’impresa, insieme al marito Simon. Viene scelto un project manager, si lavora a stretto contatto con gli architetti per dedicarsi anima e corpo al nuovo hotel, il cui nuovo nome è già deciso, sarà Sensoria Dolomites, a richiamare un rapporto intimo con i sensi e con il territorio. Un nuovo edificio dalle linee eleganti, interamente ripensato, che si innesta con le mura esterne e le colonne della precedente struttura, non rinnegando nulla del percorso che si è appena interrotto, ma guardando al futuro.

Photo credits Luca Putzer

“Volevamo che gli ospiti, una volta entrati, percepissero di essere dentro a un bosco, che chi arriva dalle grandi città, potesse apprezzare balconi ampi, terrazze e tanto verde, il concetto di lodge, dove le stanze con rilassanti profumazioni tutte diverse, sono collocate ai piani sopra e tutte le attività comuni sono al piano terreno, insieme alla piscina, la badehaus tedesca, ispirata ai rituali giapponesi del lavarsi, completata con nicchie panoramiche, pavimenti in pietra antracite e dovunque abete rosso naturale, per un immersione totalizzante nella natura”.

E le aspettative non hanno disatteso, al Sensoria Dolomites 4 stelle superior, si respira davvero un’atmosfera speciale, tutto sembra essere stato pensato per favorire il relax e la tranquillità, a partire dalle profumazioni calibrate delle aree comuni e delle stanze, che infondono una sensazione di benessere. L’armonia dell’architettura ispirata al bosco di Castelvecchio e all’imponente Sciliar, insieme alla scelta dei materiali naturali, si unisce alla consapevolezza che tutto ciò che ci circonda è stato pensato con un’idea di fondo ben precisa, le radici di una famiglia e il rispetto dell’ambiente. “Durante la progettazione, lavorando a stretto contatto con l’architetto, fin da subito abbiamo tenuto conto dell’aspetto ecosostenibile, è uno dei valori in cui crediamo, in modo particolare in questa parte dell’universo così antica, ma delicata e volevamo venisse compreso dai nostri ospiti”. L’impegno concreto a dare il proprio contributo al pianeta, ha impegnato il team in sede di progettazione, sono stati creati tetti verdi come habitat naturale, ispirandosi alla vegetazione presente nei prati circostanti, papaveri, margherite, tulipani, fiori, piante e insetti che favoriscano la biodiversità e siano d’aiuto ad assorbire l’acqua quando piove intensamente. Durante la ristrutturazione, sono stati utilizzati materiali edili naturali e locali come il legno dei boschi dell’Alto Adige. L’approccio si riverbera in un preciso codice di comportamento nel quale Lea, Simon e lo staff del Sensoria, si riconoscono. Inizia con la riduzione dei rifiuti di cucina secondo il principio “minimal waste”, che consiste nel chiedere agli ospiti durante la colazione, cosa ordineranno per cena, evitando di cucinare in eccesso e quindi di sprecare. Prosegue in lavanderia e presso i partner esterni, dove si mette in atto un sistema di dosaggio ecosostenibile con detergenti biodegradabili. A cui si aggiungono i tessuti in cotone del Sensoria Dolomites, prodotti secondo gli standard Fairtrade International e Öko-Tex Standard 100, mentre si cerca di evitare l’utilizzo di plastica in tutte le aree dell’hotel.

La hall, la biblioteca, il bar, l’area breakfast e l’afternoon snack, illuminati dal lussureggiante cavedio, inducono a sostare, a fermarsi per bere una tisana o un estratto naturale, sfogliando un libro, dimenticando la nostra frenetica vita di ieri. Ecco 47 camere e suite, ampie e panoramiche, realizzate da chi ha viaggiato molto e si vede, dove l’estetica e l’atmosfera vanno di pari passo con l’abitabilità. Spazi da vivere intensamente che non vorresti più abbandonare e si caratterizzano per confort, luminosità ed eleganza, impreziositi da stoffe naturali, biancheria tessuta con cotone d’Egitto lavorato in Italia, colori caldi e luci mai eccessive.

Photo credits Luca Putzer

“Anche la parte gastronomica è molto importante per noi” prosegue Lea, “il papà ci ha trasmesso il valore del cibo e una certa sensibilità a utilizzare tutto, con un concetto di ‘non spreco’ fortemente ecosostenibile, una filosofia che ci rappresenta e cerchiamo di trasmettere allo staff di cucina di Anima, il Ristorante del Sensoria. Proponiamo frutta e verdura esclusivamente di stagione, senza timore di scontentare il cliente che magari è abituato a frutti tropicali che però non si producono in zona, la materia prima arriva dai dintorni e la freschezza degli ingredienti è al primo posto, richiamando alle abitudini della nostra famiglia, la nonna della Val Venosta, ci ha insegnato a riconoscere la frutta e la verdura, con lei facevamo le marmellate che oggi prepariamo al Sensoria, con la frutta di stagione. Tutti i giorni ci interroghiamo su come comunicare all’ospite questa tensione verso la naturalità, mentre cerchiamo di guidarlo verso la nostra filosofia legata al territorio. È importante che tutti camminiamo nella medesima direzione per realizzare questo progetto che è appena nato, chiediamo tanto ai nostri collaboratori, ma quando arrivano li guidiamo attraverso un tutoraggio, cerchiamo di coinvolgerli e farli stare bene, affidando responsabilità a seconda delle competenze e del merito; tuttavia, vorremmo trovare nuove forme perché possano avere più tempo per loro e per le loro famiglie”.

Photo credits Luca Putzer

Ampia e ricercata la colazione, con la fontanella di acqua rigenerante dello Sciliar, il coffee bar in stile urban, l’angolo tè e tisane, i dolci appena sfornati, i diversi tipi di pane, la zona muesli con cereali e semi, i formaggi, gli affettati, le marmellate home made. Poi la cena, che prevede un percorso ricco e stuzzicante di grande piacevolezza, con cui toccare la cucina altoatesina, quella della valle e quella mediterranea, attraverso piatti succulenti e golosi, anche per chi è vegetariano o intollerante, come la zuppa alla verza, gli gnocchetti allo zafferano e olive taggiasche, i tortelli di rapa rossa, l’arancino al cous cous, il soufflé di polenta.

Altrettanto accurata la parte wellness, con la piscina interna ed esterna riscaldata a 32 °C, da cui ammirare un panorama spettacolare sullo Sciliar, a cui si aggiungono sauna finlandese, biosauna a infrarossi, sauna al vapore, l’ampia sauna finlandese con vista sul bosco e sullo Sciliar, le gettate di vapore con essenze inebrianti, i trattamenti personalizzati su misura, le tre aree relax, la sala fitness e ginnastica con programma di attività integrato, il bar con tisane e snack. Sono ben 1.000 metri quadrati per un ambiente rilassante e zen.

Un desiderio di fare squadra, che coinvolge anche i colleghi degli altri hotel e ristoranti dell’Alpe di Siusi e che nel 2019 ha portato Lea, nel frattempo diventata mamma di Victoria e Carolina, ad essere tra le promotrici del primo Festival del Gusto Dolomites, un grande evento organizzato dall’Unione Albergatori e Pubblici Esercenti (Hgv) giunto alla quarta edizione, nato con l’intento di promuovere la consapevolezza del territorio, coinvolgendo produttori, giornalisti e ristoratori. Un programma ricco, che nei primi venti giorni di giugno interessa l’intera area, con i cuochi che si impegnano ad utilizzare nei loro menù esclusivamente gli ingredienti locali, creando 5/6 piatti con le farine, la carne, la frutta, lo zafferano alpino, il papavero, i formaggi, i salumi, le erbe officinali della zona (unica deroga per olio, zucchero, sale e pepe). Una sfida ad alto tasso di creatività, con un programma che prevede momenti street-food, picnic nella natura ai piedi del Catinaccio, con cestini a base di formaggio di pecora, salame di cervo, pane fatto in casa e Krapfen, visite guidate al maso delle erbe biologiche, al maso dei lamponi, alle cantine, degustazioni di formaggi, speck, gin e caffè, tutti prodotti nell’Alpe di Siusi, insieme a pranzi e cene da gustare nelle tavole degli undici ristoranti che aderiscono alla manifestazione.

 

sensoriadolomites.com

 

Cover: photo credits Luca Putzer