WANG MAO, “DISTILLATO” DI STORIA E CULTURA
L’Oriente rappresenta uno scrigno prezioso capace di contenere meraviglie dell’arte, della cultura, della musica e della tradizione, in grado di magnetizzare chiunque entri in contatto con esse. Tra queste rientra anche il food e il beverage, con piatti ricchi e antichi così come distillati capaci di stupire e spiazzare i sensi.
Wang Mao è a pieno titolo il rappresentante di questa propensione alla meraviglia, con una storia che inizia ufficialmente nel 1879, durante la dinastia Qing, quando viene fondata l’omonima distilleria, ma che in realtà ha origini che affondano nella cultura tradizionale cinese. Il distillato è, infatti, frutto di una ricetta dalla storia millenaria e la prima documentazione certa è datata 135 a. C.
Si narra che già all’epoca della dinastia Han gli imperatori amassero bere il liquore. Per oltre 2000 anni, in un remoto villaggio arroccato tra le montagne e il fiume Chishui, le famiglie di artigiani hanno creato bevande alcoliche utilizzando materie prime del territorio. Un prodotto rigorosamente stagionale, che non ammette disattenzioni ed esige passione, cura, amore per un sorso che, per essere ottenuto, ha bisogno di cinque anni di lavorazione.
Wang Mao è in parole povere, un distillato di cereali (sorgo e grano) dalla gradazione alcolica di 53°. È il più prestigioso tra i baijiu (acquaviti) cinesi ed è chiamato anche il “distillato della diplomazia”, perché accompagna tradizionalmente le cene e gli incontri ufficiali più importanti.
Wang Mao può essere prodotto unicamente nella città di Moutai, nella provincia di Guizhou, un luogo dal microclima unico che rende il sapore del liquore inimitabile. Con oltre 150 note aromatiche in un unico bicchiere, Wang Mao è un raro tesoro nazionale, una bevanda tanto complessa quanto pura. Per il gusto occidentale può essere fuorviante avere a che fare con questo baijiu, perché l’affondo organolettico è profondo, portando ispirazioni minerali, dolcezze terrose, rotondità oleose e masticabili, ma una volta provato diventa un compagno di “conversazione” unico e affabile.
Nel food paring sia assoluto che in mixology, si accompagna perfettamente alla cucina italiana come dimostrato dallo chef Ferdinando Martinotti di Palazzo Parigi a Milano, dove si è tenuta la Wang Mao Milan Fashion Dinner, che ha proposto Salmone marinato al naturale e insalata orientale; Agnolotto piemontese, stracciatella di bufala, ‘nduja, zucca e burro acido; Codone di manzo picanha cotto al carbone, patata morbida, burro, panna e tarassaco in casseruola e per finire Bavarese alla vaniglia, nocciole e caramello salato.

Bin Yuan 袁滨CEO Wang Mao con Danna Zhou 赫尔丹娜
Durante la cena tra oriente e occidente il cocktail proposto è stato lo Spirits of Dragon (insieme allo Spirits of Phoenix, durante l’aperitivo), creato con 3 cl Wang Mao, 2 cl triple sec, 1,5 cl lemone juice e 1,5 cl juice, con una secchezza non dura ma piacevole e capace di entrare in sintonia con il pasto e l’atmosfera festosa ed elegante che solo Wang Mao sa creare.