ARAGONA, TERRA DI EREMI E CASTELLI
Siamo nella Valle dell’Aragon, cuore pulsante dell’antico Regno d’Aragona della Spagna medievale. Una regione maestosa forgiata dal ritmo della storia e dal contrasto dei paesaggi. Dalle alte montagne dei Pirenei, alle falesie verticali (perfette per i freeclimber), alle immense foreste, alle valli sperdute nel tempo, alle verdi e fertili pianure che si susseguono lungo il corso del fiume Ebro, sulle cui sponde furono combattute cruente battaglie.
Un territorio che si estende per oltre 48.000 km2, con una popolazione di 1.300.000 abitanti, il 70% della quale concentrata nella bella città di Saragozza, capoluogo dell’odierna Regione dell’Aragona, nella Spagna nord-occidentale, famosa per aver dato i natali a Francisco Goya e per la meravigliosa cattedrale de la Virgen del Pilar. Una regione crogiolo di antiche civiltà: Iberi, Romani, Visigoti, Musulmani, Ebrei, Cristiani. Una mescolanza di culture che hanno forgiato un popolo orgoglioso delle proprie tradizioni. Tutta la regione è costellata da testimonianze secolari di fortezze, minareti, monasteri, cappelle isolate e piccoli pueblo, in cui la vita scorre più lentamente, con meno frenesia di quella cui siamo abituati.
E noi siamo lì, nel suo cuore pulsante. Abbiamo lasciato a fondo valle il paesino di Santa Crux de la Seros, con l’antica chiesa romanica e gli originali camini conici chiamati chimoneras. Ci inerpichiamo lungo la strada tra l’universo di rocce, pini, lecci e faggi, che nascondono gipeti, grifoni, cinghiali, volpi, caprioli e faine. Saliamo in silenzio, avvolti dalla magia di questo luogo fuori dal tempo. La nostra meta è il complesso monastico di San Juan de la Peña, nascosto in un paesaggio primordiale, protetto dai contrafforti rocciosi del monte Oroel. Infine, eccoci davanti all’enorme monolite rossastro sospeso nel vuoto dalla parete rocciosa. Nel suo interno sorge lo spettacolare eremo dove, dal decimo secolo, i frati benedettini hanno vissuto in totale isolamento. Un monastero importante, che racchiude la cappella di San Vittoriano costruita in gotico fiorito, il pantheon dei re di Aragona e, il meraviglioso chiostro, con 22 colonne impreziosite da capitelli romanici in cotto, raffiguranti episodi del Vecchio e Nuovo Testamento.
Un luogo di magia assoluta che si confonde con la leggenda. In questo eremo inaccessibile, fu custodito il Santo Graal. Per oltre 300 anni il prezioso calice dell’Ultima Cena, fu nascosto alle scorrerie musulmane. Poi, nel 1399, i monaci lo cedettero al Re Martino I di Aragona, in cambio di due casse di monete d’oro e di una coppa in oro massiccio. Il sovrano portò il prezioso calice nel Castello dell’Aljafería, la sua residenza a Saragozza. Infine, il Santo Graal nel 1437 fu traslato definitivamente nella cattedrale di Valencia. Il silenzio è “assordante” mentre seduto su una pietra levigata dal tempo contemplo lo splendido chiostro, riparato dall’imponente sperone roccioso. Mi immagino le antiche saghe celtiche, le tradizioni mitologiche, il romanzo di Chrétien de Troyes, i cavalieri della Tavola Rotonda, Re Artù. “una reliquia miracolosa in grado di curare ferite e malattie e rendere immortale chi bevesse da essa”.
La secolare lotta interiore tra il peccato e la redenzione, fonte di ispirazione per musicisti e poeti nell’estenuante ricerca della rigenerazione della società umana, come nel famoso Parsifal di Richard Wagner. Poi, il vociare confuso di una comitiva di studenti mi riporta alla realtà. Che mancanza di spiritualità, che spreco di immaginazione. Superiamo le montagne del Murillo de Gallego e il corso del fiume Gallo, sino allo spettacolare borgo di Aguero, protetto da queste ripide pareti verticali.
Raggiungiamo Jaca, camminiamo senza fretta tra le stradine della storica cittadina che fu la prima capitale del Regno d’Aragona. Ammiriamo il Castello di San Pedro, conosciuto come La Ciudadela di Jaca, una roccaforte con una struttura a cinque punte, fatta costruire da Filippo II nel 1592 per impedire il passaggio degli ugonotti francesi attraverso i Pirenei. Continuiamo la visita nella magnifica cattedrale romanica, in cui spiccano i ritratti del frate Manuel Bayeu y Subiás, cognato di Goya e i tesori romanici del Museo Diocesano, riferimento mondiale della pittura medievale.
È sera quando entriamo nel nostro hotel, l’originale Canfranc Estación Royal Hideaway Hotel, della catena spagnola Barcelò. Ricavato dall’antica stazione ferroviaria di Cafranc, considerata, nel periodo d’oro della Belle Époque, la stazione ferroviaria più importante d’Europa, ispirata alle stazioni di Atocha a Madrid e alla Gare d’Orsay a Parigi. “La ferrovia del futuro” doveva collegare la Spagna alla Francia. Venne inaugurata in pompa magna mercoledì 18 luglio 1928, alla presenza del re Alfonso XIII e del Presidente della Repubblica Francese Gaston Doumergue.
La gloria però durò poco a causa della guerra civile spagnola e della Seconda Guerra Mondiale. La stazione si trasformò in un covo di intrighi internazionali che coinvolse franchisti e partigiani spagnoli, transfughi ed ebrei in fuga, contrabbandieri, tedeschi delle SS, eroi della resistenza francese, ufficiali angloamericani sotto copertura e, persino, insospettabili svizzeri che, per conto del Reich, tra il 42 e 43, trasferiscono ai franchisti 85 tonnellate d’oro in cambio di materie prime per costruire i carri armati della Wehrmacht. Dopo la guerra la stazione fu abbandonata, per ritornare ai nostri giorni al suo antico splendore, come uno egli hotel più originali dell’intero arco dei Pirenei. Fregi e arredi in stile art déco sono ritornati a splendere e, le 104 camere e suite, sono curate in ogni particolare. Imperdibili i due ristoranti ricavati dagli eleganti vagoni ferroviari del Canfranc Express, tra cui spicca lo stellato firmato dagli chef Eduardo Salanova e Ana Acin.
Gli ultimi contrafforti dei Pirenei si stagliano sull’immensa pianura dell’Ebro, è qui che sorge uno dei castelli più belli e scenografici dell’intera Europa. Il castello di Loarre, costruito, tra l’XI e XII secolo, su uno sperone roccioso a 1071 metri di altitudine. Segnava il confine tra le terre cristiane e musulmane e controllava la via tra Jaca e Huesca. Un baluardo fondamentale nella riconquista cristiana. Spettacolare l’imponente doppia muraglia e le undici torri, fra cui le Torri dell’Omaggio e della Regina, all’interno del castello spiccano la chiesa di Santa Maria e la cripta di Santa Quiteria. Il castello è stato dichiarato Bene di interesse culturale, ed è molto utilizzato come location di produzioni cinematografiche, come nel capolavoro di Ridley Scott del 2005 “Le Crociate-Kingdom of Heaven”.
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Photo credits: Mauro Parmesani