CAMUGLIANO, ONE OF TUSCANY’S BEST KEPT SECRETS
C’è un’espressione inglese capace di esprimere alla perfezione, con la sintesi tipica della lingua albionica, un concetto che, in italiano, dà il medesimo significato, ma non ha la stessa dirompente efficacia: “the best kept secret”. Ossia “il segreto meglio custodito”. In questo senso, la Tenuta di Camugliano è senza dubbio uno dei best kept secret della Valdera, quella parte del territorio pisano che, da Pontedera e Ponsacco, s’incunea verso sud e punta su Volterra e la val di Cecina, tra plaghe spargole di gente intraprendente. E di paesaggi che però, di norma, il viaggiatore osserva solo da lontano, percorrendo distrattamente o nervosamente, ansioso di arrivare, le provinciali piene di traffico o la famigerata strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno.
Ed è un vero paradosso che sia proprio questa maglia di arterie intricate a fare quasi da schermo artificiale, se non da griglia protettiva, alla magnifica tenuta di campagna dei Niccolini, i quali di Camugliano (e di Ponsacco) sono marchesi dal 1637, anno in cui il Granduca mediceo conferì loro il titolo dopo che il patrizio fiorentino Filippo Niccolini ne aveva acquistato la proprietà al prezzo di 50mila scudi.
Attorno alla magnifica villa turrita, sorta nel ‘500 su un insediamento anteriore al Mille, e al borgo rurale che la circonda, comprese le scuderie, l’enorme granaio, la tinaia e la cantina (di cui la parte ottocentesca, l’unica attualmente visitabile, è stata da poco restaurata da Lorenzo Niccolini, non a caso dedito da anni alla ricerca vinicola e al recupero della grande fattoria, certificata biologica dal 2020) si estendono i 571 ettari dell’azienda agricola di famiglia, dove si producono vini Igt Toscana (tra cui un Vermentino, il Rosso del Marchese a base di Sangiovese 100% e il Rosso del Castello, fatto con Sangiovese 100% da vigne vecchie), un delicato olio extravergine, cereali, legumi, paste e farine. Tutti prodotti di nicchia che, oltre all’e-commerce, vanno ad arricchire la tavola della Locanda, il ristorante che dal 2014 i marchesi hanno aperto in una bella colonica proprio all’imbocco del grande viale di cipressi secolari della Tenuta, con magnifica veduta sulla villa e sulla campagna circostante.
La filosofia del locale è chiara, “il nostro punto di riferimento” dice in proposito Lorenzo Niccolini, “è l’ospitalità unita ad uno spirito particolare che cerchiamo di valorizzare: quello storico. Proponiamo un’esperienza nella quale la storia ed il modo di vivere la nostra realtà facciano comprendere lo scorrere del tempo, avendo sempre ben presente il passato”: proporsi come un luogo di ritrovo e di incontro, dal fascino discreto, dove la semplicità è sostanza e sobria eleganza. Dalla cucina, in mano da sempre al bravo Simone Cetti, esce la consistenza verace, ma mai eccessiva, dei piatti della tradizione fatti con i prodotti dell’orto di casa (compresi i capperi che crescono sulle piante aggrappate alle antiche mura del granaio) o rigorosamente a chilometro zero, nel rispetto dei principi della fattoria e della stagionalità, come gli ottimi salumi. Completano il quadro un arredamento scelto con gusto, il giardino con la veranda coperta, la sala col camino e il prato con la piscina che – fattore significativo dello stile “inclusivo” di Camugliano – è liberamente disponibile a tutti gli ospiti del ristorante.