MONTE DELLE VIGNE, VISIONE “LIRICA”

Fin dal Medioevo, sui colli di Parma la vite ha sempre trovato una felice dimora. Qui una brezza leggera abbraccia i campi e arriva sino al poco distante centro urbano della città. I sapori mediterranei vivono nell’aria, un vento costante spira da un mare che si trova a meno di cento chilometri. La zona designata “Li Monti de le vigne” è una distesa di pergole, raffigurate dai dipinti di Palazzo di Riserva e della Reggia di Colorno. Se il vino parmense primeggiava in capitali europee come Londra e Parigi, era anche grazie all’attività di sperimentazione e di sviluppo della viticoltura nata sotto l’impulso della dominazione francese dei primi del 1800, che al netto della presenza di varietà tipiche d’oltralpe, si è concentrata anche sulle uve più iconiche della produzione enoica territoriale come Malvasia e Lambrusco.

Monte delle Vigne, in quel suo essere oggi una sorta di vertice qualitativo e stilistico per la denominazione Colli di Parma, dal 2003, con l’ingresso in società di Paolo Pizzarotti, ha iniziato un percorso di vera e propria trasformazione. Fino a quel momento, infatti, l’azienda era principalmente impegnata nella produzione di erbe mediche e frumento: il nuovo disegno di Pizzarotti mette invece al centro l’organizzazione degli spazi, una produzione viticola al servizio della storia e di un potenziale rimasto inespresso per troppo tempo, con l’obiettivo di diventare il – e non “un” – punto di riferimento nel mercato. A distanza di quasi due decadi si può dire che il traguardo sia stato raggiunto: in cantina, tra acciaio e barrique, recentemente affiancate anche dall’anfora, si producono diverse linee di vini, che garantiscono un posizionamento dell’azienda in ogni target senza perdere di vista la tutela delle caratteristiche delle cultivar e del luogo.

A Monte delle Vigne i vini ostentano una matrice salina e persistente, oltre a un’acidità perentoria, elementi che tratteggiano chiaramente il territorio in una rappresentazione inaspettata. Una filosofia che si mostra efficacemente nella Malvasia di Candia: Callas è il bianco che meglio esprime le argille dei 40 ettari di vigneto della proprietà, tra i 200 e i 300 metri di altitudine. Al tramonto, gli ultimi raggi di sole illuminano la parte più alta della collina in cui nasce questo vino-omaggio alla “Divina” Maria Callas, dove l’uva “greca” certifica e alimenta lo speciale legame che la città di Parma ha con la lirica.

Per chi sceglie di visitare Monte delle Vigne, troverà una cantina concepita con ampi spazi polivalenti, che ogni giovedì, per il momento dell’assaggio, diventa un foyer prospiciente a questo vigneto. Callas, bevuto giovane, delinea quelli che saranno gli acuti in grado di raggiungere e al contempo, se sorseggiato con qualche anno alle spalle, restituisce un calore e un’avvolgenza che scaldano l’atmosfera, rendendola romantica.

Il tempo delinea agrumi bianchi, frutta secca, vaniglia, tiglio; il sorso è morbido, il suo ritmo, dato dall’acidità, spinge alla prosa e una consapevolezza “inedita” della Malvasia, la migliore interpretazione nei Colli di Parma. Accanto a Callas altre produzioni meritevoli di attenzione, come i Lambruschi I Calanchi e I Salici, molto diversi dal solito e per questo personali nello stile, e il Nabucco, il primo rosso nato a Monte delle Vigne nel 1992, un blend di Barbera e Merlot, quest’ultimo usato in percentuale sempre minore nel tempo. Fresco, goloso e strutturato, godibile da subito e anche dopo qualche anno di invecchiamento.

 

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