ORANGE PASSION: IN SLOVENIA CELEBRATO IL MONDO DEI MACERATI E DEI VINI NATURALI
C’è chi li definisce estremisti, chi invece non beve altro che i loro vini, ma chi sono i vignaioli che hanno popolato Isola, in Slovenia, lo scorso 25 aprile? Un po’ folli e un po’ geniali, chi giovanissimo chi produttore affermato, qualcuno che produce naturale qualcun altro che “si limita” al biologico, a unirli la passione per il vino arancione e per la condivisione di uno stile di vinificazione che sembra più una filosofia esistenziale che una tecnica vitivinicola. Dalle anfore in Georgia di migliaia d’anni fa ai pet-nat delle ultime generazioni, il mondo degli Orange wine si è ritagliato il suo spazio, sempre più ampio e più apprezzato dai consumatori.
A testimonianza dell’orange passion, la presenza di oltre 70 produttori provenienti da nove Paesi diversi, con 300 e più vini in assaggio per l’Orange Wine Festival, che quest’anno ha contato 1.000 presenze in un’unica giornata, con wine lovers, chef e addetti ai lavori provenienti da tutto il mondo. Una nuova tendenza e un nuovo modo di bere che stanno segnando il panorama internazionale: questo è il mondo degli Orange Wine, celebrato in una giornata intensa e ricca di incontri.
I riflettori puntati sul lavoro di viticoltori che fanno della sostenibilità il loro mantra quotidiano e sull’inconfondibile stile di vinificazione che prolunga il contatto sulle bucce per le uve a bacca bianca, come Malvasia, Chardonnay, Ribolla Gialla o Friulano. I vini “orange” hanno ormai conquistato una buona fetta del mercato internazionale. L’Istria, in particolare, ha dato alla luce veri e propri gioielli enologici, utilizzando uno dei vitigni più interessanti dell’area: la Malvasia Istriana. Se ormai non c’è bisogno di spiegare il lavoro di mostri sacri come Gravner o Radikon, c’è ancora tanto da scoprire nell’universo orange, grazie alle nuove generazioni di vignaioli, friulani, sloveni e georgiani su tutti. Nella stragrande maggioranza dei casi, quando si parla di orange wine si parla di utilizzo di lieviti autoctoni, di zero solfiti aggiunti e di viticoltura sostenibile. Ma, soprattutto, si parla di medie, lunghe o lunghissime macerazioni delle uve sulle bucce, caratteristica che conferisce al vino il suo colore più o meno “aranciato”.
IL FESTIVAL ISTRIANO DIVENTA INTERNAZIONALE
Così, lo scorso venerdì 25 aprile, la piccola e accogliente città slovena di Isola si è tinta completamente di arancione, durante l’ultima edizione dell’Orange Wine Festival, appuntamento che replica ogni anno anche a Vienna e a Verona durante il Vinitaly. L’evento è stato ospitato in piazza Manzioli, al centro di Isola, nell’antica ex cittadina di pescatori che ora preferiscono allevare in collina uve di Ribolla o Malvasia. L’evento è stato reso possibile grazie al sostegno di molteplici realtà locali, in particolare la Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana di Isola, il Comune di Isola e l’Ente per il Turismo di Isola. Siamo in terra di confine, a nemmeno mezz’ora da Trieste, dove si parla sloveno ma anche italiano. Dalle 14 fino a trada serata, Isola ha accolto ospiti dagli Stati Uniti, dalla Cina, dai Paesi Baltici, oltre che dall’Italia, dalla Croazia e da numerosi altri Paesi europei, con una forte presenza del pubblico locale, che ha affollato la piazza e le sale interne dedicate alla manifestazione, per degustare i vini di viticoltori provenienti da Slovenia, Croazia, Austria, Italia, Ungheria, Georgia, Grecia, Repubblica Ceca e Cina.
DALLA CINA A OSLAVIA: LE MIGLIORI DEGUSTAZIONI
Ed è proprio dalla Cina che è iniziata la nostra degustazione, con i vini di XiaoPu, tra cui la trilogia dedicata ai tre film con protagonista un giovane Ethan Hawke iniziata con Before Sunrise (Prima dell’alba): tre Chardonnay macerati prodotti nella regione di Ningxia, al confine con la Mongolia. Tra le etichette del giovane produttore cinese, anche un sorprendente “cru” a base di uve allevate alle pendici del Nepal. “Le vigne sono sparse in diverse regioni” spiega Ian Dai che ha fondato il brand XiaoPu nel 2017, tra un boccone di spaghetti agli asparagi e un sorso di Chardonnay, “ad altitudini importanti, su colline bellissime (che ci mostra sul computer portatile da cui non si separa mai), che non richiedono interventi né trattamenti. Ho iniziato subito con il naturale e un approccio molto slow: oggi è questa la nuova frontiera del vino”. Tra gli espositori italiani, uno dei veterani degli orange wine, nonché ambasciatore vivente della viticoltura del Collio goriziano, Dario Prinčič, che ha portato in degustazione Jakot vendemmia 2021, un macerato da uve Friulano vigna vecchia, che affina 30 mesi in botte: note mature di frutta a polpa bianca, spezie e sentori erbacei, per quello che forse è stato il miglior assaggio della giornata. “Ci vuole pazienza, se non dedichi il giusto tempo alla maturazione allora è meglio lasciare perdere”: così Prinčič, che per il Jakot arriva anche a 30 giorni di macerazione sulle bucce, prima dell’affinamento in legno. Notevole anche la sua Ribolla Gialla 2020, che resta a contatto con le bucce per 35 giorni e affina 30 mesi in botte grande di rovere, per esprimere al meglio le sue spiccate note sapide e minerali.
Impossibile da non citare (e non degustare), le etichette di Matej Zaro, vignaiolo di Isola, di origine veneziana, i cui vini spiccano per pulizia ed eleganza, in particolare lo Chardonnay Riserva di Lilly, vendemmia 2020. È a Brda, in Slovenia, che nasce Poanta di Reia, chardonnay, sauvignonasse, malvasia e ribolla gialla per uno dei macerati più raffinati in degustazione, vero ambasciatore delle uve del territorio. Infiniti gli assaggi a questa edizione del Festival, che, nato nel 2012, con il nome di Orange Wine Festival – Nature in the Glass, ha puntato l’accento sulla viticoltura sostenibile e che quest’anno ha approfondito ancora di più gli scenari futuri della stessa, grazie a discussioni e panel guidati da esperti del settore, giornalisti e vigneron.
IL FUTURO DEGLI ORANGE
Tre gli incontri di approfondimento, con il nuovo format “The Festival’s Discussions with a Glass of Wine”, che si sono susseguiti nell’arco della giornata. Il primo, “Youth, Nature, and Wine”, ha puntato i riflettori sui giovani viticoltori sloveni, che preservano tradizioni, paesaggi culturali e una vivace vita rurale. Tra i relatori, Matej Zaro enologo dell’azienda di famiglia Zaro, Lan Kristančič enologo, Nika Gregorič del Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e dell’Alimentazione, lo chef Tomaž Kavčič, 1 stella Michelin, e i sommelier Ivan Peršolja e Andrej Kurež.
Il secondo dibattito ha affrontato il tema del “mercato italiano dei vini naturali: situazione attuale e prospettive”, grazie all’intervento di Raffaele Bonivento, selezionatore di vini e patron di Meteri, il produttore ed enologo di Oslavia, Dario Prinčič, e il giornalista di Nova Gorica Toni Gomišček. Ultimo panel, infine, dal titolo “Il mondo beve vini naturali”, ha indagato sul panorama vitivinicolo globale, cercando di individuare dove si concentra il maggior potenziale per i piccoli viticoltori impegnati nella produzione vinicola sostenibile ed etica. Tra i relatori, oltre al giornalista britannico Simon J. Woolf e al sommelier Valter Kramar, anche Ian Dai, l’enologo, sommelier e produttore in Cina di XiaoPu, che è arrivato in Slovenia per introdurre al Festival il suo giovane allievo dal nome indimenticabile, Apollo.
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Photo credits: Orange Wine Festival