PALEO, UN GRANDE FRANCESE TUTTO TOSCANO
Bolgheri è una sorta di “Creuza de ma”, parafrasando il testo di una celebre canzone di Fabrizio De Andrè. È la storia di una vera e appassionata viticoltura che oggi sta esprimendo sempre meglio un territorio, una filosofia di vino ma soprattutto un cuore indomito. Le testimonianze dei primi passi fatti dal Marchese Incisa della Rocchetta e del manipolo di pionieri che lo seguirono (Piermario Meletti Cavallari, Michele Satta, Lodovico e Piero Antinori ed Eugenio Campolmi, unico cuore indigeno) è sempre viva all’interno della popolazione dei produttori. Ogni giorno di più, però, con vigore, si stanno facendo avanti tanti nuovi giovani talenti, portatori di idee ed energie capaci di tanta vitalità qualitativa.

Elia e Mattia Campolmi, Cinzia Merli
Questa è la testimonianza di due figli d’arte, Elia e Mattia Campolmi, che oggi stanno portando attivamente il loro contributo nell’azienda gestita con straordinaria tenacia e indiscutibile capacità dalla madre Cinzia Merli (dopo la prematura scomparsa del papà Eugenio). Due giovani talenti che rappresenteranno un assoluto riferimento nel futuro panorama vitivinicolo di Bolgheri.
Parte da lontano la sensibilità verso la cura dell’ambiente messa in campo dalla famiglia. Infatti all’interno de Le Macchiole già nel 2002 nascono le prime azioni di quella che oggi definiamo sostenibilità. L’abbandono di tecniche legate ai prodotti di sintesi, l’esclusivo utilizzo di rame e zolfo (che subito dopo verranno prima ridotti e poi eliminati), l’ausilio degli induttori di difesa e l’introduzione di tecniche come la confusione sessuale hanno traghettato l’azienda verso gli standard del biologico e del biodinamico. In questo processo, quotidianamente, Elia e Mattia possono fruire dell’esperienza e del sostegno tecnico dello zio Massimo, fratello di Cinzia, che da molto segue come agronomo la vita della Tenuta.
Ma è di oggi, forte della loro vivace sensibilità, la determinazione di portare l’azienda sempre più velocemente e profondamente verso una transizione caratterizzata da un’attenta scelta di fornitori capaci di sostenerli nel privilegiare la biodiversità in vigna e la sostenibilità in cantina. La prima fase di questa rivoluzione che vede protagonista anche la seconda generazione Campolmi ha riguardato la sostituzione del packaging.
La tipica cassa di legno lascia il posto alla carta con la conseguente necessità di alleggerire il vetro delle bottiglie. Inoltre, riconsiderando l’aspetto energetico, si è immaginato un piano di approvvigionamento legato alle sole fonti rinnovabili con l’installazione di pannelli fotovoltaici. Anche sul trattamento dei rifiuti l’azienda è intervenuta drasticamente. Nel nuovo piano di smaltimento si è scelta una ditta specializzata, capace di trattare sia i rifiuti comuni che quelli speciali. Congiuntamente, quasi a chiusura di una ricognizione a tutto tondo, i ragazzi de Le Macchiole hanno puntato su un progetto totalmente dedicato alla depurazione e al recupero delle acque piovane.
Ma non finisce qui. Tornando alla vigna, dove l’azienda si era già mossa da tempo e bene, ci si sta concentrando anche su piccoli particolari, apparentemente di poco conto, come l’utilizzo di soli materiali compostabili rispettosi dell’approccio tutto al naturale vissuto in vigna. Sono queste scelte personali e aziendali, attente e responsabili, basate su di una presa di coscienza che pongono Le Macchiole all’avanguardia come azienda capace di guardare al futuro per la propria viticoltura (per certi versi assoluta apripista sul fronte delle scelte verdi). Questo processo di “evoluzione ecologica” è facilmente percepibile in tutti i loro prodotti e, a conferma di questo, attraverso una degustazione di 5 diverse annate dello storico Cabernet Franc, abbiamo potuto constatare cambiamenti lunghi vent’anni.
DEGUSTAZIONE
PALEO
Questo vino nasce nel 1989, come classico taglio bordolese. Diventerà un Cabernet Franc in purezza nel 2001. Il nome ricorda un’erba spontanea della costa toscana. È un Toscana Igt che proviene dai vigneti Contessine 1983 e Puntone 1994 per la vendemmia 2001, dai vigneti Contessine 1983, Puntone 1994, Casa Nuova 1998 e Vignone 1999 per la 2005, dai vigneti Puntone 1994, Casa Nuova 1998 e Vignone 1999 sia per la 2008 sia per la 2012 e infine dai vigneti Casa Nuova 1998-2013, Vignone 1999 e Ulivino 2016 per la vendemmia più recente, la 2020.
2001
Questo vino divenne un Cabernet Franc in purezza proprio nel 2001. Annata piena di cambiamenti. Inverno mite con precoce germogliamento, gelata a inizio primavera con danni non uniformi e diradamento spontaneo delle uve. Di seguito giornate fresche fino a maggio con sporadici picchi di caldo ed estate senza imprevisti. Aria fredda a cavallo tra agosto e settembre che ha accompagnato il frutto con lenta maturazione fino alla vendemmia. Il colore è rubino per nulla stanco. Al naso si presenta con sentori di frutta rossa che rapidamente virano verso note di caffè. In bocca è frutta rossa con note di grande eleganza. Il finale raccoglie una buona sensazione di freschezza con terziari che ricordano cacao e spezie. Per nulla seduto, vive di ottima acidità e apprezzabile persistenza. Un gran vino!
2005
L’inverno è trascorso con temperature medie alquanto basse e l’arrivo di qualche nevicata. La primavera, invece, si è presentata con temperature miti. L’inizio dell’estate è stato perfetto, giugno e luglio molto soleggiati e abbastanza caldi, con sporadiche quanto abbondanti piogge. Tutto questo ha favorito e accelerato comunque l’invaiatura. Ad agosto, invece, le temperature sono scese e si sono mediamente attestate intorno ai 24 gradi con ripetute piogge nel periodo di Ferragosto. Le brezze marine di inizio settembre hanno asciugato i grappoli consentendo una raccolta di uve sane e con buone maturazioni. Tutto questo è immediatamente percepibile sin dal colore che si presenta tendenzialmente più scuro seppur profondamente rubino. Il freddo di agosto infatti ha regalato profumi netti, vegetali che aprono ad essenze tutte agrumate. All’assaggio le note fresche virano decise verso una mineralità quasi salmastra con un tannino emblematico a cui si affiancano note di liquirizia e cacao.
2008
Le piogge sono state ben distribuite in una stagione invernale regolare e senza temperature particolarmente rigide. Anche la primavera è risultata mite e regolare. Durante la fioritura è piovuto incessantemente per venti giorni. L’ottima escursione termica durante le ore notturne di luglio ha garantito maturazioni graduali e omogenee. Queste combinazioni hanno consentito all’azienda di vendemmiare in perfetta regolarità. Un vino decisamente straordinario. Il colore incanta. La brezza di fine estate è ben percepibile già al naso dove incontra sfumature floreali e fruttate di grande eleganza. La formula alchemica tra freschezza, tannino e corpo rende questo un grande vino dallo straordinario equilibrio che mi piace definire saporito di frutta rossa. La persistenza, infine, ci dice che probabilmente lo abbiamo assaggiato nel momento migliore della sua esistenza. Affascinante.
2012
Probabilmente la vendemmia più lunga degli ultimi anni, 43 giorni. Inverno e primavera abbastanza regolari anche se per certi versi non particolarmente promettente con un inizio estate caldo e senza precipitazioni. Ma con una tempestiva lavorazione superficiale del terreno e un’attenta protezione dell’apparato vegetativo le viti superano il periodo di siccità senza danni. A fine luglio, con il cambio di clima e l’arrivo di molte piogge e forti correnti di aria più fresca le piante riprendono vigore e portano i grappoli a perfetta maturazione. Questo quadro climatico congiuntamente a i tanti necessari interventi riparativi hanno portato l’azienda a prendere consapevolezza della necessità di rendere il Paleo un vino meno impostato, più snello e più capace di evidenziare i toni vegetali e floreali propri del Cabernet Franc. Con estrema sintesi potremmo dire che quest’annata si presenta sotto ogni aspetto intensa, potente, piena e muscolare. Inizialmente vegetale muta rapidamente in fruttato seguito da liquirizia e cacao, tabacco e grafite. All’assaggio il vegetale del Cabernet Franc è maturo e ben strutturato con una piacevole acidità e una lunga presenza tannica.
2020
Inverno altalenante, prima mite e poi freddo con un rapido innalzamento delle temperature prima dell’ingresso nella primavera che arriva con una nuova presenza di freddo (due gelate nel mese di aprile) per poi caratterizzarsi piovosa con regolari precipitazioni fino alla metà del mese di giugno. Questo andamento fluttuante prosegue con un’estate mite, siccitosa e molto ventosa. Le forti escursioni notturne, le giornate calde e prive di pioggia hanno costretto l’azienda a una raccolta rapida del cabernet. È giovane, scalpitante, come denuncia chiaramente quel rubino brillante. Al naso è esplosiva. Frutto di lampone con erbe aromatiche, sfumature vegetali (lavanda) e spezie (pepe). All’assaggio stupisce per grazia ed eleganza ricordando le note vegetali percepite all’olfattiva. I tannini, già assolutamente in equilibrio liberano una percezione di freschezza che ci racconta di sicura longevità.