“RESPIRARE” L’ALTO ADIGE IN UN CALICE DI VINO
In questi tempi di limitazioni delle libertà individuali pensare all’Alto Adige è ossigeno puro. Cime, vallate lussureggianti, torrenti impetuosi, sentieri ombrosi e tanta enogastronomia ci fanno andare col pensiero a una regione unica, ricca di eccellenze, dove presto vorremmo poter tornare. E l’invito del Consorzio Vini Alto Adige a partecipare a una degustazione on-line giunge ancor più gradito. Un momento di evasione vero e proprio che non si può certo chiamare lavoro, a maggior ragione se a raccontare i vini c’è Eros Teboni, sommelier campione del mondo WSA.
Originario di Vipiteno, arriva da un solido percorso formativo intrapreso fra Austria e Italia, che lo porta dopo il diploma al liceo scientifico e gli studi in Viticultura ed Enologia all’Università di Trento, a diplomarsi sommelier nel 2011 presso la Tiroler-Sommelierverein, l’Associazione Sommelier del Tirolo (Austria). Partecipa a concorsi, si allena con la Nazionale Austriaca dei sommelier e nel 2015 consegue i primi 2 livelli della Court of Master Sommelier dove ottiene il ‘Certified Sommelier’ che è il riconoscimento internazionale di Sommelier. Dal 2010 al 2017 è all’estero, in Austria, Germania, Francia, a collaborare con cantine e ristoranti rinomati, a cui si aggiungono esclusivi master, collaborazioni con brand di pregio e hotel luxury, fino a giugno 2018, quando invitato a rappresentare l’Italia al Concorso WSA “Best Sommelier of the World” conquista il podio più alto, laureandosi sommelier campione del mondo. Una guida d’eccezione, con cui esploriamo sei vini altoatesini dalle diverse provenienze e peculiarità e scopriamo una delle regioni enologicamente più interessanti della penisola.
In Alto Adige si produceva vino già nel V secolo a.C. grazie al popolo dei Reti, a cui appartengono gli ancestrali attrezzi per la potatura e la vinificazione ritrovati dagli archeologi. Ai Romani, giunti in seguito, si deve la nascita di collegamenti stradali attraverso i valichi alpini che favoriranno il commercio e ulteriori nuovi impulsi alla viticoltura. Nell’VIII secolo d.C., gli ordini monastici bavaresi prenderanno possesso di tenute vinicole in Alto Adige, implementando la produzione di un’area già ritenuta vocata alla vite e anche la monarchia Austroungarica contribuirà secoli dopo ad aumentare i vitigni coltivati, dando maggior spazio al Pinot Nero. Fino al 1980 quando grazie a un gruppo di vignaioli lungimiranti sarà posto in essere un profondo rilancio che si estenderà a tutta la regione, verranno dedicati alla viticoltura energie e risorse, puntando sull’innovazione qualitativa, la riduzione delle rese, potenziando il varietale, adottando disciplinari DOC e tecniche di coltivazione naturali.
Il multiforme terroir della regione influenzato dal decorso geologico che ha portato alla formazione delle Alpi, insieme alle altitudini dei vigneti che variano dai 200 a 1.000 metri di quota e ai differenti microclimi, ha creato le condizioni ideali perché oltre venti vitigni disseminati nelle diverse aree possano portare a compimento il proprio processo di maturazione. “In questa regione secolari tradizioni alpine e mediterranee si fondono e danno vita a cru inimitabili dall’ampio spettro espressivo” racconta Eros Teboni “5000 viticoltori, 200 cantine e 5500 ettari di vigneto di cui il 98% è Doc, si estendono su un’area di 740.000 ettari totale, mentre la produzione si attesta per il 62% sui vini bianchi e per il 38% sui vini rossi, ribaltando quella che era la produzione di qualche decennio fa, confermando tra le punte di diamante la Schiava, il Lagrein e la Vernaccia”.
Le diversità sono il valore aggiunto dell’Alto Adige, lo si scopre guardando la regione dall’alto: “a sinistra troviamo la Val Venosta” prosegue Teboni “molto importante per la produzione dei grandi Riesling e del Pinot Bianco, insieme al Pinot Nero che conserva una stilistica originale, fatta di eleganza e struttura elevate. Nella zona di Merano, in Vald’Adige e nel Vulgraviato c’è il Pinot Bianco, dalle note minerali e dalla sapidità accentuata. Verso Bolzano prevalgono i terreni sabbiosi prediletti dal Lagrein, spostandosi verso la collina di Santa Magdalena c’è il vitigno omonimo insieme al Pinot Nero e al Lagrein. Proseguendo a destra incontriamo la Val d’Isarco famosa per vitigni non così comuni in altre aree della regione, come il Kerner, il Sylvaner, il Sauvignon, il Müller Thurgau, favoriti da una particolare escursione termica e da un terreno minerale tendente alla dolomia, leggermente sabbioso verso Bressanone e argilloso verso Chiusa”. Le correnti calde del Mediterraneo di giorno e i venti freddi delle Alpi di notte, insieme alla particolarità dei terreni a base di porfido vulcanico, roccia metamorfica di quarzo, mica e calcare dolomitico, contribuiscono all’unicità del terroir. “Un bacino ampio e ricco di diversità, che in prossimità del Lago produce Sauvignon, Pinot Bianco e appezzamenti vocati dedicati alla Schiava. Mentre se ci spostiamo nella Bassa Atesina” conclude Teboni “ci offre diverse stilistiche di Pinot Nero, nella parte destra in zona Mazzon troviamo un Pinot Nero intenso, con note di frutta matura, tannini e acidità più tondi, a Montagna, in zona Gleno maggior freschezza e longevità, fino alla parte sinistra, che insieme a Pinot Grigio, Chardonnay e soprattutto a Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot lascia emergere internazionalità e territorio”.
LA DEGUSTAZIONE
Annata 2019
Chardonnay Elena Walch
Uno Chardonnay classico che si caratterizza al naso e in bocca per le note esotiche di ananas, mela matura e fiori. La freschezza, la parte minerale e quella sapida sono le prime che ci colpiscono, rispecchiano il lato varietale senza nascondere la parte vegetale che riesce a prolungarne la croccantezza. C’è eleganza, persistenza, profondità e predisposizione all’invecchiamento, peculiarità che potranno migliorare nel tempo, un vitigno molto pulito e chiaro a livello di frutto, senza sfumature divergenti. Indicato come aperitivo, compagno ideale di piatti mediterranei, come pasta, pesce d’acqua dolce e verdure.
Terlaner Cantina Terlano

Photo credits Ochsenreiter
Felice connubio dei vitigni Pinot Bianco, Chardonnay, Sauvignon, il classico trittico della Doc Terlano, ne rispecchia le caratteristiche varietali. Se normalmente predomina il Sauvignon, in questo caso al naso arriva il Pinot Bianco con le tipiche note di fiori bianchi, pesca e albicocca. In bocca c’è la grandezza e la sapidità dello Chardonnay che riesce a coinvolgere, insieme all’acidità e alla freschezza del Sauvignon, mantenendo lo stesso filo conduttore di piacevolezza, rotondità e semplicità di beva. Un grande vino che offre versatilità e più stilistiche gastronomiche adattandosi non solo alla cucina alpina ma anche a quella mediterranea.
Gewürztraminer Stoass Pfitscher
Meno opulento, muscoloso, esplosivo, rispetto ai Gewürztraminer di qualche anno fa, con una stilistica più elegante e lineare che al naso rivela note marcate di litchi, cassis, petali di rosa, fiori di garofano e al palato un’interessante ricchezza e acidità. Beverino ma raffinato, perde quella stucchevolezza che hanno certe annate di questo vino dopo il secondo bicchiere. Un vino preciso e versatile che consente ampie possibilità di utilizzo a tavola con piatti del territorio, formaggi aromatici e cucina orientale.
Moscato Giallo Manincor
Un’uva vendemmiata solamente il 20 di ottobre, che ha solo 12° e rivela con decisione il punto di forza del Moscato. Intensità aromatica fresca, aromi di sambuco, mugo, foglie di salvia, frutti esotici maturi, con lievi profumi di noce moscata, cedro e pompelmo. Persistente, notevolmente secco e leggermente vegetale, rivela al palato una sapidità che si adatta benissimo ad antipasti, piatti di asparagi, sushi, formaggi stagionati.
Lagrein Kretzer Rosé Muri-Gries
Una denominazione molto amata dai forestieri e non solo da loro, un vino imbottigliato da poco, che intorno ai due anni raggiungerà la sua piena maturità. Croccante, fresco, ha note di prugna, mora, ciliegia, lampone, ribes e una bella spalla acida. Strutturato ma anche vivace, ha un grip in più e il finale persistente di un vino rosso. Pur mantenendosi semplice si conferma un bicchiere di grande piacevolezza. Ottimo con crostini toscani, risotti e preparazioni di pesce.
Pinot Nero Gstrein Malojer Gummerhof
Espressione di una rinomata cantina dell’Oltradige, uno dei rossi più importanti e internazionali della regione. Frutta dominante, fragola e lampone, ma anche acidità e tannino, che conferiscono eleganza e omogeneità rendendolo piacevole, tondo, raffinato, con una parte minerale leggermente sapida che da brio, croccantezza e naturalmente versatilità. Riconoscibile, varietale, piacevolmente tannico, senza sentori marcati, mantiene struttura e spettro organolettico tondo, veri e propri amplificatori di un’identità del territorio. Ideale abbinamento a bolliti, carni rosse, selvaggina e formaggi stagionati.