AMPHORA MORIS 2017 PODERI SAN PIETRO
In questa fase storica in cui i viaggi sono compromessi, l’apertura delle bottiglie è un modo per scoprire cose nuove, anche di una città nota come quella di Milano che, in questo caso, ci svela una sua nuova anima. Perché quando si pensa alla capitale meneghina, diciamolo, non viene di certo in mente una cantina vinicola ma piuttosto un grande ristornate o un bel locale in cui sorseggiare un cocktail, mete da raggiungere camminando tra le vie della moda più glam d’Europa. Ma la verità èche siamo distratti, perché prendendo la metropolitana saltano all’occhio i nomi delle porte (Porta Garibaldi, Porta Nuova, Porta Romana, Porta Venezia e altre), simboli di diverse epoche storiche (romana, medievale, spagnola) che, completamente ricostruite in epoca napoleonica, si inseriscono nell’ambiente cittadino adornato di una cultura che non deve stupire dunque se contempla anche il mondo enoico. Poderi di San Pietro, utilizzando le più moderne tecnologie, controlla l’integrità del prodotto in ogni sua fase produttiva, dalla vigna alla cantina: è un’azienda che, a soli 30 minuti dal centro città, vinifica in una vigna a corpo unico di 60 ettari nei territori di San Colombano e nei comuni limitrofi di Graffignana e Miradolo Terme, un’attività che la rende tra i principali produttori della San Colombano Doc e della Collina del Milanese Igt. La produzione spazia tra le varietà̀ a bacca rossa (Croatina, Barbera, Uva rara, Merlot, Cabernet e Pinot Nero) e bacca bianca (Chardonnay, Trebbiano, Cortese e Malvasia) per un totale di 200.000 bottiglie prodotte annue. Una storia iniziata nel 1998 le cui origini della coltivazione della vite risalgono al 1500 e che, dopo i ritrovamenti del 2009 di resti di un mammut all’interno delle vigne, punta presto a riaprirsi al pubblico offrendo tanti buoni e curiosi motivi di viaggio in quel di Milano e d’intorni.
James’ Tasting
Amphora Moris 2017 Poderi San Pietro
92/100
Si tratta di uno degli ultimi progetti della cantina, iniziato con i primi studi nel 2015, che materializza così un sogno di creare un vino più intrigante, grazie alla combinazione, durante le fasi di vinificazione e affinamento, di anfore ed acciaio. Composto per il 90% da Chardonnay e il restante da Verdea, ecco un bianco sfaccettato ove la potenza alcolica si frastaglia tra i fiori, la texture sapida scandisce i diversi piani di un vino che si lascia accogliere al palato con una progressione allungata da una buona acidità.