LANGHE DOC ROSSESE BIANCO 2019 JOSETTA SAFFIRIO

Che l’Italia sia colma di varietà autoctone lo sappiamo, ma quello che si riesce mai capire fino in fondo è il percorso che hanno fatto queste uve. Lo ripercorriamo sempre in parte, per supposizioni. Non è facile e non è fondamentale. È il fascino un po’ misterioso se volete della storia. Per fortuna c’è chi in Langa, a Monforte d’Alba ad essere precisi, grazie a testimonianze ritrovate dell’Ottocento, è riuscito a scoprire che una varietà ligure, il Rossese bianco, è arrivata nella zona dell’Alta Langa prima e nelle terre del Nebbiolo da Barolo (austero) poi. Senza ripercorre la via del sale e duecento anni di storia, la cantina di cui parliamo che vede al timone una dinamica Donna del Vino, Sara Vezza, si fa portavoce di questa bacca che dal 2011 si può fregiare della Doc Langhe Rossese Bianco.

La via del sogno è coperta di ortiche e tagli nel cuore, ma profuma di rosa e luce di gloria” è la frase trascritta nel tappo del vino vinificato da Sara che ne esalta le caratteristiche in una lettera: l’uva è produttiva, nell’acino è presenta una cospicua quantità di zuccheri, la buccia è spessa e l’acino compatto. Il nome è dovuto all’intensa sfumatura rosata che la bacca assume quando raggiunge la piena maturazione, solitamente a cavallo di settembre e ottobre.

Un vino recuperato dunque a partire dagli anni settanta che oggi si vede protagonista nella sottozona di Castelletto in suoli ricchi di limo, argilla e sabbia. Le vigne si godono la vista sul crinale centrale del Barolo e si beano di tutti stimolando altri produttori a piantare altre vigne, così da non sentirsi troppo sole.

 

James’ Tasting

Langhe Doc Rossese Bianco 2019 Josetta Saffirio

92/100

Saranno anche i terreni, ricchi di minerali e calcare attivo, a rendere questo vino così sapido dopo una buona mezzora nel bicchiere? Ci piace pensare di sì. Per arrivare al vino imbottigliato, dopo una vendemmia tardiva – una parte degli acini sono colpiti da muffa nobile – si effettua una doppia fermentazione: una parte in acciaio e una parte in rovere; dopo un periodo sur lies, malolattica svolta e bâtonnage frequenti, ecco un vino pronto per concedersi assieme a crostacei o a piatti di terra saporiti. Un bianco che con qualche anno di affinamento in vetro guadagnerà ancora più struttura, solidificando la sua energia per renderla compatta, intensa ma anche più lirica, con i suoi richiami di glicine e fiori di pesco. Una scia più iodata riporta quasi alla costa marina dando un senso alla sua origine.

 

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