NOMISMA/AGRONETWORK: IL VINO ITALIANO PROTAGONISTA DELL’AGROALIMENTARE NEL MONDO
Quella del vino è un’industria globale, che ha a che fare con mercati globali e con un cambiamento climatico globale, ma è anche il frutto composito dell’aggregazione di territori diversi con economie, climi, culture, tradizioni, storie diverse. Che da un lato garantiscono la “biodiversità” del prodotto e quindi la varietà dell’offerta come un valore aggiunto, da un altro rappresentano però punti deboli, o almeno critici. Punti critici che, soprattutto in Italia, un sistema consapevole e previdente ha il dovere di puntellare: sia attraverso la valorizzazione economica delle differenze, sia attraverso azioni di rinnovamento capaci di mantenere il sistema nazionale in fase con quello internazionale, non solo in termini di semplice tenuta commerciale ma anche in termini di tenuta e di consenso sociale, inclusi i temi della salute e della sicurezza sul lavoro.
Potrebbe essere questa, al di là dei numeri, la sintesi del convegno “Il vino italiano protagonista dell’agroalimentare nel mondo” organizzato giorni fa da Agronetwork al Castello di Nipozzano dei marchesi Frescobaldi per fare il punto sul ruolo internazionale del principe del nostro agroalimentare.
“Vi faccio un esempio”, ha esordito il padrone di casa, Lamberto Frescobaldi, presidente dell’azienda di famiglia e dell’Unione Italiana Vini. “L’anno passato in un paese come la Francia, uno dei leader mondiali del vino e nostro concorrente diretto, si sono vendute 800 vendemmiatrici mentre in Italia solo 300. Sintomo di un processo di meccanizzazione che da noi trova ancora troppi ostacoli o difficoltà. Di origine non solo naturale, dovuti alla particolare orografia del nostro paese, ma di natura burocratica e normativa. Penso ai mille vincoli che ostacolano l’ammodernamento e il rifacimento dei vigneti. O all’incapacità di conciliare la giusta difesa del paesaggio con l’agevolazione dell’adozione di tecniche e di macchine in grado di garantire la sicurezza dei lavoratori. Macchine che per sostituire i pericolosi trattori ed operare necessitano a volte di interventi di movimento terra importanti, non sempre però ritenuti compatibili col mantenimento dei terrazzamenti e dei muretti a secco”.
Un problema molto complesso, ha aggiunto Frescobaldi, che si assomma a quello ormai cronico della mancanza di manodopera in agricoltura, “difficile trattenere in vigna a 1.300 euro al mese un operatore a cui, per fare lo stesso lavoro in edilizia, se ne offrono 2.000”. Il tutto assommato allo scarso peso politico generale del mondo agricolo, che esprime oggi appena il 2,2% degli occupati italiani.
Se dunque il -20% della vendemmia 2023 (42 milioni di ettolitri contro i 51 milioni del 2022) può tornare utile al sistema vinicolo nazionale per smaltire un po’ delle importanti giacenze pregresse, ha concluso, è il quadro macroeconomico a non essere sereno: l’inflazione in crescita e il rialzo dei tassi che essa trascina con sé ha indotto a un taglio dei consumi generalizzato, l’effetto del quale sul mercato del vino è molto evidente.
“Nel decennio 2012-2022” ha spiegato da parte sua Emanuele Di Faustino di Nomisma, “il settore vinicolo italiano è il comparto che ha registrato la migliore performance in assoluto, con un +68% (al vertice Usa e Germania) e un passaggio da 4,7 a 7,8 miliardi di euro, e mantiene un saldo commerciale attivo. Sugli scudi tutte le regioni italiane, con in testa Veneto (36% sul totale nel 2022), Toscana (16%), Piemonte (16%), Trentino (9%) ed Emilia-Romagna (6%). Dobbiamo però fare i conti col calo strutturale dei consumi sui mercati tradizionali e la loro parallela crescita su piazze come la Cina e il Nord America, nonché con le frequenti oscillazioni tipologiche legate al prodotto, come ad esempio l’impennata degli spumanti italiani (per il Prosecco la Francia è in assoluto il terzo mercato), il calo dello sfuso e un aumento dei prezzi che nell’intervallo di tempo sì c’è stato, ma in percentuali inferiori rispetto ai vini spagnoli e francesi”.
Dati non troppo rassicuranti nemmeno quelli del primo trimestre del 2023: col rallentamento dell’economia mondiale anche le nostre esportazioni sono diminuite in volume (Prosecco compreso), mentre ha tenuto il valore. Unica eccezione planetaria la Nuova Zelanda, che grazie a una produzione di alta fascia sembra essere capace di superare indenne il susseguirsi delle crisi.
Al di là dei fattori contingenti, tuttavia, le tendenze del consumo del vino danno segnali inequivocabili: il mercato privilegia sempre più i prodotti biologici e sostenibili, con grande attenzione, soprattutto da parte delle nuove generazioni, al basso tasso alcolico, alla facilità di beva e alla mixabilità. Un indicatore, quest’ultimo, che potrebbe risultare determinante nelle strategie produttive e commerciale del futuro prossimo.
Un messaggio, quest’ultimo, colto al volo da Federico Castellucci, presidente della federazione nazionale vitivinicola di Confagricoltura: “Occorre assecondare la produzione di vino dealcolato e di tutti gli altri prodotti che il mercato richiede, come è successo con la birra analcolica”, ha esordito. “Sta ad esempio nascendo una forte domanda di vini premixati economici da utilizzare per gli spritz. Ed è forte la tendenza in Nord Europa ad acquistare vini sfusi da imbottigliare poi in loco, come accade in Danimarca, che è il più grade importatore europeo di vino, e anche in Inghilterra, dove hanno sede i contri di imbottigliamento di Constellations Brand. Del resto, ha aggiunto, il 46% del vino è venduto oggi in paesi diversi da quelli di produzione: occorre quindi lavorare per innanzare l’immagine e perciò il prezzo del vino italiano sulle piazze estere, anziché impelagarci in pericolose spirali fratricide al ribasso sul mercato interno”.
Ci sono del resto dettagli e abitudini di consumo, ha aggiunto in chiusura dell’incontro Lamberto Frescobaldi, che non devono essere trascurati: ad esempio, in Nord Europa, risulta che il 90% del vino bianco acquistato direttamente dai frigoriferi delle grandi catene venga bevuto il giorno stesso. È nel mercato di sbocco rappresentato da “frigoriferi” che andrebbe al più presto collocato anche il nostro vino.