FIRRIATO, IMPATTO ZERO

Sappiamo bene, ormai, quanto sia inevitabile la relazione di influenza reciproca fra l’ambiente naturale e la produzione vitivinicola, ma troppo spesso dimentichiamo la consapevolezza che sta alla base del ragionamento stesso: cioè il grado di rilevanza della qualità complessiva dell’ambiente vincolante tale produzione, così come le modalità con cui l’attività vinicola condiziona l’ambiente.

La sostenibilità, infatti, non è altro che un processo volontario, assolutamente non casuale che, oltre all’istruzione tramandata, richiede il supporto della scienza, della tecnica e dell’organizzazione. Nel suo lungo tragitto, a tratti estenuante e soprattutto senza distinzioni, essa non va intesa come una via per ottenere vini sostenibili oppure come alternativa a modelli di conduzione già esistenti, ma deve essere pensata in un’ottica di scelte aziendali valutate, a loro volta, secondo criteri oggettivi. Insomma, la sostenibilità non rappresenta una lotta tra i fondamentalisti di filosofie differenti, bensì la strada per valutare la ricaduta delle proprie scelte, sotto diversi punti di vista.

Sin dalla sua fondazione nel 1978, Firriato fa davvero sul serio nel dimostrare le proprie performance ambientali, mettendo a sistema la sostenibilità del settore, attraverso un sofisticato miglioramento del processo produttivo. E al fine di implementare una viticoltura ingegnosa e, per l’appunto, eco-sostenibile, dal 1989 comincia un percorso di innovazione agronomica, puntando sulla tracciabilità, sul recupero e sulla valorizzazione, anche perché dal 2007 ogni ciclo e ogni annata sono effettuate sotto l’egida del regolamento europeo.

Senza alcun dubbio, un progetto estremamente ambizioso, e con l’intento di garantire rigore scientifico, oggettività, accuratezza, coerenza e trasparenza e che la porta, orgogliosamente, a definirsi la prima cantina italiana a “impatto zero”.

A fondamento di questi disegni ed elaborazioni, sussiste anche una morfologia di territorio assai variegata, dell’agro di Trapani, di Favignana, ma soprattutto dell’Etna, costantemente legata alla selettiva indole di “A’ muntagna”, dove ogni prodotto custodisce spiccate proprietà organolettiche. Già, colture montane, talvolta estreme, con le alture a scandire ogni attività, barriera e cerniera a un tempo, che accoglie o respinge, selezionando naturalmente i risultati significativi. Specialmente i vini, che in tale areale sono specialmente simboli di laboriosità e intelligenza contadina.

Firriato è stato fra i primi brand siciliani ad arrivare sull’Etna nel 1992 e non ha perso tempo nella diligente mappatura dell’intera superficie vitata dell’Etna, registrando di ogni ettaro la conformazione geologica, la tipologia di terreno, la radiazione solare, l’umidità, l’attitudine e l’esposizione. Ad essere onesti, questa zona, mirabilmente accudita e che rispecchia ogni peculiarità del variegato panorama, ha ampiamente guadagnato nel corso degli anni un simile trattamento: innumerevoli micro-realtà, dove nulla è omologato e il vino conserva l’inclinazione del luogo di origine.

Con tale filosofia, Firriato vuole quindi tracciare un solco di valorizzazione e tutela delle risorse naturali, sociali e culturali, perché lavorare quotidianamente per lasciare alle prossime generazioni un ambiente migliore del nostro, rafforza il senso di responsabilità, facendo precipitare gli slogan pubblicitari nell’oblio e recando lustro all’utilizzo sapiente della tecnologia.

 

DEGUSTAZIONE

 

ETNA BIANCO DOC LE SABBIE DELL’ETNA 2020

91/100

Su terreno franco sabbioso con elevata capacità drenante, esposizione nord dai 590 ai 720 m slm e con sistema di allevamento ad alberello etneo, da uve Carricante e Catarratto nasce un nettare dagli invitanti richiami floreali di mimosa e ginestra che esaltano le note fruttate di pesca bianca. In bocca è molto definito e luminoso, con un’energia succosa, innervata da continui rilanci salini e un finale di vitalità trascinante.

 

ETNA BIANCO DOC CAVANERA RIPA DI SCORCIAVACCA 2018

92/100

Anch’esso dal comune di Castiglione di Sicilia e di nuovo dall’uvaggio di Catarratto e Carricante ad alberello etneo in versante nord, ma in questo caso in Contrada Verzella da 750 a 850 m slm, si erge un blend di pregevole finezza e con uno slancio aromatico da vino di montagna. Sontuoso, con l’aerazione guadagna in profondità, dove lo sviluppo al palato è tonico e ritmato. Coniuga freschezza agrumata e salinità filtrante, sfoggiando una notevole personalità espressiva.

 

ETNA ROSATO DOC LE SABBIE DELL’ETNA 2020

90/100

Dal versante nord orientale del Vulcano a 720 m slm, da uve di Nerello Mascalese coltivate a controspalliera con potatura a cordone permanente speronato bilaterale, prende forma e sostanza un vino rosa con note spiccatamente floreali e di frutti di bosco. Il palato è succoso, di ottimo sapore e chiarezza.

 

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