FIVI: IL NUOVO CORSO DEI VIGNAIOLI INDIPENDENTI

Si è appena concluso il Mercato dei Vini FIVI, la manifestazione più attesa dell’anno, almeno dai consumatori finali. Nuova sede, nuova atmosfera, nuovo corso. Con la benedizione di Elio e le Storie Tese.

Metti insieme un migliaio di vignaioli provenienti da tutta Italia, ma tutta, nessuna regione esclusa, un polo fieristico come quello di Bologna, la voglia di stare insieme e quella di promuovere il proprio vino, con la presenza di chi lo fa, senza rivenditori, agenti, rappresentanti commerciali. E di chi sa esattamente cosa sta versando nei calici e sa raccontarlo meglio di chiunque altro. Il risultato è il Mercato dei vini della FIVI, Federazione Vignaioli Indipendenti, che da 12 edizioni porta avanti un progetto di promozione, in qualche modo anche politico, con un’ambizione quasi naturale: diventare l’evento più importante d’Italia, oltre il Vinitaly, più interessante del Vinitaly, se visto da un punto di vista del consumatore finale e della proposta selettiva. L’ultima edizione del Mercato dei Vini FIVI, appena conclusasi, ha cambiato sede, da Piacenza a Bologna, appunto. E non era scontato che andasse bene né che andasse male, certo. Un punto interrogativo che però ha visto, nei numeri, una conferma positiva: 26mila ingressi distribuiti in tre giorni, due associazioni di Vignaioli stranieri e, per la prima volta, 29 olivicoltori della FIOI. Ma numeri a parte c’è dell’altro, come ha spiega Lorenzo Cesconi, Presidente FIVI: “abbiamo dimostrato ancora una volta che il cuore di questa manifestazione sono le Vignaiole e i Vignaioli, con i loro vini, a raccontare tanti tasselli del grande puzzle dell’Italia del vino. E non è una questione di numeri: come per i nostri vini, è una questione di autenticità e qualità, gli elementi fondanti di questo evento, ormai uno dei più importanti in Italia”.

Laura e Carla Pacelli

Se il comune denominatore del Mercato dei Vini è da sempre la qualità proposta da Vignaioli e dalle Vignaiole attraverso i loro vini, in un ambiente dall’allestimento che resta essenziale e dove l’assegnazione della posizione nei padiglioni è frutto di un sorteggio casuale, c’è però una cosa da non sottovalutare. E da rimarcare. L’atmosfera. A Piacenza era più festaiola, forse per gli spazi più risicati, per la presenza minore di vignaioli e quella del pubblico di aficionados provenienti perlopiù dal nord Italia e meno dal centro e dal sud. Inevitabilmente le vendite si sono spalmate su una proposta più ricca, quindi, per alcuni, l’incasso è stato inferiore rispetto alle scorse edizioni. Per noi di Tenute Pacelli è andato come sempre. O quasi. Chi vi scrive è sia giornalista sia responsabile marketing dell’azienda di famiglia; insomma, il polso della situazione ce l’ho sempre avuto, e posso dire che l’ho sentito battere forte, come sempre, anche se con un pizzico in meno di batticuore. Però se non si cresce, pardon, cambia non si possono raggiungere risultati diversi. Modificare prospettiva significa anche essere disposti a modificare strategia, non solo di immagine. L’asticella si è alzata, bisogna stare attenti solo a non inciampare. E che a risuonare non sia la Canzone mononota di Elio e compagni, eletto tra l’altro “Vignaiolo come noi” ad honorem, ma il tintinnio dei calici. Per un brindisi che faccia rumore. Ma per fare rumore bisogna essere in tanti. Ne riparliamo l’anno prossimo!

 

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