KURTATSCH, “TRES” AD OCCHI BENDATI
È un fatto ineludibile, una degustazione alla cieca ti cambia. Ne esci più forte, a volte deluso, o con un grandissimo punto interrogativo sulla testa. Piovono domande sui limiti di un territorio o al contrario sulle sue potenzialità. Insomma è un banco di prova da fare. Un atto di coraggio sia per chi si mette a nudo, solo, davanti al bicchiere ed è chiamato a giudicare e a fare la critica. Ancora di più se è un produttore di vino che decide, su iniziativa personale, di organizzare una degustazione di questo tipo, non tanto per dimostrare che il proprio vino è migliore di altri ma per verificarne il suo livello.
È quanto messo a punto dalla cantina altoatesina Kurtatsch, che per presentare l’ultima annata del suo vino di punta Tres, blend di Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, ha scelto di sfidarsi mettendo in batteria bottiglie non proprio di primo prezzo, affatto accessibili per quantitativi prodotti e valore di mercato: Château Haut- Brion 2016, Redigaffi 2016 Tua Rita, Château Pavie 1er Grand Cru Classé A 2016 e Masseto 2016.
Sorvolando sulle incredibili caratteristiche dei singoli vini e di come non tutto il panel di degustazione si trovasse d’accordo su uve e zone di produzione – d’altra parte in una cieca le divergenze d’opinione sono non solo ammesse ma praticamente richieste – quello che più mi ha fatto riflettere è stato proprio come Tres non abbia avuto troppi commenti, in positivo o in negativo. La spiegazione che mi sono data dopo qualche minuto è che, forse, eravamo tutti vergini di quell’assaggio. Essendo un vino inedito, sconosciuto per il nostro palato, la nostra memoria poteva avere qualche richiamo di vini simili precedentemente assaggiati, per esclusione si poteva arrivare a dire che Tres era il terzo della batteria, ma per la scrivente quella freschezza poteva anche essere figlia dei suoli dolomitici in cui nasce l’uvaggio che coinvolge Tres.
L’aver richiesto di riassaggiare un’altra bottiglia, per concentrarmi solo su di lei, dopo qualche ora dalla cieca, non solo mi ha mostrato un lato di Tres che non avevo precedentemente colto, ma mi ha confermato quanto sia complesso giudicare un vino in una situazione in cui il tuo gusto soggettivo prende il sopravvento sulla ragione. Davanti al secondo bicchiere di Tres, pensieri e giudizi sono stati rimessi in discussione. Sarà stata la bottiglia diversa? O era il mio approccio a quel vino ad essere cambiato? Entrambe le cose. Il che mi porta a vedere e raccontare Tres non solo come un vino che nasce da tre microparcelle più vecchie e migliori dell’azienda, ma come un rosso dell’Alto Adige capace di presentarsi davanti a un parterre di grandi e non sfigurare, anzi di essere in grado di giocarsi la partita e iniziare un nuovo e personale percorso di racconto della propria capacità nel fare vino in questo areale.

Carmen Maria Alber
Kurtatsch non teme il confronto e osa, il prezzo della bottiglia sfiora i 200 euro. Oltre alla qualità del vino, la sua potenza ed eleganza, l’etichetta è un’opera d’arte. Dipinta a mano, rappresenta il legame della cantina con la terra, utilizzando il colore proprio del terreno dei vigneti d’origine delle uve: ogni edizione di Tres avrà un proprio leitmotiv. Con la 2016 si presenta la parete Milla, suggestiva che si ammira dalla cantina, una roccia dolomitica su cui si erge il villaggio di Kurtatsch. Realizzata dalla talentuosa Carmen Maria Alber.
kellerei-kurtatsch.it