PROGETTO JANARE, LA MAGICA SFIDA DI RICCARDO COTARELLA

Come spesso accade, ogni territorio conserva miti e leggende attraverso cui la propria storia e le proprie tradizioni si sono evolute nel tempo. Questo è Janare, per il Sannio.

A molti questo termine racconterà poco, ma chi conosce il Sud e le credenze dei popoli che lo hanno abitato sin dal periodo pre-romano lungo tutta la dorsale appenninica, ha cognizione precisa di come siano nate e come si siano diffuse queste leggende. Bene, Janare è il termine con il quale, nel beneventano e in parte della provincia di Caserta e di Napoli, venivano indicate le streghe seguaci della dea Diana (Dianare-sacerdotesse di Diana).

Il racconto di tali donne è un affascinante miscuglio di sacro e profano, di storia e leggenda, di antico e moderno. La loro vita esclusivamente notturna, il seguire le fasi lunari, la perfetta conoscenza del territorio e dei suoi frutti le ha naturalmente legate al nuovo progetto della Guardiense e dei suoi vini. La loro magia, la stessa che regola i cicli della natura, è stata straordinaria ispiratrice di questo progetto improntato proprio sulle specificità del territorio e sul profondo rispetto della sostenibilità e delle risorse.

Ma per comprendere fino in fondo questo legame, l’affinità tra l’aura magica della leggenda e la straordinaria attualità di questo progetto produttivo, la Guardiense ha investito tempo e risorse sullo studio dei singoli terreni attraverso la differenza dei suoli, dal vulcanico al sedimentario passando per l’alluvionale, al fine di sfruttarne al meglio le specifiche produttive valorizzando così l’unicità di ognuno dei mille conferitori capaci di portare frutti raccolti in 3636 piccolissimi vigneti.

Riccardo Cotarella e l’enologo Marco Giulioli, suo allievo, hanno fatto in modo che venisse prestata la massima attenzione alla raccolta delle uve, svolta rigorosamente a mano, grappolo per grappolo, e gestita attraverso piccole cassette in modo da ridurre al massimo lo stress dei grappoli. In più, per far sì che in fase di vinificazione arrivassero solo acini perfetti, hanno organizzato una cernita meticolosa su nastro capace di eliminare ogni elemento non idoneo. Il percorso di affinamento è tornato negli antichi vasconi di cemento, ciclicamente restaurati, che conferiscono al vino quella sensazione di estrema pulizia e piacevole acidità. Ovviamente, c’è un percorso anche con le barrique. Queste hanno tostature diverse capaci di regalare l’impronta desiderata più idonea all’idea di vino immaginato.

Riccardo Cotarella

Dai 1500 ettari arrivano, per la bacca bianca, uve di Falanghina, Greco, Fiano e Coda di Volpe mentre per la bacca nera l’assortimento si ripartisce fra Piedirosso e Aglianico, per un totale di circa 200 mila quintali e poco meno di quattro milioni di bottiglie.

Ma attraverso il progetto Janare, la cooperativa ha immaginato un’ulteriore selezione. Ha pensato, infatti, alla propria linea di cru del Sannio che, annata per annata, fosse in grado di esprimere il miglior risultato proveniente da 500 ettari attentamente individuati. Nelle sei etichette, tre di rosso e tre di bianco, viene rappresentato con brillante lucidità il rapporto tra luna e vino, tra fasi e vitigni. In questo immaginario percorso lunare si partirà con la luna piena della Falanghina per poi approdare alla luna mancante della riserva di Aglianico.

Ad arricchire la progettualità, per Cotarella c’è la profonda consapevolezza dell’importanza della comunicazione, della necessità di dare vita a un sistema di sinergie capace di adeguare in tempo reale l’offerta. Non si tratta solo di materia prima, ovviamente. Il Presidente e ogni altro protagonista di questo magnifico progetto hanno voluto sottolineare la necessità di curare l’enoturismo, le bellezze storiche e geografiche e ogni altro aspetto in grado di raccontare il territorio.

Ed è proprio su questo che si è soffermato il Ministro Patuanelli attraverso un video inviato per l’occasione. Con ferma convinzione ha ricordato l’importanza della produzione vitivinicola italiana quale miglior biglietto da visita, un vettore per la conoscenza delle popolazioni, delle comunità, delle tradizioni e della loro storia millenaria. Ha sottolineato la rilevanza delle virtù individuali attraverso le quali lo spirito cooperativo agisce da anello di congiunzione tra la visione del futuro e il fare del presente. Spirito capace di raccogliere nell’innovazione sia la tradizione che la consapevolezza dell’eccellenza qualitativa, sia la cura dell’ambiente che la cultura del futuro. Ha esortato tutti a insistere nella direzione dell’ecologia e del digitale, che rappresentano sempre di più i pilastri della rivoluzione in atto, in cui il settore del vino dovrà partecipare da protagonista. Prima di congedarsi si è soffermato sulla direzione verso cui l’agricoltura 5.0 si è ormai orientata e cioè enoturismo e agricoltura sociale didattica per una sempre più efficace promozione e una sempre più profonda tutela delle eccellenze italiane.

Con la consapevolezza di chi ha nel cuore la conoscenza delle tradizioni e della cultura antica, la Guardiense ha disegnato con tratto pulito e ben definito un progetto capace di legare la storia di un territorio alla visione imprenditoriale del futuro. Dunque, chissà che quelle donne moderne ed evolute che il pregiudizio popolare trasformò in streghe non siano invece la chiave di volta per nuova formula capace di convertire l’antica stregoneria in moderna magia!

 

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