STORIE DI LAMBRUSCO: GOOD FRIENDLY WINE
Buttare il cuore oltre l’ostacolo. Si potrebbe sintetizzare così il lavoro di diciannove giovani produttori di Lambrusco messisi in gioco con la volontà di costruire un gruppo forte che trovi nuova linfa nel nome di un unico “brand”: Consorzio di Tutela del Lambrusco. Un’unità di intenti con l’obiettivo di produrre e raccontare in modo nuovo e sinergico il Lambrusco, ovvero “i Lambruschi”: Grasparossa, Maestri, Sorbara, Sgavetta, Marani, Salamino; un’ampia famiglia caratterizzata da sorsi autentici, animati in tutte le loro declinazioni, e sempre di più oggetto dell’interesse di un mondo enologico internazionale che gli riconosce identità, ma soprattutto una forte connotazione di italianità.
Sono i risultati di storie centenarie e tradizioni vinicole contadine, corti rurali e vigne così cariche d’uva a raccontare questa porzione di territorio padano. Con la loro generosità produttiva sembrano voler assurgere al valore coniugato nel concetto di quantità: ovvero quando il vino non era solo un piacere ma alimento e sostegno. Un’area poliedrica che dall’Emilia di Parma, Reggio e Modena arriva a lambire la provincia meridionale di Mantova. Pianure umide dai suoli limosi ghiaiosi, sovrastate da cieli limpidi di calde giornate estive o dalle tonalità grigio fumo di inverni che addormentano le campagne sotto nebbie fitte e impenetrabili. Ecco allora il desiderio di trasformare la percezione del Lambrusco, che sta progressivamente abbandonando stereotipi consolidati, senza con ciò rinnegare la tradizione ed il sapere antico. Un’inversione di marcia necessaria che prende forma grazie al lavoro delle nuove generazioni; si inizia dalla vigna, dai filari dove si sceglie prima di tutto l’inerbimento, dove si riducono drasticamente le rese, dove si prendono le distanze dai diserbanti e dalla chimica, dove si predilige la vendemmia manuale, orientandosi a vinificazioni che concedano grazia ed eleganza, senza snaturare la vocazione frizzante, arguta, selvatica del vitigno. “Progetto Giovani” è il nome dell’iniziativa che ha come obiettivo valorizzare e premiare proprio l’impegno di questi produttori che con grinta ed energia comunicano un mondo tanto affascinate quanto complesso. Oggi il Lambrusco è considerato sempre di più “good friendly wine”, strettamente legato al suo territorio ma con un appeal internazionale in termini di piacere e di abbinamenti.

Gradisca Brut
Gradisca Brut, Azienda Agricola Fantesini: 4mila bottiglie di vino spumante metodo Charmat lungo da uve Grasparossa con un saldo di Sgavetta (15 %). La cantina produce complessivamente 80mila bottiglie su una superfice di 7 ettari posti in zona pedecollinare. Il vivace rosso rubino tipico del Lambrusco lascia posto ad un brillante color violaceo e a profumi vegetali di peperone con accenni speziati di caffè e cannella. “Il taglio con il vitigno Sgavetta ci permette di avere la giusta morbidezza ma con una precisa personalità. Le note tostate e amaricanti della Sgavetta sono contenute e smorzate, rendendo il vino interessante ed estremamente piacevole”, racconta Chiara Fantesini. Vitigno robusto, dal grappolo spargolo non molto compatto che ben si adatta alle annate umide della pianura padana. La vendemmia avviene generalmente nei primi giorni di settembre, mentre le vinificazioni sono svolte separatamente per ogni singola varietà. “L’elemento di unicità, la volontà di fare continua ricerca, la qualità e la versatilità sono i tratti essenziali del nostro lavoro, sempre più distante dai luoghi comuni”.

Concerto
Concerto 2018, Medici Ermete, è il vino frizzante Lambrusco Reggiano Doc da uve Salamino. Una storia lunga 130 anni giunta oggi alla quinta generazione con Alessandro Medici: “Per sapere dove andare è necessario sapere da dove si viene” racconta Alessandro che segue le vendite dell’azienda oggi distribuita in 70 paesi nel mondo. 150mila bottiglie su 800mila complessive prodotte da 79 ettari vitati. Concerto nasce con la vendemmia 1993 (sul mercato dal 1994), ed è considerato un Cru ottenuto da singolo vigneto selezionato per le sue caratteristiche di eccellenza. Un calice fragrante dalla spuma violacea e i profumi speziati.

Il Campanone
Il Campanone di Cantine Lombardini: Reggiano Doc da uve Salamino (80%), Marani (20%). È Cecilia Lombardini e le sorelle a rappresentare la quarta generazione di un’azienda famigliare che nasce nel 1925. Siamo a Novellara, nella bassa reggiana, dimora dei Gonzaga: nella memoria si susseguono le immagini, le sensazioni e profumi in tempo di pigiatura, l’allegria nella raccolta del mosto nelle botti, l’attesa per la maturazione della fermentazione in bottiglia. “Una storia antica”, racconta Cecilia, “che vogliamo tramandare e raccontare in tutto il mondo con i nostri vini che parlano di borghi e di tradizioni. Ora però serve coraggio e perseveranza, innovazione e moderne tecniche di vinificazione per vini che si traducano in autentico piacere”. 850mila le bottiglie prodotte di cui 350mila della Linea Campanone, vino bandiera della Cantina apprezzato nei contesti più ecclettici e abbinato a piatti gourmet di respiro internazionale. Sorso vivace, dalla spuma intensa e dai profumi di mora e mirtilli. In bocca è ricco, corposo, estremamente piacevole con la sua elegante effervescenza.

Remigio 100
Remigio 100, Lambrusco Grasparossa dei Colli di Scandiano e Canossa Doc, è il vino emblema di una storica famiglia. Cà Dé Medici nasce nella seconda metà del 1800 quando la famiglia possedeva una piccola osteria e una produzione personale di vino che divenne il punto di partenza per l’azienda “Remigio Medici e Figli”. Un successo sancito nel 1911 all’Expo Internationale di Roma con la Menzione d’Onore e la Medaglia d’Oro Croce al Merito. È Mattia Medici, la 5^ generazione, a scommettere oggi sul futuro: 2 milioni di bottiglie commercializzate in tutto il mondo a raccontare l’autentica nobiltà del Lambrusco emiliano. Remigio 100 prodotto invece in sole 20mila bottiglie è l’etichetta in onore al capostipite Remigio Medici. Ottenuto da uve monovitigno, lavorate in monofermentazione naturale da mosto a vino finito con lieviti selezionati, si caratterizza per una lunga e lenta presa di spuma per ottenere bollicine piccole e finissime, profumi floreali e un gusto ricco di personalità. Un vino pieno, estroso, spigliato e conversevole.
Labrusca 2019 di Lini 910: vino rosso frizzante Reggiano da uve Lambrusco Salamino e Ancellotta. Cent’anni di azienda Oreste e Figli festeggiati nel 2010 e raccontati oggi da Alicia Lini, la quarta generazione. “Un traguardo importante raggiunto con fatica, in un mercato chiuso e con una percezione molto bassa del prodotto Lambrusco. L’orgoglio di portare avanti la ricerca dell’assoluta qualità, della purezza di un prodotto territoriale” racconta Alicia Lini. Oggi l’azienda produce 300mila bottiglie di cui 150mila sono della Linea Labrusca. Un vino cult imbottigliato per gli amici da Lini Oreste e figli.

Il Vecchio Moro
Il Vecchio Moro di Paola Rinaldini, Azienda Agricola Moro, è il rosso frizzante omaggio a nonno Giuseppe detto il “Moro”. Metodo Charmat lungo di Lambrusco Grasparossa (25%), Maestri (60%), Ancellotta (15%) prodotto in 40mila bottiglie su una produzione aziendale di 100mila. Sono 90 invece i quintali di resa per ettaro su una densità di 4000 piante: scelta consapevole voluta, contrariamente alle produzioni più industriali che arrivano sino ai 300 quintali per ettaro, per avere solo ed esclusivamente qualità. La qualità da sempre alla base del fare di questa famiglia insignita già negli anni ‘70 di importanti riconoscimenti. Il padre Rinaldo, ristoratore, era proprietario e titolare del ristorante stella Michelin “Il Moro di Sant’Ilario”. Acquistò l’attività agricola con il desiderio di fare vino e avere prodotti chilometro zero proprio per la sua attività. Metodo Charmat ma non solo: l’azienda custodisce le cantine sotterranee che ospitano numerose bottiglie di metodo classico, barricaia e bottaia per l’affinamento dei rossi. La vendemmia del Il Vecchio Moro è tardiva, talvolta avviene anche a fine ottobre; le uve vengono vinificate separatamente per poi essere unite in un taglio nel quale il mosto dolce permette la rifermentazione in autoclave. Un vino significativo, dalla spuma generosa, dal colore porpora, vivido, nero e fitto. Sviluppo gustativo sfizioso e dissetante.