VINI AD ARTE 2021: LA ROMAGNA DEL VINO

Come sostiene egregiamente lo storico Massimo Montanari, è sempre arduo e impervio espletare la storia di un vitigno o di un vino, rintracciarne la genesi e soprattutto posizionarle in un territorio, “perché vini e vitigni sono figli della geografia ma soprattutto della storia: l’azione dell’uomo sull’ambiente, nel corso dei secoli, sposta e modifica le coordinate naturali, confondendo le tracce fino a renderle talvolta irriconoscibili”. Stiamo parlando ovviamente di cultura, di identità, di radici, di realtà che inseguono una loro definizione di continuo, poiché la ricerca, qualunque essa sia, prevede sempre imprevedibilità e sorprese.

Si sa, il Sangiovese è la varietà a bacca nera più diffusa in Italia (una certezza) ma, al di là, degli intriganti contenziosi sulle origini, non è soltanto un unico vitigno. Si tratta in realtà di una grande e bizzarra famiglia estremamente diversificata, all’interno della quale coesistono individui di schiatta aristocratica e altri di meno nobile lignaggio. In più, queste differenziazioni di classe sono riscontrabili negli oltre 40 cloni ufficialmente omologati.

In Romagna, dove a seconda di varie e locali rivendicazioni, il Sangiovese proverrebbe dal Monte Giove nei pressi della splendida Santarcangelo di Romagna (e proprio per questo sarebbe stato denominato Sanguis Jovis, sangue di Giove, diventato poi Sangiovese), porta “orgogliosamente” lo stesso nome del vitigno, a differenza di tanti altri territori. È il vino romagnolo per eccellenza, praticamente coltivato ovunque, ma in particolari areali (o meglio sottozone) trova le interpretazioni più significative e di carattere: a Bertinoro, per esempio, il suolo detto “spungone”, a composizione prevalentemente di arenaria, conferisce ai nettari una grande trama tannica; mentre alquanto stimolanti si rivelano le aree collinari più elevate di Predappio, Modigliana e Brisighella, dove la longevità diventa una componente fondamentale.

Nelle ondulazioni di Faenza, abbondanti specialmente nelle argille rosse, ma in alcuni casi unite a calcare, il Sangiovese assume altresì connotazioni complesse, sostenute da una buona vena acida. Infine morbidezza, avvolgenza e “dolcezza” sono, spesso, le peculiarità del Sangiovese allevato sulle colline di Rimini.

Sempre in Romagna, al contempo terra seria e godereccia, troviamo poi alcuni vitigni molto particolari, piuttosto unici quanto a diffusione.  Si comincia dall’ottima Albana, il primo vino bianco d’Italia ad aver ottenuto la DOCG (1987), che trova i suoi punti di forza in una struttura molto bilanciata dalla freschezza e in una dimora situata soprattutto sui colli di Bertinoro. Si prosegue con la Cagnina, variante del Refosco Terrano, che arriva da queste parti quando la capitale dell’Impero Romano d’Occidente viene trasferita nella seducente Ravenna e si arriva al Bombino Bianco, che è invece il protagonista della curiosa denominazione del Pagadebit (una grande produttività che consentiva ai contadini della zona di produrre vino anche nelle annate più difficili e quindi di riuscire a” pagare i debiti”).

Si può continuare, poi, con il Trebbiano di Romagna, diffusissimo nel Ravennate, vitigno molto generoso, in grado di produrre vini di eccellente beva. Nelle colline di Faenza, ancora, si trova il Centesimino, vitigno autoctono a bacca rossa, riscoperto e coltivato da un ristretto numero di produttori, così come il Bursòn, o Uva Longanesi, a Bagnacavallo. Ed eccoci arrivati, dulcis in fundo, al Biancame, uva a bacca bianca, allevata con maggior frequenza nell’entroterra riminese.

Nell’ultima e oltremodo spumeggiante edizione di Vini ad Arte: Quando l’uva è un capolavoro, organizzata lo scorso Agosto dal Consorzio Vini di Romagna, sorge quasi spontanea la segnalazione di alcune etichette che ci sono sembrate rispecchiare, con maggior vemenza, il carattere e la personalità territoriale romagnola:

 

Romagna Sangiovese Superiore Doc Caciara 2019 di Enio Ottaviani

Romagna Sangiovese Superiore Doc I Diavoli 2020 di Rocche Malatestiane

Romagna Sangiovese Superiore Doc Tre Rocche 2018 e la Riserva Vigna del Generale 2015 di Fattoria Nicolucci

Romagna Trebbiano Doc Brò 2020 e Romagna Sangiovese Predappio Doc Godenza 2018 di Noelia Ricci

Romagna Sangiovese Predappio Riserva Doc Le Lucciole 2018 e Raggio Brusa 2016 di Condé

Romagna Sangiovese Predappio Doc Cesco 1938 2019 e Riserva Dante 1872 2018 di Piccolo Brunelli

Romagna Sangiovese Marzeno Doc 2018 di Cà di Sopra

Romagna Albana Docg Secco Frangipane 2016 e 2018 di Tenuta la Viola

Romagna Albana Docg Secco Neblina 2013 di Giovanna Madonia

Romagna Albana Docg Secco Gioja 2020 di Giovannini

 

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