ANTICA OSTERIA CERA, LA SEMPLICITÀ DELL’ECCELLENZA
In un territorio unico, al centro di un quadrilatero d’ineguagliabile bellezza composto da Dolo, Mira, la laguna e il Brenta, c’è un luogo che da anni racconta di eccellenza, di raffinata tradizione di mare, di talento e sensibilità. A poche decine di metri dalla Romea, nella strada che conduce a Camponogara, c’è Antica Osteria Cera, da sempre condotta dalle sapienti mani di Lionello Cera. Il luogo se volete è seminascosto, quasi a voler raccontare di un progetto intimo, riservato a chi ha nel cuore la capacità di comprendere la loro idea di eleganza.
Ad accoglierti, di fianco al parcheggio, ecco l’orto delle erbe aromatiche, poi un corridoio esterno accompagnato da piante rigogliose che ti porta fino al campanello. Subito dopo il salottino d’ingresso c’è la sala, sobria, per nulla appariscente. I tavoli ben ordinati e distanziati sono apparecchiati con stile, senza eccessi. Poi, qualche passo oltre il salone, uno spazio arredato con diversa cura, di tendenza, in cui la presenza di una nicchia e di una scultura fanno virare l’arredamento maggiormente verso il moderno, verso l’essenziale.
La cucina è là di fianco, proprio a metà del salone principale, semicelata da una porta basculante. Il cliente è avvolto da questa atmosfera quasi magica che trasforma i pochi minuti di attesa in un’azione di attenta ricerca visiva del particolare, della sfumatura.
L’accoglienza è all’altezza di un ristorante due stelle Michelin. I giovani della sala, garbati ed estremamente professionali, sanno gestire l’approccio sia nello stile perfettamente formale sia, se necessario, in quello appena più confidenziale. I due menù degustazione sono disegnati per accompagnare il cliente in un viaggio il cui fil rouge sta proprio nel titolo di ciascuno di essi. Le proposte alla carta sono tantissime (41) e ben descritte in un comodissimo menù da conservare. Anche la carta dei vini è di notevole spessore. Passa attraverso etichette selezionate con cura, spesso fuori dai più noti canali divulgativi.

Appetizer
Lo Chef sostiene che “la semplicità è il concetto più difficile da interpretare”. Bene, questo principio è effettivamente il dna della sua cucina di mare. Rispetto assoluto verso la materia prima, non sempre e non necessariamente di alto lignaggio, che dev’essere valorizzata attraverso una tecnica mai coprente. Brevi marinature, leggerissime fritture, crudi all’olio e limone oltre al lento bollore della tradizione chioggiana, sono l’impalcatura di una sopraffina tecnica collaudata.

Ricciola cruda alla brace con fagiolo bianco, fico d’india e salsa teriyaki
Il menù è caratterizzato da numerosi appetizers, per questo denominato I Cicchetti. Le portate si ripetono con cadenza ordinata. La Ricciola cruda alla brace con fagiolo bianco, fico d’india e salsa teriyaki è splendida. Consistenze e cotture si alternano proprio a dimostrare che non è solo la temperatura a condurre profumi e sapori. Particolarmente piacevoli anche per la complessità aromatica sono le Canocchie in tecia, dove le canocchie crude vengono accompagnate da vongole, bottarga e insalata fermentata.

Pesce croccante
Dopo i crudi un fritto, il Pesce croccante. Razza, mazzancolle, calamaretti e pevarasse (lupini) si presentano nel piatto come a rappresentare una sorta d’inseguimento in cui anche luci, ombre, colori e profumi danno vita ad un quadro pieno di emozionanti sensazioni. Piatto che rapisce. Il menù articolato e complesso continua tra Cappesante al burro di cacao, Spaghettone alla puttanesca, Tortelli di scampi e Rombo alla brace. Tra questi, però, uno lascia come un vuoto esistenziale, lo Spaghettone. La rivisitazione della popolare ricetta trova nelle alici marinate, nelle acciughe e nel lime fermentato una vitalità indescrivibile. Il palato comincia a essere sofferente per il turbinio delle tante sfumature gustative ma questa alchimia rincuora, sferza e allo stesso tempo coccola…. e si è subito pronti per nuove avventure. Per la Pasticceria… lasciamo alla vostra immaginazione ogni eventuale dolce conclusione.