GIORGIO GIORGETTI, “PERSONAL TRAINER” GOURMET

Un giornalista professionista che si reinventa chef e che intervista i suoi clienti per scoprire quale sia il menù perfetto per loro, unico e irripetibile. Difficile, per uno chef, essere più “personal” di così. Dopo tanti anni di collaborazioni con riviste prestigiose, un certificato AIS come sommelier conseguito negli anni ’80, una certificazione rilasciata dalla Federazione Italiana Personal Professional Chef ed esperienza in alcuni ristoranti, Giorgio Giorgetti ha scelto di essere un po’ meno giornalista e un po’ più chef, reinventandosi con l’attività “Cucino di te”, che offre un servizio di cucina a domicilio per cene intime e tavolate nella zona tra Milano, i Laghi e il Canton Ticino.

L’offerta di Cucino di te, alla prima occhiata, non sembra differenziarsi molto da quella di qualsiasi altro chef a domicilio: una spesa concordata con presentazione dello scontrino di acquisto, la preparazione del pranzo o della cena a casa propria e il riordino di stoviglie e cucina. Come essere al ristorante, ma nell’intimità delle proprie mura. La novità è che Giorgio è uno che innanzitutto ama scrivere e raccontare il cibo e questo fatto lo si scopre semplicemente entrando nel suo sito web: non un portale che vende un servizio, ma un collettore di curiosità, storie, consigli pratici e narrazioni intorno al grande tema della cucina e dei menù che potrà realizzare per i suoi ospiti. Se si chiede qualche proposta o qualche menù già pronto da consultare, ci si accorge che Giorgio non li ha: Cucino di te crea il menù direttamente con il cliente, in modo che sia frutto di un’intuizione, di un racconto, di un’esperienza di vita come un piatto mangiato in un viaggio lontano che ha lasciato affascinati, il menù del proprio matrimonio ricreato alla perfezione, o le specialità preparate in un programma tv. Tutto è possibile e viene compreso, interpretato e studiato grazie a un’intervista sondaggio che permette al cuoco giornalista di avvicinarsi, quando non ci sono richieste specifiche, ai gusti dei suoi ospiti e ideare piatti nuovi e creativi su misura di quel palato.

Giorgio spiega così la sua idea, che definisce una vera e propria rivoluzione copernicana nella ristorazione: “per tutta la vita qualcuno ha deciso che cosa avremmo dovuto mangiare. La mamma ha impostato i nostri gusti, scuola e lavoro ci hanno fatto scegliere menùdi mense e di bar, poi i ristoranti ci mettono davanti una lista di piatti che non possiamo certo sconvolgere. Ecco, l’idea di un personal chef che ‘ti porta il ristorante a casa’ mi infastidiva. Io avrei invece voluto qualcuno che cucinasse qualcosa che fosse solo mio, davvero personale, unico, non ripetibile tale e quale ad altre persone”.
Con questo Giorgio ha attinto dalla sua esperienza di giornalista per individuare i gusti nascosti e i veri, personali desideri dei suoi clienti. Non propone una sua cucina, come tutti gli altri chef. Al contrario, e qui sta la rivoluzione copernicana, mette la sua abilità a totale disposizione del cliente. Nel tempo ha affinato la sua intervista in una sorta di sondaggio: una lunga lista di piatti più disparati, dall’antipasto al dessert, con nessuna connessione esistente con l’evento richiesto: “mi serve che il cliente si senta libero da qualsiasi vincolo e possa scegliere piatti e preparazioni che lo incuriosiscano. In questo modo io posso farmi una mappa precisa di dove si orientano i suoi gusti, le sue preferenze, i ricordi che si sono impressi sulle sue papille gustative”.

Da questa prima cartina tornasole dei gusti, lo chef comincia a comprendere fin dove può spingersi nelle proposte culinarie, che accostamenti proporre e su che sapori puntare. A questo punto, invia una prima lista di piatti ideati o rivisitati su misura di quel cliente e della specificità dell’occasione: “da qui in poi si cominciano a scremare le idee, a focalizzarci sempre più verso quello che è l’obiettivo dell’esperienza gastronomica che si desidera sul serio. È come una lenta distillazione per raggiungere qualcosa di intimo e personalissimo”. Poiché il menù cambia sempre, contrariamente a molti suoi colleghi, Giorgio non ha scorte di alimenti o semilavorati pronti: prepara tutto al momento. Non tutto fila sempre così liscio. Cucinare, per questo giornalista chef è come scrivere un racconto, senza il timore della pagina bianca ma cercandone il brivido. Viene regalato a ogni ospite un menù emozionale, scritto su misura dall’inizio alla fine, un vero e proprio nuovo testo con diritto d’autore.

 

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