VILLA D’AMELIA, UN PALPITO DI LANGA
L’autunno, nel cuore del Piemonte, segna con la nebbia una sorta di linea curva capace di assecondare il dolce susseguirsi delle colline, morbide e ben organizzate. Alcune di loro sonnecchiano lanciando uno sguardo alle Alpi imbiancate, altre orgogliose e ordinate si raccolgono attorno a Barolo. Una in particolare tra queste racconta profondamente di Langhe, segnata da boschi rigogliosi e noccioleti di antica tradizione. È la collina su cui insiste il podere in cui oggi vive il Relais Villa d’Amelia.
Appartenuto per moltissimo tempo alla famiglia Bonelli ne conserva la storia e la personalità. Il nome, infatti, sta a ricordare Amelia Bonelli indimenticata padrona di casa che usava lasciare sempre all’entrata una brocca d’acqua fresca per ristorare ospiti e passanti che facevano visita alla cascina. L’acqua di Amelia è tutt’oggi ancora lì ad attendere i nuovi ospiti come a conservare un rito che stava a testimoniare cura e rispetto nell’accoglienza.
E come ai tempi della signora Amelia, gli ospiti che oggi visitano il Relais possono godere dei meravigliosi colori con cui la natura dipinge le tante colline ricoperte da filari di viti, tra luci e ombre, cambiandogli tono e vigore al passaggio delle stagioni.
Il profondo e attento restauro ha portato alla splendida cascina ottocentesca un tocco caldo ed elegante. Gli ambienti e i giardini oggi donano alla casa e alla tenuta un’atmosfera speciale, come di una perfetta casa privata. All’interno, 37 tra camere e suites tutte perfettamente arredate in uno stile contemporaneo che si fonde perfettamente con gli elementi architettonici. Parquet e bagni in marmo travertino circondati da colori caldi e accessori unici fanno di ogni camera un ambiente di comoda raffinatezza. Una però vince su tutte. È l’esclusiva Suite San Luigi che trova posto all’interno dell’antica cappella gentilizia trasportando gli occupanti in una sorta di viaggio nel tempo.
Non lontana da Alba, Villa d’Amelia si pone al centro di un territorio magico, ricco di sapori e tradizioni. Non poteva mancare, quindi, come profonda consapevolezza di tale storia, un ristorante che rappresentasse con cura e assoluta qualità la cucina piemontese e langarola sia nella versione classica sia nella versione con rivisitazioni personali e moderne. All’interno di quello che fu il mondo di Madama Amelia, nasce il DaMà, il ristorante del Relais.
Ambienti curatissimi, con divani e drappi che si avvicendano a pareti illuminate con lampade d’effetto. Alla guida un giovane e talentuoso Chef chiamato a custodire e rappresentare attraverso la propria proposta gastronomica una storia culinaria fatta di esperienze intense e cariche di senso, è Dennis Cesco.

Chef Dennis Cesco
Nato a Pieve di Cadore, sin da giovanissimo comprende l’importanza dello studio e a soli sedici anni è già nella cucina dello Chef stellato Alberto Zago e appena diciottenne arriva a Villa d’Amelia alla corte di Damiano Nigro che dopo 15 anni nelle Langhe lascerà a Dennis il timone del DaMà. Come ogni grande guida, lo Chef Nigro indirizza Dennis verso esperienze in Francia capaci di forgiare la sua tecnica e la sua managerialità.
Arrivano così le vicende parigine, prima al seguito di Alain Solivérès a Le Taillevent, Chef 2 Stelle Michelin dove acquisirà una perfetta conoscenza della lingua e ricoprirà il ruolo di garde manger e poi al Pavillon Ledoyen, 3 stelle Michelin sotto la guida di Yannick Alléno che lo introduce nel mondo delle salse, delle fermentazioni e delle estrazioni. Concluderà il suo iter in terra francese da Christoph Pelé a Le Clarence Paris, 2 stelle Michelin. Probabilmente l’esperienza più dura ma estremamente formativa vista l’impostazione del menù fatta sui prodotti acquistati al mattino.
Rientrato a Villa d’Amelia e prese le redini del ristorante, lo Chef Cesco punta dritto alla qualità degli ingredienti, all’esaltazione dell’autenticità andando a rifornirsi direttamente da pastori e piccoli allevatori oltre che da attenti coltivatori.

Tajarin al sugo di salsiccia
Per tale ragione, abilmente, accosta alla cucina italiana salse e fondi tipici della cucina francese che gli consentono accostamenti atti a valorizzare la materia prima e il gusto. Sostenitore di una cucina vera, della cottura sul fuoco e della tecnica ferrea, Dennis ripropone classici che non lasciano adito a nessun dubbio. Meravigliose sono le sue interpretazioni dei Tajarin al sugo di salsiccia, della Terrina al sugo di capriolo e mela cotogna, del Salmerino e pancetta e, se volete, per finire in bellezza, del dessert Cioccolata alla terza, una sorta di esponenziale esperienza sensoriale. A parte, solo perché nulla resti intentato, non si possono non citare il maestoso Bianco d’Alba capace di cingere con il suo inconfondibile profumo ogni drappo, divanetto o tovagliato e la selezione dei grandi formaggi caprini del cuneese che arrivano ben ordinati in un carrello d’esposizione, straordinari palpiti di Langa.