CHIANTI CLASSICO GS VIGNA POGGIARSO 2017 CASTELLO DI MELETO
Poggiarso è la più fredda, la più arida e la più ripida di tutte le tenute di Castello di Meleto. Siamo a Gaiole in Chianti, entro una realtà nata da un’idea imprenditoriale e portata avanti dalla passione degli individui che la animano, raccolti sotto il nome di Viticola Toscana. Sono 160 gli ettari vitati totali, guardati con l’occhio attento della salvaguardia ambientale in tutte le sue sfaccettature. Sfaccettature che si vogliono indagare in ogni centimetro aziendale, parte di quel “tutto” che si sintetizza nei docili profili delle colline toscane, nella luminosità energica del cielo e nella terra ora argillosa ora sabbiosa e, solo in piccola percentuale, limosa.
Per questo, Castello di Meleto ha avviato un progetto di valorizzazione del territorio attraverso l’identificazione dei propri cru, ai quali è lasciato protagonismo in un soliloquio degno di nota. Fra essi, il Poggiarso spicca per espressività e complessità. Nasce da condizioni piuttosto estreme, in cui gli sbalzi termici ricorrono quotidianamente e scandiscono la finezza del corredo aromatico delle bacche di Sangiovese, la cui produttività in termini quantitativi è certamente limitata – si parla di una resa per ettaro di circa 40 ql – in favore di una qualità elevata e, soprattutto, riconoscibile. La doppia selezione delle uve, condotta prima in campo e poi in cantina, precede una vinificazione millimetrica, che culmina con un affinamento di 27 mesi in botti di rovere francese da 50 hl.
Se il cru Casi riassume la croccantezza del frutto e la piacevolezza del nettare, il Poggiarso conquista per la sua stratificazione, mostrando quel grado di complessità che affascina ora e nel tempo. L’azzardo di una Malvasia Nera vinificata in purezza, Camboi, porta alta la bandiera della filosofia aziendale, sempre volta alla ricerca e alla valorizzazione del territorio.
JAMES’ TASTING
CHIANTI CLASSICO GS VIGNA POGGIARSO 2017 CASTELLO DI MELETO
92/100
Il nerbo del Sangiovese si veste di una trama tostata, con il brio speziato della bacca di ginepro e del pepe nero. Il frutto è ancora giovane e succoso, seppur già indirizzato verso una rotondità matura e accogliente. Ricorda la confettura di lamponi e l’eleganza di un mazzo di fiori, a cui segue la forza della terra, fin quasi di una leggera torba. La bocca ha carattere. La freschezza è marcata, così come la sapidità, che si rende vivida protagonista di un sorso già reso estremamente fine dal tannino. Nonostante l’evidente giovinezza, mostra la solidità di un certo equilibrio, che evolverà in eleganza fino a sfociare nella classe.