SPECIALE BORDEAUX 2018

La classe è una, ma le sue declinazioni sono molte. Lo stesso vale con l’anima e lo charme del Bordeaux, da tempo immemore icona di lusso, di opulenza, di eleganza nobile, calco degli Châteaux che, come delle bandiere, segnano le varie proprietà. Esplorarne le diverse sfumature a seconda del luogo, dell’annata, del blend o della mano che accompagna le uve nella loro metamorfosi fino a diventare vino, è l’unico modo per delineare i contorni di una zona che serba al suo interno una storia secolare e una tradizione ricca, che riecheggiava nei nobili salotti antichi così come si afferma oggi in quelli moderni.

Grazie a realtà come Crus et Domaines de France, portavoce del Bordeaux per il Gruppo Les Grands Chais de France fondato dalla famiglia Helfrich nel 1979, esiste la possibilità di assaporarne le variabili, persino fuori dai confini francesi. Non solo proprietari terrieri, gli Helfrich, ma anche négociant e distributori, con un portfolio di oltre 137 produttori aderenti al Gruppo, al quale viene affidata la distribuzione esclusiva dei propri Châteaux.

All’interno di questo vero e proprio ritratto territoriale, il Gruppo ha voluto proporre un focus su una specifica annata, attraverso una Masterclass condotta dal primo Master of Wine italiano Gabriele Gorelli nell’assoluta esclusività di Villa Ca’ Vendri a Verona, in occasione di Bordeaux En Primeurs 2020. Un’annata controversa e agitata nel suo svolgimento, inizialmente vessata dalla grandine e dalle piogge e poi baciata dal sole nel periodo estivo, privo di piogge. Un millesimo eccezionale per intensità espressiva e potenziale di invecchiamento: questa è la vendemmia 2018.

 

 

JAMES’ TASTINGS

SPECIALE BORDEAUX 2018

 

 

CHÂTEAU DE LAMARQUE

94/100

Siamo a Lamarque, nell’Haut-Medoc, con un blend che si ripartisce fra 41% di Cabernet Sauvignon, 41% Merlot e 18% Petit Verdot. Naso carnoso, di buono spessore, che ritrae la dolcezza della prugna, dell’amarena e della mora, su uno sfondo di cioccolato, carruba e paprika. Sorso avvolgente, pieno e carnoso quanto il naso. Un bordeaux dal profilo solare e di spessore.

 

CHÂTEAU PETIT FAURIE DE SOUTARD

95/100

Saint Émilion Grand Cru Classé, composto da un blend di 65% Merlot, 30% Cabernet Franc e 5% Cabernet Sauvignon. Una nota pungente che bascula fra il timbro erbaceo e l’accenno balsamico scolpisce un profilo snello, che trova spessore nel caffè e nella tostatura pur mantenendo un tratto piuttosto sottile. La bocca ricalca la snellezza del naso, affermando le sue durezze specialmente attraverso la sua parte tannica.

 

CHÂTEAU YON – FIGEAC

97/100

Rimaniamo nella zona di Saint Émilion, questa volta Grand Cru. Il protagonismo è del Merlot, che partecipa con un 80% nel blend, completato da un 14% di Cabernet Franc e un 6% di Petit Verdot. Il naso si introduce sul frutto, per poi deviare su una trama scura di grafite e alleggerirsi nuovamente su un ricordo agrumato e balsamico. La bocca è estremamente fine, elegante, pungente, definita da un tannino ancora rude ma con prospettive di evoluzione meravigliose, destinate alla massima eleganza.

 

CHÂTEAU HAUT BAGES LIBERAL

95/100

Ci spostiamo a Pauillac, dove vigne di 35 anni regalano un blend di 70% Cabernet Sauvignon e 21% Merlot. La trama, qui, è scura e coesa, quasi impenetrabile. Verte sul caffè, sulla terra e sul frutto nero, pur restando avvolto in un alone di mistero poiché la sua compattezza lo rende inscindibile e, quindi, molto intrigante. Il gusto si veste di un’accentuata morbidezza, a cui risponde una chiusura leggermente amaricante, capace di donare una buona pulizia.

 

CHÂTEAU CADET – BON

98/100

Torniamo ancora a un Saint Émilion Grand Cru Classé. Le vigne di questi 5.62 ettari conservano nella propria linfa l’esperienza e la ricchezza dei loro 50 anni. Il blend si compone in prevalenza di Merlot, con un 75%, mentre la restante parte è affidata interamente allo charme del Cabernet Franc. L’alta percentuale calcarea dei suoli disegna dei profili estremamente fini ed eleganti, al naso come al gusto. Il profumo regala il fascino floreale ma anche la complessità scura della grafite, sintetizzandosi in un naso coeso, appuntito, penetrante. La bocca si compone di grande equilibrio, con durezze ben percepibili ma molto “snelle”. Il tannino segna il contorno del sorso come fosse il tratto di una stilografica, privo di qualunque pesantezza e immobilità. Un vino dinamico, che persiste nell’energia sapida e nella finezza aromatica.

 

CHÂTEAU DAUZAC

91/100

Margaux Grand Cru Classé. Da un 68% di Cabernet Sauvignon e un 32% di Merlot si origina un vino che mostra un naso fresco di agrumi e fiori, sullo sfondo variopinto del pout pourri, con una leggera nota ferrosa. La bocca necessita ancora di qualche tempo per trovare il suo binario, per ora condotto sulla giovinezza un po’ irruenta del tannino.

 

CHÂTEAU LA PATACHE

96/100

Approdiamo quindi a Pomerol, per la precisione su 3.18 ettari di vigna che rappresentano il palcoscenico di un Merlot protagonista del blend. È dell’85% infatti la sua percentuale, scortata delicatamente da un 15% di Cabernet Franc. In questo calice si racchiude un po’ il futuro del Bordeaux. Un futuro fatto di maggior leggerezza, in favore parimenti della beva e dell’eleganza. Il naso è molto interessante: le note pungenti e acidule ricordano il frutto di bosco, su uno sfondo di spezia scura. È un naso attraente, nonostante non si componga di una complessità estrema. La bocca è morbida, leggera, mantenuta in tensione dalla freschezza vivida e dall’impronta tannica di buono spessore, che si protrae in persistenza con la sua finissima pressione.

 

CHÂTEAU BASTOR-LAMONTAGNE

97/100

Dulcis in fundo, non poteva mancare il Re dei vini dolci, colui che ha fatto della Botrytis il più grande presupposto di complessità e fascino del mondo viticolo. Stiamo parlando del Sauternes, pagliuzza dorata dell’areale rubicondo del Bordeaux. Siamo precisamente a Preignac, entro una proprietà della famiglia Helfrich. Da un 97% di Semillon, un 2% di Sauvignon Gris e l’1% di Sauvignon Gris, nasce questo nettare dolce che, tuttavia, troppo dolce non è. Appare, al naso, la frutta a polpa gialla e la frutta secca. Una traccia erbacea rende il profumo ancora più fresco e più secco, avvolto dalla carezza della botrite con la sua tipica orma glicerica e l’inconfondibile nota di zafferano. La bocca è una sintesi perfetta di equilibrio, nel segno della freschezza ancora più che dello zucchero. Un vino leggiadro, che chiede poche parole e tanti piacevolissimi sorsi.

 

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