IVV E ICONE: FATTI PER RIMANERE
Mi capita spesso di guardarmi intorno e vedere l’era contemporanea carica di futilità e superficialità. Magari è una percezione mia, si intenda, ma mi rendo conto di essere cresciuta in un’epoca in cui la moda e lo stile erano fatti per rimanere. Adolescente negli anni novanta ho visto l’eleganza dei grandi stilisti indossata da modelle che sono diventate emblema di bellezza e, vent’anni dopo, mantengono questo piedistallo senza possibilità di discussione.
Cosa significhi quindi, per me, essere un’icona è abbastanza chiaro: rimanere imperturbabile nel tempo. È evidente che tale parola si affianchi con semplicità al classicismo; capita con romanzi scritti secoli fa che sono attuali anche nell’era moderna, capita con quell’abito che non passerà mai di moda, capita con quella pietanza che si cucinerà sempre perché identitaria.
Cosa unisce questi elementi? Dove trovare il comune denominatore tra Leopardi, un tubino nero e un piatto di spaghetti al pomodoro? Nella storia che hanno da raccontare, nel messaggio che oggi, domani e dopo arriverà chiaro e preciso perché tracciato in maniera nitida nel tempo. Un po’ come fa l’acqua con le pietre, plasmandole senza fretta.
Ecco perché mi sono subito affezionata al progetto Icone di IVV: perché amo le storie, soprattutto quelle raccontate bene, e amo i prodotti che sono fotografia di un’epoca. Il progetto nasce dalla volontà di celebrare la storia di un’azienda che, nell’arco di settant’anni, ha segnato in modo indelebile il design con prodotti iconici che hanno anticipato tendenze e mode nel mondo. La selezione delle Icone IVV, iniziata nel 2019, diventa una collezione permanente che accoglie di anno in anno nuovi prodotti, ciascuno espressione di un’istante, un anno, un’epoca precisa.
Il primo oggetto riproposto sul mercato è stato Menhir XXL, creato per la prima volta nel 1983 ed esempio di quello che è l’artigianato vetrario: una palla che esce da un forno a 1400 gradi, pesante e completamente instabile nel suo divenire altro. È un elogio all’imperfezione e alla tenacia, all’essere unici e impossibili da riprodurre in serie. Quella palla diventerà un vaso di 60 cm di altezza senza l’ausilio di alcun macchinario ma solo con la manualità e la creatività dell’uomo. Oggi IVV ha deciso di rimetterlo in produzione in edizione limitata e numerata.
Les Deux Amis nascono invece nel 1962, capriccio di un produttore cinematografico francese per la sua casa in Costa Azzurra. Completamente soffiati a bocca, questi due vasi parlano dello spirito di un decennio che ha fatto epoca, sul confine tra il tramonto di usi, costumi e idee considerati intoccabili e l’alba di mode, trasgressioni e correnti di pensiero rivoluzionarie. Prodotti dal 1964 regolarmente vengono riproposti nella loro versione originale in due forme e colori.
Infine un salto vorticoso negli anni novanta con Pandora, vaso che venne creato per la messa in scena teatrale dell’Agamennone di Eschilo a Aix en Provence e poi entrato ufficialmente nei cataloghi nel 1993. IVV lo ha aggiornato e reso attuale nei colori (originariamente era blu cobalto) e nell’elemento preposto per i fiori (non più un cono di vetro bianco satinato bensì un tubo di vetro trasparente).
Oggetti che indossano un messaggio chiaro, di indipendenza, avanguardia e unicità.
Fatti, soprattutto, per rimanere.