ALL ABOUT WHISKY: LOWLANDS, CAMPBELTOWN E ISLAY

Lowlands

Per chi ha avuto la fortuna di visitare la Scozia, avrà sicuramente notato come le caratteristiche di territorio con le Highlands siano completamente diverse, quasi opposte. Ci troviamo al confine meridionale della Scozia. Per intenderci, quello che a ridosso con l’Inghilterra. Le caratteristiche orografiche sono tipicamente pianeggianti o di altopiani. E questo si evidenzia anche nei prodotti che ne derivano. Il whisky delle Lowlands ha un carattere gentile e leggero, un’ottima partenza per chi ha intenzione di esplorare per la prima volta il mondo del whisky. Sono prodotti quasi cremosi, che riportano odori di pane tostato, spesso di cannella, erbacei e con una punta di mou. Contrariamente al resto della Scozia, dove si distilla seguendo il procedimento classico della doppia distillazione, in questa zona si usa il processo produttivo della tripla distillazione tipico irlandese: è anche per questo motivo che i loro malti sono più gentili e abboccati. La regione delle Lowlands conta ad oggi 17 distillerie attive. Molte di queste sono focalizzate sul grain whisky. Fra quelle di malto d’orzo più famose, Auchentoshan (che è anche la più vecchia) e Glenkinchie. Una piccola nota di colore: sulle bottiglie di Auchentoshan, si trova in bella mostra la dicitura: The Triple Distilled.

 

Campbeltown

 

Campbeltown, conosciuta col nome di “Città del Whisky”, è una piccola realtà urbana in una penisola nella parte sudoccidentale della Scozia. Un tempo, in questo minuscolo lembo di terra, erano attive ben 34 distillerie che però, a causa di cattivissime e per non dire pessime gestioni, sono andate progressivamente sparendo. Una forte spinta al fallimento di tutte queste distillerie venne data anche dalla Grande depressione e dal Proibizionismo americano. Ad oggi ne sono rimaste superstiti solo tre (Springbank, Glen Scotia e Glengyle) e, fortunatamente, una quarta è rinata dalle ceneri di una vecchia distilleria dopo 80 anni (Kilkerran). Il whisky di queste parti è considerato dagli scozzesi un whisky da uomini veri, con la sua nota leggermente affumicata, la frutta secca e il carattere tagliente. Le note saline, quasi oleose, sono predominanti. Per gli addetti ai lavori, ha un gusto sporco. E forse proprio per questo è uno dei nostri preferiti: sorseggiando un Glen Scotia, sembra di stare seduti su una scogliera a respirare l’aria salmastra, avvolti in un maglione di grossa lana scozzese.

 

Islay

La Regina delle Ebridi. “Aila”, così si pronuncia, è un’isola che fa storia a sé. Orgogliosamente staccata dalla regione Islands, giusto che sia così. Isaly equivale a torbato. Quanto torbato? Dallo Heavily Peated, dove ti sembra di avere un pezzo di carbone in bocca (55ppm – parti per milione) alla torbatura appena accennata tra 5 e 15ppm. Anche in questo caso il mercato ha voluto dire la sua e, per andare incontro a chi deve sempre strafare, sono stati creati dei malti che hanno decisamente esagerato, arrivando praticamente un record di torbatura: Bruichladdich Octomore Masterclass versione 08.1 conta ben 167 ppm. Una roba che fa spavento solo ad immaginarla, ma si tratta, principalmente, di un esercizio di stile. Le distillerie di Islay sono fra le più conosciute dal grande pubblico; i loro prodotti hanno tutti un carattere univoco che fa subito capire dove vengono distillati. Sono whisky forti, con la torba ben evidente, una forte nota salina e erbe officinali. L’asticella olfattiva, spesso e volentieri, è ben orientata verso gli idrocarburi. Ardbeg, Ardnahoe, Bowmore, Bruichladdich, Bunnahabhain, Caol Ila, Kilchoman, Lagavulin e Laphroaig. Queste sono, ad oggi, le nove distillerie attive nell’isola. E altre due sono in fase di ultimazione. Non sembra poco.