CERETTO, IL RACCONTO DI UNA VISIONE
Nel cuore delle Langhe, dove le colline si rincorrono come onde di una terra antica e viva, la famiglia Ceretto ha costruito molto più di un’azienda vitivinicola: ha scritto un pezzo di storia del vino italiano, intrecciando innovazione, cultura e amore profondo per il territorio. Da Santo Stefano Belbo ad Alba, attraversando La Morra, Barbaresco e Castiglione Falletto, la storia dei Ceretto è tra le più emblematiche del Rinascimento del Barolo e del Barbaresco. Tutto ha inizio negli anni Trenta con Riccardo Ceretto, commerciante di vino in un tempo in cui le Langhe erano tutt’altro che la patria dorata del Nebbiolo. Una “terra miserabile”, come raccontava lui stesso, che ancora non immaginava la sua vocazione nobile. Ma è con i figli Bruno e Marcello, negli anni Sessanta, che arriva la svolta: comprendono che il futuro è nella terra, nei cru, nei bricchi, le vigne in cima alle colline, e iniziano una paziente opera di mappatura e acquisizione dei migliori appezzamenti. Visionari e tenaci seminano il futuro.
Oggi l’azienda possiede 180 ettari, con circa 16 destinati alla produzione di Barolo e Barbaresco. E se negli anni Ottanta Ceretto è sinonimo di modernità – barrique nuove, selezione spinta, uno stile internazionale – con l’ingresso in azienda di Alessandro Ceretto (figlio di Marcello) nel 2000 cambia tutto. Dopo esperienze tra Australia, California, Sudafrica e Francia, il giovane enologo capisce che per far parlare davvero il terroir occorre togliere, non aggiungere. Inizia così un lento, coerente percorso di sottrazione: fermentazioni spontanee, uso minimo di legno nuovo, viticoltura biologica certificata dal 2015 e un’impostazione sempre più vicina alla biodinamica. “Niente ricette, niente scorciatoie: ogni scelta parte dalla terra”, racconta Giacolino Gillardi, amministratore delegato dell’azienda. Dalla semina del sovescio alla rinuncia ai diserbanti, dalla selezione massale al rispetto dei tempi lunghi del vino: ogni decisione riflette un’etica produttiva che mette al centro il suolo vivo, la biodiversità, la naturale evoluzione del vino. La fermentazione avviene con lieviti indigeni, e si conclude con lunghi affinamenti in legno grande. Il risultato? Vini che parlano con voce nitida del luogo da cui provengono.
Il cuore pulsante della produzione di Barolo è a Castiglione Falletto, nella cantina immersa tra le vigne, arricchita dal celebre “Cubo” di vetro inaugurato nel 2000: un gesto architettonico potente, trasparente, che guarda al futuro ma radicato nel paesaggio. Lì nascono alcune delle etichette più iconiche: Bricco Rocche, monopole dal 1982, è un cru di 1,75 ettari che unisce potenza e grazia, come un Chambertin-Clos de Bèze di Langa. Brunate, a La Morra, regala profumi di viola e una bocca setosa e minerale. Prapò, a Serralunga, affonda le radici in marne sabbiose e dona vini verticali, strutturati, longevi. E poi c’è Cannubi San Lorenzo, gioiello di 0,30 ettari che esce solo in magnum dopo 10 anni dalla vendemmia: un concentrato di eleganza e profondità, prodotto in appena 500 bottiglie l’anno. Sul fronte Barbaresco, i Ceretto hanno costruito la cantina di Bricco Asili, dedicata esclusivamente ai cru della zona. Asili, Bernardot e Gallina sono nomi che non hanno bisogno di presentazioni: colline tra le più vocate del comprensorio, capaci di declinare il Nebbiolo in tutte le sue sfumature, dalla finezza floreale alla salinità verticale, dalla fragranza alla profondità evolutiva. Anche il Bianco ha la sua parte nel mosaico Ceretto: è il Blangé, Arneis in purezza nato nel 1985, pensato per dare voce alla freschezza e alla bevibilità del Roero. Un successo clamoroso, con oltre 500.000 bottiglie l’anno. Oggi spetta a Federico, figlio di Bruno, portare avanti la commercializzazione e la vendita nel mondo dei vini di Ceretto, mentre, grazie a Roberta, figlia di Bruno, Ceretto è anche arte, paesaggio e cultura. Dalla Cappella del Barolo, ridisegnata da Sol Lewitt e David Tremlett, al ristorante tristellato Piazza Duomo di Enrico Crippa, l’estetica e l’etica si fondono in un unico orizzonte: raccontare il territorio con tutti i sensi. La bellezza non è orpello, ma linguaggio. Ceretto è oggi una delle aziende simbolo delle Langhe nel mondo, capace di innovare senza tradire, di accogliere senza banalizzare. La loro forza sta nella fedeltà a un’idea: il vino non è un prodotto, ma un racconto. Un racconto che inizia con la terra, attraversa le mani dell’uomo e finisce nel calice. Un racconto che non cerca la perfezione, ma l’identità.
Asili e Bernardot: due cru, due identità del Barbaresco. L’annata 2021 a Barbaresco è stata eccellente sotto il profilo qualitativo, grazie a un andamento climatico favorevole e ben equilibrato. Dopo un inverno mite e ricco di precipitazioni, la primavera ha portato gelate tardive che però hanno avuto un impatto limitato sul Nebbiolo. L’estate, senza eccessi di calore, ha favorito una maturazione lenta e completa, culminata in una vendemmia tra fine settembre e metà ottobre. L’annata 2020 a Barolo è stata molto positiva, caratterizzata da un equilibrio climatico e risultati qualitativi eccellenti. Dopo un inverno mite e una primavera umida, l’estate è stata moderatamente calda e ben bilanciata grazie alle riserve idriche. Settembre ha regalato escursioni termiche ideali e la vendemmia si è svolta tra l’8 e il 13 ottobre in condizioni ottimali. I Barolo 2020 si distinguono per eleganza, freschezza aromatica e tannini più morbidi del consueto. Sono vini raffinati, accessibili anche da giovani, ma con una buona capacità di invecchiamento. Annata armoniosa, equilibrata e di grande bevibilità.
DEGUSTAZIONE
BARBARESCO ASILI
100% Nebbiolo. La fermentazione avviene in vasche d’acciaio con lieviti indigeni, seguita dalla fermentazione malolattica. Segue un affinamento in botti Stockinger di rovere di Slavonia. Cru storico e celebre di Barbaresco, Asili si presenta nell’annata 2021 con un profilo profondo, capace di unire potenza e precisione. Alla vista, si mostra granato trasparente. Il bouquet è stratificato e articolato: profumi di caffè e frutta matura, ciliegia e susina, si alternano a note floreali di rosa fresca e violetta, seguite da sfumature di cioccolato bianco, cannella, noce moscata, anice stellato, cacao, liquirizia e accenti di rosa appassita. Chiudono il quadro aromatico sentori di fieno, rabarbaro, tartufo bianco e china. In bocca rivela una struttura verticale, solida e al tempo stesso equilibrata: grande acidità, ottimo bilanciamento tra morbidezza e freschezza, tannini setosi e perfettamente integrati. Il sorso è pieno, corposo, con un sapore di liquirizia e lunga persistenza gusto-olfattiva. L’impronta minerale e sapida sul finale restituisce tutta l’identità del terroir. Eleganza, potenza, armonia e freschezza in un’espressione che conferma la fama del cru.
BARBARESCO BERNARDOT
100% Nebbiolo. La fermentazione avviene in vasche d’acciaio con lieviti indigeni, seguita dalla fermentazione malolattica. Segue un affinamento in botti Stockinger di rovere di Slavonia. Il cru Bernardot, nel comune di Treiso, offre nel 2021 un’interpretazione fine e aggraziata. Il profilo olfattivo si distingue per l’eleganza, è fresco, con profumi fruttati di amarena e gelso nero, accenti floreali di rosa appassita, note di erbe aromatiche, salvia, timo, rosmarino, erbe di Provenza e di lavanda essiccata ben fusi a cui fanno seguito sentori di spezie dolci, anice stellato e un accenno di humus. Al palato è più leggero rispetto all’Asili, ma non meno interessante: la struttura è sottile, con tannini morbidi e ben scolpiti. L’ingresso è fresco, con richiami di frutta sottospirito, ciliegia e prugna e scorza d’arancia candita ricoperta di cioccolato. La mineralità è netta, il finale spigoloso ma elegante, con una chiusura di buona persistenza e vivace freschezza. Un Barbaresco di classe, che si muove con passo delicato ma deciso.
BAROLO DOCG BRUNATE 2020
100% Nebbiolo da selezione massale. La fermentazione avviene in vasche d’acciaio con lieviti indigeni, seguita dalla fermentazione malolattica. Segue un affinamento in tonneaux di rovere francese e in botti da 25 hl. Stockinger di rovere di Slavonia. L’annata 2020 si esprime in modo spettacolare, con una firma elegante e leggiadra. All’olfatto offre un bouquet profondo e sfaccettato: si apre con sentori di rosa e viola, seguiti da note di arancia rossa, ciliegia nera, fiori freschi, confetto, ginepro e un tocco speziato che ricorda il pepe nero. Emergono anche aromi di torrefazione, cacao amaro, liquirizia, foglie secche, in una stratificazione olfattiva complessa e seducente. Al palato conquista per il suo equilibrio: ha volume e densità, ma si muove con grazia e precisione. I tannini sono setosi e ben levigati, l’acidità è presente e ben integrata. La trama gustativa è compatta, austera ma suadente, con un finale lungo, sapido e minerale. È il volto femminile e delicato del cru Brunate, che rivela al tempo stesso grazia, potenza ed eleganza.
BAROLO DOCG BUSSIA 2020
100% Nebbiolo. La fermentazione avviene in vasche d’acciaio con lieviti indigeni, seguita dalla fermentazione malolattica. Segue un affinamento in tonneaux di rovere francese e in botti da 25 hl. Stockinger di rovere di Slavonia. Il Barolo Bussia 2020 si presenta raffinato, elegante, con un tratto austero e intrigante, che si apre lentamente rivelando grande profondità fin da subito, con un profilo olfattivo complesso. Emergono note di fragola matura, dolcezze speziate, anice e violetta, accompagnate da tocchi balsamici, erbe aromatiche e una speziatura dolce-piccante che evoca tabacco e pepe. Al palato è intenso e dinamico, con struttura solida e grande piacevolezza. Il sorso è ampio e verticale, di eccezionale equilibrio e tessitura tannica perfetta, che dona rotondità e finezza. Chiude sapido con rinfrescanti ritorni balsamici che amplificano la sensazione di freschezza e profondità, con una progressione gustativa imponente e armoniosa.