MONSUPELLO, 130 ANNI DI OLTREPÒ PAVESE

Tempo di brindisi natalizio per Laura e Pierangelo Boatti, gli eredi di Carlo Boatti fondatore di Monsupello. A Milano, nel raffinato Ceresio7, hanno incontrato amici, ristoratori e la stampa di settore per concludere insieme un anno importante. Il 2024 ha segnato infatti i 130 anni dell’azienda agricola di Famiglia Boatti. Un punto di arrivo, ma anche di partenza verso nuovi traguardi.

Protagonisti della serata i vini Metodo Classico di una delle cantine leader del territorio, ambasciatrice da oltre un secolo dell’Oltrepò Pavese. Era il 1893 quando la Famiglia Boatti nel comune di Oliva Gessi, sigillava l’unione tra Monsupello, il Pinot nero e lo Chardonnay. Un successo dovuto alla passione e alla dedizione di Carlo Boatti e la moglie Carla Dallera Boatti, portato avanti dai figli Pierangelo e Laura insieme agli enologi Stefano Torre e Federico Fermini, che con sensibilità e attitudine, continuano ad essere interpreti del territorio, con una produzione ampia, di qualità e assolutamente contemporanea. Cinquanta ettari di proprietà, 300 mila bottiglie prodotte di cui 140 mila di vini fermi e 160 mila bottiglie di spumante metodo classico, e le migliori parcelle già selezionate da Carlo Boatti, con il Pinot Nero grande protagonista per i cru di Monsupello.

Federico Fermini, Stefano Torre, Laura Boatti, Pierangelo Boatti e Sonia Torlaschi

Ho immaginato e disegnato un modello di vino, a cominciare dal Nature, che fosse unico ma non strano, che fosse complesso ma non complicato, che fosse bevibile ma soprattutto che fosse in modo esclusivo, per tutti”, Pierangelo Boatti. Per Monsupello il vino buono si fa in vigna: al primo posto dunque l’ambiente e la biodiversità. L’eccellenza si raggiunge con pratiche di inerbimento e di sovescio, seminando leguminose e restituendo al terreno elementi nutritivi per incrementare la sostanza organica e generare costante attività biologica nel suolo. La conduzione agronomica dei vigneti è certificata con l’Indice Bigot grazie a una partnership con il team di Giovanni Bigot. Un metodo di valutazione brevettato, scientifico e innovativo, del potenziale qualitativo di un vigneto che prende in considerazione nove parametri, che hanno influenza diretta sulla qualità del vino (produzione, superficie fogliare esposta, rapporto tra metri quadri di foglie e quantità di uva per ceppo, sanità delle uve, tipo di grappolo, stato idrico della pianta, vigore vegetativo, biodiversità e microrganismi, età del vigneto).

Stefano Torre: “Punto di forza di Monsupello sono i terreni, le lavorazioni, i sottosuoli ricchi di argille, calcare, gesso e minerali. Tutti i vitigni vengono coltivati a sette gemme, 5000 piante per ettaro, poca uva, poca resa. In cantina, le uve vengono semplicemente accompagnate nel loro processo di trasformazione”. Monsupello Nature Pas Dosè, Brut, Rosé, Extra Brut Blanc de Blancs e Brut Millesimato sono vini profondamente inclusivi, di slancio, eleganza, freschezza, tensione e purezza del frutto che non dimenticano la struttura e la leggerezza. Vini unici, non strani, complessi ma non complicati, capaci di incontrare il gusto degli esperti come degli amanti del buon bere. In Monsupello si guarda sempre oltre. È in fase di realizzazione (meglio di assaggio) un nuovo Metodo Classico da uve Pinot Nero in purezza, un Blanc de Noir capace di dare ulteriore valore a un territorio unico. Monsupello significa, inoltre, non solo attenzione al territorio ma anche alle persone.

Un impegno concreto realizzato da Laura Boatti, direttrice creativa dell’azienda, che è stato premiato e riconosciuto alla recente edizione del Merano Wine Festival, che ha assegnato a Monsupello il premio Eticork, istituito da Amorim Cork Italia in collaborazione con la Guida Vinibuoni d’Italia. Monsupello è stata premiata inoltre per il progetto “Sprigionato”. Lo Sprigionato è molto più di un semplice vino: è un progetto che nasce grazie alla collaborazione consolidata dell’azienda con Don Pietro Sacchi, parroco di San Pietro a Voghera e fondatore dell’Associazione Terre di mezzo, e dalla volontà di creare un ponte tra il mondo del vino e la comunità. Studenti e “sprigionati”, ovvero persone che vivono una condizione di detenzione nel supercarcere di Voghera, nel 2023 hanno realizzato la prima vendemmia Monsupello all’insegna della sostenibilità sociale da cui è nato il vino Sprigionato, destinato a raccogliere fondi a favore dell’associazione.

 

 

monsupello.it