PODERI LUIGI EINAUDI: 125 ANNI DI STORIA

1897 -2022: 125 anni di storia di Poderi Luigi Einaudi. Lo studiolo privato nella villa settecentesca a San Giacomo in Dogliani attorniata da dieci ettari di vigna, i libri, le foto, l’affaccio sulle morbide colline langarole, la grande passione per il vino. Il tempo qui sembra essersi fermato al lontano 1897 quando Luigi Einaudi, il primo Presidente della Repubblica Italiana, fondò l’azienda Poderi Luigi Einaudi. A distanza di oltre un secolo il bisnipote Matteo Sardagna Einaudi, la quarta generazione alla guida dell’azienda e da qualche anno anche alla guida dell’attività in vigna e in cantina dopo la morte nel 2016 dello storico enologo, ha scelto di celebrare l’importante ricorrenza con edizioni speciali dedicate al Barolo e ai vini Dogliani DOCG, e con un bollino commemorativo su tutti i vini.

L’occasione giusta per presentare anche il suo ultimo lavoro, il Barolo DOCG Monvigliero 2018, figlio di un forte “radicamento sentimentale” e un grande “attaccamento alla terra” che per la sua prima vendemmia si presenta con un’etichetta preziosa e inconfondibile: il profilo di un cavallo etereo, profondamente legato alla terra e alla campagna. Un ciclo di opere dal titolo “Cavalli Su Colonne, Omaggio a Giulio Romano (2021)”, disegnate dall’artista mantovano di fama internazionale Stefano Arienti a chiudere il cerchio di un lavoro rinnovato nello stile e nell’equilibrio, sancito anche da un secondo momento importante come l’ascolto della sinfonia inedita “Ascolta Dogliani”, creata dal famoso compositore e nipote del fondatore, Ludovico Einaudi, e apposta su tutte le retro-etichette delle bottiglie di Dogliani DOCG e Dogliani Superiore DOCG Vigna Tecc, il vino del Presidente.

Matteo Sardagna Einaudi

Una celebrazione su più fronti per un’azienda che tutt’ora ha il suo cuore storico in Dogliani con 150 ettari di proprietà, di cui 63 vitati, che raccolgono le nobili uve piemontesi: Dolcetto a Dogliani, il Nebbiolo nei cru Terlo – 4,8 ettari destinati al Barolo Terlo Vigna Costa Grimaldi – Bussia – 4 ettari acquistati nel 2016 – Monvigliero – entrato a fare parte dell’azienda nel 2017 – e infine Neive a Barbaresco, tre ettari per Vigna Bric Micca. “Dogliani, Barolo, Monforte d’Alba e Verduno, la grande attenzione verso il Nebbiolo che ho la fortuna di coltivare su zone diverse che comprendono le menzioni più prestigiose, e che mi diverte vinificare e affinare con materiali quali acciaio, cemento, legno sempre alla ricerca dell’eleganza, del frutto, della profondità, senza tradire il Dolcetto, il vino di famiglia, la nostra storia prima di tutto” sottolinea Matteo Sardagna, che con concretezza, intuito e coraggio ha avviato un nuovo ciclo per Poderi Luigi Einaudi. “Stiamo portando avanti un coraggioso progetto dedicato all’eccellenza che si esplicita in un percorso di acquisizione dei migliori Cru, nei migliori territori, Barolo in primis” continua. Dopo l’ampliamento sotterraneo della cantina da 3mila a quasi 7mila metri quadrati, che sorprende per estetica, rigore produttivo e visione, con un investimento di quasi 3 milioni di euro, ha introdotto anche il cemento, che usa grezzo per la fermentazione e rivestito in resina per l’affinamento.

Il vantaggio di questo materiale che sarà dedicato alle produzioni di singoli vigneti o particelle, è quella di permettere di controllare e mantenere la temperatura di fermentazione del prodotto. Dopo la vinificazione ogni vino prenderà la sua strada di maturazione: qualche barrique, ma soprattutto botti di medie e grandi dimensioni”.

Tanti gli assaggi, da Dogliani 2021 a Dogliani Superiore Vigna Tecc 2019 fino a un parallelo vendemmia 2018 e 2019 di Barolo Cannubi, Bussia, Terlo Vigna Costa Grimaldi e infine il Cru Monvigliero 2018 al suo debutto speciale. Proveniente da una parcella di un ettaro e mezzo a Verduno – il comune più settentrionale della denominazione – da viti di Nebbiolo di circa 40 anni ben esposte a sud a un’altitudine di 400 metri su suoli di gesso e calcare, è il sunto di finezza e raffinata eleganza. È un’etichetta d’artista a rappresentare il Barolo più giovane della famiglia, testimone della storia e raccordo tra tradizione e mondo contemporaneo.

Il disegno di Stefano Arienti, artista il cui stile è influenzato dall’arte povera, è un unicum riprodotto per l’intera tiratura di 8500 bottiglie di Barolo Monvigliero 2018, mentre per l’edizione limitata di sole 250 magnum sarà riservata una produzione numerata e autografata.

 

Barolo Monvigliero 2018

Un profilo gustativo giocato sull’eleganza e sulla profondità del sorso che si svolge in lunghezza, definito da un frutto pieno, sferico, tonico, racconta di un’annata giovata da un inverno lungo e con abbondanti precipitazioni. L’estate giunta puntuale ha colto la piena maturità polifenolica del Nebbiolo, la perfetta acidità, le uve sane figlie di un’annata felice che si preannuncia straordinaria. Il cemento, la vera innovazione nella fase di vinificazione, fa emergere tutta la territorialità, la stoffa intensa, il tannino levigato, l’estrazione mai esasperata completatasi in una maturazione in botti grandi da 30/50 ettolitri. Un vino che si assurge ad arte, che tocca le note più profonde del piacere, che vive di armonia. Un’etichetta che arricchisce un lavoro pensato, attento, dedicato e che da 125 anni racconta uno spicchio di storia enologica italiana e piemontese.

 

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