ROTTENSTEINER, IN NOME DELLA “SCHIAVA”
A conferma della plurimillenaria cultura enoica dell’Alto Adige, ritenuta con ragione tra le più antiche d’Europa, un’uva conosciuta fin dall’antichità, anche dal popolo pre Romano dei Reti che dominò a lungo la regione, sul cui nome si narra più di una leggenda. Un vitigno duttile, capace di plasmarsi agevolmente ai differenti eco sistemi che incontra, caratterizzandosi per l’elevata produttività e la maturazione precoce. Il nome Schiava da Sclava, potrebbe aver avuto origine nel Medioevo, riferendosi a quei vitigni che crescono addossati a filari di alberi, pratica che in alcune regioni d’Italia viene chiamata vite maritata, ma potrebbe anche riferirsi a uve di origine slava, forse provenienti dalla Slavonia in Croazia, arrivate nel tredicesimo secolo grazie a Unni e Longobardi.
Un vitigno a bacca rossa considerato il più antico e rilevante dell’Alto Adige, che nel tempo ha saputo coesistere con il Pinot Nero e con l’autoctono altoatesino Lagrein. Fino alla fine degli anni ‘70 la Schiava si estendeva su quasi l’80% della superficie vitata della regione, ma in seguito alla rivoluzione qualitativa avvenuta a partire dal 1978 si è affermata nei territori a più alto potenziale, per lasciare posto sia ai vitigni a bacca bianca, come il Pinot Bianco, il Sauvignon, il Gewürztraminer e lo Chardonnay, che ai vitigni a bacca rossa come Lagrein, Pinot Nero, Merlot e Cabernet Sauvignon.
I territori di produzione della Schiava più vocati vengono tradizionalmente identificati con la zona vitivinicola dell’Oltradige, con il Comune di Bolzano e i Comuni di produzione del Santa Maddalena. Quest’ultima area in particolare ha una superficie di circa 200 ettari e rappresenta il 4% dell’intera superficie vitata dell’Alto Adige, rappresentando una micro zona di produzione. Le bottiglie che ogni anno vengono messe sul mercato sono circa 2 milioni, la maggior parte delle quali prodotte da cantine a conduzione familiare, grazie alle quali il territorio riesce ancor meglio a preservare la sua impronta stilistica identitaria, portandola a contatto con il mondo esterno ed esprimendo il grande potenziale di questi vini. Il Santa Maddalena nasce come una cuvée, costituita almeno dall´85% di Schiava e il resto da Lagrein o Pinot Nero. La scelta dei produttori cade al 99% sul Lagrein con una media di taglio del 5-7% sulla cuvée totale, andando a influire sul colore e su una maggior intensità e struttura di questo storico vino.
Tra i produttori storici c’è la cantina Rottensteiner, incentrata sulla produzione del Santa Maddalena e su diverse tipologie di Schiava in purezza, che abbiamo degustato in comparazione alla cuvée. Fondata da Hans Rottensteiner nel 1956, l’azienda ha dato subito priorità alla commercializzazione dei vini sul mercato svizzero, un territorio da sempre affascinato da questi vini.
Il passaggio di proprietà al nipote Hannes avvenne agli inizi del nuovo millennio quando la cantina non vinificava più solamente gli ettari di proprietà ma si avvaleva anche delle uve conferite da altri 60 contadini selezionati. Oggi la cantina produce vini bianchi, rossi, secchi e dolci, ma si è specializzata nella produzione del Lagrein e del Santa Maddalena. La filosofia aziendale è incentrata sulla salvaguardia del vigneto, ponendo una particolare attenzione al livello qualitativo dell’uva, che si riverbera nella produzione di vini eccelsi.
Degustazione
SCHIAVA VIGNA KRISTPLONERHOF
E’ una Schiava in purezza, allevata con sistema Pergola su terreni esposti a sud sabbiosi e porfirici, in una zona di produzione situata presso il maso “Kristploner” a Guncina. La vinificazione avviene alternando acciaio e grandi botti di rovere, che rafforzano la struttura e intensificano lo spettro aromatico del vino con un leggero processo di micro-ossigenazione. A livello aromatico il vino è ricco di profumi di frutta rossa, partendo dalla ciliegia e sconfinando sul mirtillo nero, con una parte di frutta croccante e succosa mescolata a leggere note nocciolose quasi mandorlate che vanno ad aumentare la complessità aromatica. In bocca elegante e corposo, esprime un tannino non invadente accompagnato da una grande freschezza, nota molto identificativa per questa tipologia di vini. Grazie all’importante contributo dato dall’acidità, la Schiava si distingue per la grande bevibilità, dimostrando di essere versatile nell’abbinamento con le più differenti cucine, dalle più semplici alle più complesse.
SANTA MADDALENA VIGNA PREMSTALLERHOF
Come abbiamo visto in precedenza il Santa Maddalena è una cuvée, dove la Schiava è presente al 93% e il Lagrein al 7%. L’uva del maso Premstaller viene trattata seguendo una filosofia biodinamica direttamente dalla signora Vogel, che è la proprietaria, riuscendo a garantire ogni anno qualità e continuità dando vita a uno dei migliori Santa Maddalena presenti sul mercato. Il cambio stilistico rispetto alla Schiava Vigna Kristplonerhof è da subito evidente, in primis il colore che vira direttamente su un rosso rubino con lievi riflessi purpurei, mentre il colore della Schiava precedente era rosso rubino chiaro, poi i profumi che si indirizzano sulla frutta matura, con leggera prugna e ciliegia rossa, rispetto alla croccantezza di prima. Interessanti sono le note speziate, un ricordo di te nero insieme a impercettibili note di ginepro. Al palato la struttura si fa più densa, il corpo acquisisce una muscolatura più evidente e la parte tannica contribuisce a rafforzare il tutto. La freschezza, grazie alla spalla acida del vino è sempre presente e riesce a rendere il vino elegante conferendo un’ottima bevibilità. Adatto all’accompagnamento di piatti di terra importanti, si abbina bene a carni rosse e alla piccola selvaggina.
SELECT PREM
Il Select Prem nasce da un’idea dell’enologo, un’intuizione che si traduce in realtà, dove la schiava diventa a tutti gli effetti un ottimo termine di paragone per il Pinot Nero dell’Alto Adige. La cuvée, composta da Schiava all´85% e Lagrein al 15%, viene realizzata con la prima varietà della selezione del maso Premstaller e nel caso della seconda con una selezione dei vigneti di Gries. In entrambi i vigneti vengono utilizzate solo uve provenienti da viti antiche, in modo da garantire alla cuvée il meglio. Le rese sono molto basse e la cantina cerca di concentrare aromi e struttura, aiutandosi infine con il 15% di Lagrein vinificato in barrique. Il colore rosso rubino intenso, ci lascia percepire che andremo ad assaggiare un vino ad alta concentrazione. Profumi di prugna, lampone e fragola maturi, sostenuti da un ciliegione sotto spirito tipico del Lagrein, dove la speziatura è in contrappunto tra dolcezza e note affumicate e fumé, che sprigionano dalla vinificazione in barrique e dall’affinamento. Un vino al palato molto intenso ma anche molto elegante, perfetto da bere ancora giovane, ma adatto ai lunghi invecchiamenti. La struttura tannica e quella alcolica, danno profondità al corpo del vino e aumentano la muscolatura e lo scheletro. Unico difetto le neanche 2 mila bottiglie prodotte, che lasciano intuire quanto sia un prodotto di nicchia, presente in pochissimi mercati.
rottensteiner.wine